la storia

mercoledì 23 Ottobre, 2024

Da Campiglio a Piazza Duomo a piedi, la sfida di una madre: «Io, Gaia e il sentiero di San Vili in carrozzina»

di

Il coraggio di Enrica Bailo, mamma di Stenico, che con l’aiuto di Natourism e di tanti amici ha percorso con la figlia disabile 90 chilometri

«Fatica, allegria, amicizia e condivisione». Poche parole per descrivere l’indimenticabile Cammino di San Vili compiuto da Gaia con mamma Enrica e tante persone. 90 chilometri di emozioni, sorrisi, sguardi, gesti, parole e silenzi che hanno unito Madonna di Campiglio a Trento.
Il fulcro della nostra storia è l’amore sconfinato tra una madre e una figlia. I protagonisti sono Gaia «una ragazza ottimista, positiva, responsiva, a cui piace molto la compagnia» alla quale a due anni (dicembre 2001) è stato diagnosticato un tumore cerebrale maligno, raro e incurabile. «Le davano il 20% di possibilità di vivere, fortunatamente ne sono passati venti». Con lei Enrica Bailo una mamma empatica, di quelle forti e combattive che non si arrendono mai. Dopo la diagnosi della malattia della figlia lascia il lavoro di organizzatrice di gare motociclistiche internazionali al Motor Club Lumezzane per dedicarsi a lei. In lockdown si trasferisce a Stenico nella casa paterna costruita nel 1908 da nonno Gaetano «che per 20 anni è stato direttore del Consorzio Elettrico di Stenico» apre il B&B «Casa Bailo» scrive due libri dedicati alla malattia di sua figlia e ne ha in animo un terzo.
Signora Enrica, come è nata la sfida del San Vili?
«L’idea è nata perché io sono un po’ folle e mi piacciono le cose strane. Lo scorso anno ho fatto in modo che arrivasse al Centro sci Bolbeno un “Dualski” tramite Mauro Bernardi – il primo maestro di sci disabile in Italia che insegna la disciplina ai disabili – e siccome non mi piace che le cose siano fine a sé stesse e non voglio che mia figlia sia una privilegiata, è a disposizione di altri ragazzi in difficoltà per sciare in sicurezza. Avevo bisogno di un nuovo stimolo e ho pensato al Cammino di Santiago di Compostela, però dovevo capire se io e Gaia fossimo state in grado di farlo e così ho pensato al San Vili, che ho sotto casa. Ho contattato Alessandro Armani di Natourism, persona splendida e disponibile, gli ho esposto la mia idea, abbiamo studiato il percorso e trovato gli aiuti per farlo in sicurezza. Io ho guidato la carrozzina di Gaia, Ermanno e Davide due guide di mezza montagna indicatemi da Simone Elmi mi hanno affiancata e il tecnico della carrozzina di Gaia era disponibile per ogni problema alla batteria».
Ci racconta il vostro cammino?
«Siamo partiti il 19 settembre da Madonna di Campiglio e passando per Bocenago, Saone, Stenico, Nembia, Toblino, Vigolo Baselga, Terlago, Sopramonte e Sardagna siamo arrivati a Trento in piazza Duomo il 23 settembre. Ogni giorno una nuova e impegnativa tappa, compiuta con forza e determinazione insieme a tanti splendidi amici, intere famiglie con bambini, animatori e ragazzi: a Bocenago eravamo in 18, a Nembia in 22. Molti hanno accolto il mio invito sui social che avvisava del nostro passaggio regalandoci sorrisi, abbracci e aperitivi di benvenuto. La cosa più pazzesca è stata far salire la carrozza sulla funivia di Sardagna, ero arrivata fino a lì e non volevo rinunciare, così aiutata da Ermanno e Alice siamo sbarcati in città dove Annora e Marta ci hanno accolto con un mazzo di fiori e, in piazza del Duomo Alessandro ci ha consegnato l’attestato del Cammino».
Chi vi ha accompagnato?
«Flora ed Enzo hanno fatto tutto il percorso. Con noi c’erano Alice, maestra di sci di Gaia alla Rainalter e sua mamma Olga, molti dell’associazione Oratorio Noi 5 frazioni di Stenico con la direttrice Annora Ratti, Annalisa di Bocenago, tre operatori e otto ragazzi dei Centri diurni di Larido e Storo della cooperativa sociale Incontra, il maestro Carlo della Scuola Musicale Giudicarie, Graziana, Antonio Ugo, Marzia ed Edo amici della mia vita precedente. E tante altre splendide persone con le quali abbiamo condiviso emozioni, calore, umanità: mia figlia era contentissima».
E adesso, ha già in mente qualcosa d’altro?
«Con Flora ed Enzo ci siamo detti: ripartiamo! Adrenalina, endorfine e dopamine hanno innescato l’idea di non fermarsi qui: ci sono molti cammini in Italia. L’anno prossimo per i miei 60 anni volevo farmi e fare un regalo a mia figlia percorrendo il Cammino di Santiago dal lato francese, accessibile ai disabili».
Cosa vi ha dato quest’esperienza e quale è il messaggio finale di quest’avventura?
«È stato molto bello e arricchente. Tanta fatica, tanta allegria, tantissima amicizia e grandi condivisione, disponibilità e partecipazione. Gaia era contenta, felice, emozionata. Ho messo me stessa e mia figlia alla prova sul San Vili per dire: ragazzi a prescindere dalla disabilità se ne avete la voglia si può fare! Non ponetevi limiti e se ci sono: si possono aggirare».