Il teologo svizzero Tariq Ramadan nel suo saggio «Être occidental et musulman aujourd’hui» si chiedeva se i musulmani in Occidente debbano considerarsi in terra straniera, o sentirsi «a casa» e agire come veri cittadini.
La risposta sta nella definizione che Ramadan dà dei Paesi occidentali, che chiama «dar ash-shahada», ovvero, lo spazio della testimonianza. Con questo epiteto si supera la visione bipolare di Paesi musulmani e non, raggiungendo un equilibrio stabile che permette ai cittadini di fede islamica di rimanere fedeli ai loro valori e, al tempo stesso, in sintonia con l’ambiente in cui crescono e, spesso, nascono. In altre parole, non si tratta di dover barattare l’essere musulmani per essere più occidentali o europei. Così anche il Trentino si avvicina a questa idea di transreligiosità e con i suoi 18 centri culturali islamici dislocati in tutto il territorio, da Storo a Cles, dimostra come la comunità islamica sia oltre che in crescita numericamente (siamo ormai alla terza generazione), anche in progressiva strutturazione con la fondazione e l’apertura di sedi religiose. «Uno sviluppo fisiologico – afferma l’imam Abulkheir Breigheche – perché le famiglie musulmane negli anni si sono distribuite in tutte le circoscrizioni e valli della Provincia e cercano punti di incontro più vicini possibile non solo per pregare ma anche per scambiare esperienze, chiedere aiuto e studiare l’arabo».
Mappa dei centri culturali islamici
Non solo nei grandi centri urbani come Trento e Rovereto che ospitano rispettivamente quattro e tre centri culturali islamici, ma anche nelle valli trentine. Da Cles a Roncone, da Riva del Garda a Dro, con Lavis, Storo e Tione ciascuno con una sede, si arriva a 14. A questi si sommano i due centri di Pergine e i due di Borgo Valsugana portando il totale a 18. Nessuno, invece, in val di Fiemme e Fassa sebbene esista una minoranza di cittadini di fede musulmana (circa il 6% dei residenti) che per seguire il sermone del venerdì o per partecipare alle festività religiose dovrebbe spostarsi fino a Trento.
Sedi separate per lingua
Dai centri gestiti in lingua albanese a quelli in lingua urdu, la divisione delle moschee oltre ad essere una scelta geografica che facilita gli spostamenti dei residenti è anche una scelta linguistica. Anche per questo a Trento e a Rovereto dove si concentra la più alta percentuale di cittadini musulmani, i centri sono più numerosi. In particolare, nel capoluogo trentino, primo ad aver ospitato un centro islamico nel lontano 1989 condotto dall’imam Breigheche, oggi troviamo un’altra sede a Trento Sud che accoglie la comunità arabofona e due sedi a Trento Nord per la comunità del sud est asiatico. «Il centro islamico – spiega Abdelkhaled Qabil responsabile della sede in via Ghiaie e di Lavis – diventa un punto di riferimento del quartiere e i suoi abitanti difficilmente si spostano». Durante la preghiera serale del Ramadan (Tarawih), così come durante il sermone del venerdì, nella sede di Trento Sud si concentrano oltre 200 persone, un numero che difficilmente la sede di Gardolo riuscirebbe ad ospitare, visto che nei momenti religiosamente più importanti conta oltre 200 fedeli in contemporanea (sfruttando anche il parcheggio esterno). Ai centri culturali islamici di lingua urdu, si affiancano quelli in lingua albanese come una delle due sedi di Pergine Valsugana. «Da noi – spiega il responsabile Altin Braka – generalmente vengono fedeli di origine albanese, kosovara e macedone. Il sermone viene eseguito in lingua italiana mentre la liturgia e le preghiere vengono recitate in arabo». Una costante quella del bilinguismo che contraddistingue tutte le sedi trentine perché è fondamentale che tutti capiscano specialmente se i centri sono frequentati da una vastissima gamma di etnie, come quello di Riva: dal Pakistan all’Egitto passando per l’Africa subsahariana e anche con qualche italiano. «È importante abbattere la barriera linguistica – afferma Mohamed Faouzi Khallouli, responsabile del centro – perché la religione stessa è basata sul comprendere e far comprendere alle persone». Anche se tra i centri islamici fa eccezione quello di Borgo che, purtroppo, è rimasto l’unico a non aver ancora attivato il sermone anche in lingua italiana. «A questo ci penso io – conclude Qabil (Lavis)– che, scoperto il problema, si è fatto carico di trovare una persona disposta a tradurre per l’imam valsuganotto».
La centralità superata di Trento
Sebbene possano sembrare moltissime le persone che si riuniscono a Trento per celebrare le festività più sentite come la fine del Ramadan (Eid al Fitr ndr) o la festa di Eid al Adha, così tante che generalmente l’imam Breigheche si ritrova a dover affittare un locale più ampio per accogliere tutti i cittadini e le cittadine, ci sono altrettante persone che, invece, svolgono i rituali in autonomia. Come, per esempio, la sede di Borgo che ha raggruppato i paesi di tutta la Valsugana, da Pergine a Primolano diventando un riferimento per gli abitanti musulmani della valle. «Il nostro lavoro nelle valli è fondamentale – spiega Abdessamad Khaddir – perché andare in moschea deve essere una devozione e non un impegno. Il nostro obiettivo è facilitare le persone nella loro preghiera e nelle attività, non creare disagio. È più facile che apra un altro centro a Castel Tesino che chiedere ai residenti di scendere a Trento». Il centro culturale di Trento (con sede a Gardolo) rimane però un’istituzione: «Per noi – conclude Khallouli di Riva – rimane la sede più autorevole che guardiamo con rispetto».