L'INTERVISTA

domenica 21 Luglio, 2024

Da Arco alla Juventus, Forcinella nell’olimpo del calcio: «Ora in prestito al Genoa per portarlo in Serie A»

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La calciatrice è stata convocata a maggio in nazionale: «In Trentino? Mancano investimenti e persone che ci credono realmente»

Camilla Forcinella, classe 2001, cresce a Ceniga, frazione di Dro con poco più di 800 abitanti. Sin dalla sua infanzia, anche grazie alla passione trasmessa dal fratello Alessio, dimostra grande entusiasmo per il calcio, sognando un giorno di raggiungere alti livelli. Inizialmente gioca nel ruolo di terzino, per poi diventare portiere, posizione nella quale dimostra tutto il proprio potenziale. Dopo anni di grandi sacrifici Forcinella è oggi tra le giovani protagoniste del panorama sportivo femminile, veste la maglia del Genoa e a maggio è stata convocata per la prima volta in nazionale maggiore. In carriera, oltre a quella del club ligure, ha vestito le maglie di Sudtirol, Verona, Fiorentina e Juventus, con quest’ultima società – tra le più importanti in Italia – che detiene ancora la proprietà del cartellino della calciatrice trentina.
Da Ceniga ai vertici del calcio. Nonostante gli anni trascorsi fuori dal Trentino è ancora legata alla sua zona?
«Penso di essere molto fortunata perché ho girato tante città giocando per diverse squadre senza mai perdere le radici del posto in cui sono cresciuta. Torno a casa appena ho qualche giorno perché lì ho la mia famiglia ed i miei amici. Mi piace tornare per ricaricare l’energie».
Quando ha capito che giocare a calcio sarebbe potuto diventare una professione?
«Dal mondiale disputato dalla nostra nazionale maggiore nel 2019 in Francia. Ho notato un cambiamento a livello mediatico e soprattutto un’interesse nelle persone».
Dalle giovanili del Sudtirol al Genoa, passando per Verona, Fiorentina e Juventus. Ci racconta come si è sviluppata la sua storia?
«Ho iniziato a giocare alla Baone, nella squadra maschile del territorio, per poi entrare a fare parte dell’under 15 femminile del Sudtirol. Successivamente, frequentando le superiori a Rovereto, ho iniziato a giocare nel Verona, restando sempre a vivere a Ceniga e facendo quindi dei bei viaggi per poter svolgere la mia passione. Quando ho finito le superiori mi ha chiamato la Fiorentina, squadra a cui non potevo dire no perché all’epoca stava scrivendo pagine importanti del campionato italiano. Dopo aver trascorso un anno e mezzo a Firenze, sono stata contattata dalla Juventus Women. Non ci ho pensato due volte a dire di sì. Dopo un anno e mezzo a Torino volevo mettermi alla prova in campo e c’è stato l’interesse del Genoa, squadra che ho accettato subito perché attratta dal loro progetto di crescita e dall’opportunità di giocare ad alti livelli nel campionato».
Come si trova in Liguria?
«A Genova e al Genoa mi trovo molto bene, sia in campo che fuori. La gente è molto cordiale ed amichevole. Ho conosciuto tante persone alle quali mi sono legata molto. Mi stanno mostrando la bellezza della Liguria e la cultura culinaria».
Quella che sta per iniziare sarà la seconda stagione in prestito al Genoa, nonostante lei rimanga di proprietà della Juve. Quali sono i suoi obiettivi futuri?
«I miei obiettivi si sposano con il progetto del club, di portare il Genoa in Serie A. L’obiettivo è quello di migliorarci sempre di più, crescendo sotto tutti i punti di vista».
Come ha vissuto la sua esperienza a Torino? Il sogno, un giorno, è quello di tornare in bianconero?
«All’inizio mi sembrava un sogno essere approdata nella migliore squadra d’Italia. Mi sono trovata bene, non ha prezzo potersi allenare e confrontarsi con le migliori d’Europa. Non mi pongo limiti quindi chissà, magari un giorno tornerò alla Juventus Women. Ora penso al presente e al Genoa».
A maggio è arrivata anche la prima chiamata in Nazionale maggiore per uno stage. Che emozione è stata e cosa si prova a vestire la maglia azzurra?
«Ho fatto under 16, under 17, under 19 e under 23. Poter vestire la maglia del mio Paese è un onore e sono grata tutte le volte che vengo convocata. La prima chiamata in nazionale maggiore è stata una sorpresa ed ero molto felice nel poter approdare tra le “grandi”, ma è stato anche un riconoscimento del lavoro costante che affronto tutti i giorni per poter raggiungere i miei obiettivi».
Cosa le hanno lasciato questi primi anni di carriera ad alto livello?
«Ho avuto l’onore di incontrare lungo il mio percorso tante persone fantastiche ed ognuna di loro mi ha trasmesso qualcosa. In maniera del tutto naturale ho acquisito l’importanza del lavoro quotidiano».
In Trentino crede ci sia spazio per chi sogna di diventare calciatrice o c’è ancora molto da fare?
«Credo che nella nostra regione si possano fare grandi cose, ma c’è bisogno di più investimenti e di persone che ci credono realmente. Per far crescere il movimento nei modi più consoni ci deve essere passione perché il calcio prima di tutto è divertimento e felicità».
L’ostacolo più difficile che ha dovuto superare sin qui?
«Diciamo che allontanarsi da casa non è mai facile, ma per inseguire i propri sogni bisogna fare dei sacrifici».
A quale sogno fa riferimento?
«Quello di raggiungere i massimi livelli calcistici e chissà, magari andare anche a giocare in America un giorno».