Il salvataggio

venerdì 25 Agosto, 2023

Bolzano, cucciolo di riccio usato come pallone da calcio dai bambini

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Johnny è stato recuperato nel rione Don Bosco a Bolzano. È stato allattato e cresciuto nella clinica Südtirol Exotic Vets. Ora si trova nel recinto di un volontario ad Oltrisarco per abituarsi alla vita nel bosco

Un cucciolo di riccio è stato recuperato a inizio luglio nel rione Don Bosco a Bolzano, tolto dai giochi di alcuni bambini che avevano deciso di usarlo come pallone per giocare a calcio. È stato allattato e cresciuto nella clinica Südtirol Exotic Vets. Ora si trova nel recinto di un volontario ad Oltrisarco per abituarsi alla vita nel bosco. Prima della liberazione.

La storia
Sembra impossibile eppure in una terra che ama definirsi amante della natura ci sono bambini che quando vedono un cucciolo di riccio ritengono che la cosa più divertente sia usarlo come pallone per giocarci a calcio. È successo ad inizio luglio nel rione di Don Bosco. Un piccolo riccio di qualche settimana, chiamato poi Johnny, è stato preso a calci nel tentativo di fare gol. Viene da chiedersi che educazione ambientale stiamo trasmettendo alle nuove generazioni se ci sono bimbi che, anziché rimanere meravigliati davanti ad un tenerissimo animale, lo usano per prenderlo a pedate. Una scelta che, peraltro, ha causato a Johnny conseguenze che si rimargineranno solo con il tempo con una zona del dorso abrasa e senza aculei (ricresceranno con il tempo). Per fortuna non tutti sono insensibili e la storia di Johnny è anche la storia del grande amore disinteressato dei tanti volontari del Crab e dei medici veterinari di Südtirol Exotic Vets che si spendono quotidianamente per il puro amore degli animali selvatici che convivono con noi. Qualcuno, infatti, ha fermato la barbarie di questi bambini recuperando Johnny e portandolo alla clinica di via dei Vanga salvandolo e avviando il suo percorso di rinascita. Qui il piccolo riccio ha trovato un luogo sicuro con cure mediche e assistenza costante.

Cicli di alimentazione ogni quattro ore
«Inizialmente Johnny era davvero molto piccolo – spiega il dottor Stefano Capodanno – quindi abbiamo dovuto predisporre un classico piano di alimentazione ogni quattro ore, anche di notte, fino al raggiungimento di un peso soddisfacente. A questo abbiamo affiancato un ciclo di sverminazione con trattamenti antiparassitari perché i ricci sono sempre piuttosto soggetti a questo genere di problematiche. Grazie al fondamentale aiuto dei volontari siamo riusciti a portarlo nei tempi giusti ad un buono stato di salute consentendogli di procedere al passaggio successivo prima dell’immissione in natura».

Il recinto nel giardino di Oltrisarco
Il passaggio successivo ruota attorno alla preziosa disponibilità di Alessio Leonardi, volontario del Crab. È stato lui, infatti, a mettere a disposizione un piccolo angolo di giardino in un terreno privato ad Oltrisarco a ridosso della montagna e a due passi dal bosco. Qui ha allestito un piccolo recinto dove Johnny rimarrà per una decina di giorni prima di essere liberato in natura. Proprio nel bosco. Il luogo dove si trova questo piccolo angolo di affetto rimane segreto per evitare di esporre i ricci a rischi di curiosi e, purtroppo, possibili malintenzionati. «Quando Johnny è arrivato in clinica pesava meno di 90 grammi e l’abbiamo letteralmente cresciuto allattandolo e poi passando alle crocchette e al cibo per gatti. Ora passiamo alla fase successiva con questo piccolo recinto dove lo abituerò ad alimentarsi anche con i vermi e le prede naturali. Oltre a quanto offre la natura per lui. Il tutto sarà completato con una tettoia per proteggerlo da eventuali attacchi dall’alto dei predatori. In questa cornice si abituerà ad un contesto più selvatico rispetto alla degenza. Lentamente lo assisterò nel trovare la via del bosco e muoversi in quello che sarà il suo habitat futuro. Ricordiamoci che è appena diventato adulto e ha molto da imparare». Il suo futuro, però, appare roseo. «Assolutamente, qui potrà realmente vivere nel suo ambiente evitando i rischi della vita in contesto urbano. Potrà anche cacciare alcuni serpenti perché sì, i ricci predano anche i rettili in determinate condizioni». Tutti passaggi propedeutici all’obiettivo finale: la liberazione in natura. «Quando saprà muoversi con sicurezza nell’ambiente boschivo sarà pronto ad affrontare la sua vita pienamente».

C’è bisogno del Centro di Recupero… e di educazione
La storia di Johnny mette in luce l’amore per questi animali di molti bolzanini ma anche le difficoltà aggiuntive che si vivono quotidianamente in città per l’assenza di un centro di recupero degli animali selvatici. «Quello che i veterinari della nostra equipe e i volontari hanno fatto è straordinario – commenta il dottor Vincenzo Mulè che coordina la clinica e le attività – e rappresenta la punta dell’iceberg della loro abnegazione. Chiaro è che se ci fossero degli spazi per un centro di recupero avremo degenze più comode e i giardini dei privati per riabituare i ricci, per esempio, sarebbero un sostegno aggiuntivo e non fondamentale e necessario. Senza i volontari saremmo davvero in difficoltà. Siamo contenti che il progetto per Castel Firmiano sia stato approvato e sostenuto dal Comune di Bolzano ma siamo ancora in attesa del via libera ufficiale della Provincia e dell’assessorato competente. Sarebbe quantomai necessario averlo per procedere con i lavori il prima possibile». Il centro di recupero sarebbe anche un polo di educazione ambientale per le scuole: se in città ci sono bambini che giocano a calcio con un cucciolo di riccio significa che ne abbiamo bisogno.