meteo
venerdì 14 Aprile, 2023
di Davide Orsato
La prima, vera neve del 2023, diffusa e «democratica» sopra i mille metri di quota è arrivata… a piste chiuse. Lo ha fatto insieme alle piogge, mai così attese, arrivate con la prima perturbazione atlantica propriamente detta dell’anno. Imbiancati quasi tutti i comprensori sciistici, alcuni chiusi da tempo, altri da pochi giorni (dopo Pasqua), ma anche centri abitati come Andalo e Folgaria, dove sono caduti pochi centimetri, ma abbastanza da far tornare un’atmosfera invernale. Gli esperti lo avevano previsto: grazie all’aria fredda in quota la neve, in un primo momento attestata attorno ai 1.700 metri, è scesa in alcune zone fino agli 800 metri, una situazione inusuale per metà aprile, benché non rarissima. Secondo i dati di Meteotrentino, gli accumuli maggiori si sono avuti in val di Fassa, dove a Belvedere di Canazei si contano dieci centimetri di neve fresca.
Ma quello che conta davvero è che le ultime venti ore sono state molto generose sul fronte pioggia. Un toccasana per un Trentino assettato, con un deficit pluviometrico che, nelle zone più colpite (la parte sudorientale della provincia) arrivava fino al 40% sulla media di riferimento a partire dallo scorso gennaio. In molte località ha piovuto più nella sola giornata di ieri che da inizio anno. In molte località, specie del Trentino occidentale, si sono superati i 30 millimetri. La zona più piovosa è stata la valle del Chiese: caduti a Storo 42 millimetri.
La «preallerta» per il gelo
Nella giornata di ieri, Meteotrentino ha inviato una preallerta agli agricoltori per quanto riguarda stanotte: potrebbero verificarsi delle gelate anche a bassa quota. Non si tratterebbe, però, di un fenomeno diffuso, come quello accaduto tra il 4 e il 5 aprile, quando sono entrati in funzione anche i sistemi antigelo. «Allo stato attuale — spiega Marica Sartori, direttrice del Codipra, il consorzio di difesa dell’agricoltura – quello che preoccupa sono le coltivazioni lungo l’asta dell’Adige ma le previsioni per ora non sono negative. Il rischio maggiore è che si verifichino gelate in punti particolari, come avvallamenti o zone particolarmente al riparo dal vento. Ma i terreni bagnati dovrebbero prevenire il peggio». Salendo di quota, andando, ad esempio, nei frutteti della val di Non, «il pericolo – dice sempre Sartori – è minore, in quanto la situazione fenologica, ossia il processo che porta alla fioritura della pianta e poi alla maturazione del frutto, è più indietro». Ancora da quantificare, invece, i danni della gelata di inizio aprile. «Sono limitati ai ciliegi e sono di difficile valutazione: si sapranno solo nelle prossime settimane, ma siamo ottimisti». Il dato migliore, anche per gli agricoltori, riguarda la pioggia: le precipitazioni di ieri «fanno notizia» per la loro normalità, ma non bastano a rimpinguare la falda. Sono essenziali, però, per il benessere delle piante in un momento molto delicato. «Servirebbero molte giornate come queste – è la conclusione di Sartori – per sistemare la situazione. I rischi della siccità, anche in vista dell’estate non sono ancora scongiurati».