Sanità
martedì 9 Luglio, 2024
di Redazione
Da dieci anni «Amico dei bambini».È il traguardo raggiunto oggi dall’’ospedale Santa Chiara di Trento che spegne oggi le dieci candeline dalla prima certificazione Oms-Unicef come «Ospedale amico delle bambine e dei bambini». Il riconoscimento è stato ottenuto per la prima volta il 9 luglio 2014, poi riconfermato nel 2018 e ancora nel 2022. In questo percorso l’ospedale Santa Chiara è stato apripista per l’estensione, a partire dal 2016, del progetto Bfi (Baby Friendly Initiative) a tutta l’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Ciò significa che dal 2022 tutti i servizi territoriali, i consultori e i punti nascita di Apss hanno raggiunto gli standard di eccellenza previsti dalla certificazione dell’organizzazione mondiale della sanità e dell’ente delle nazioni unite dedicato all’infanzia. Il fine dell’iniziativa è assicurare a bambini e genitori, fin dalla gravidanza, una rete di sostegno continuativa tra i servizi sanitari e la comunità locale e garantendo sempre maggior integrazione tra strutture e servizi nella condivisione di comuni percorsi e obiettivi. Apss è l’unica azienda sanitaria sul territorio nazionale che ha ricevuto questa certificazione di qualità in tutti i servizi del percorso materno infantile.
Il programma Bfi (Baby Friendly Initiative) ha lo scopo di garantire che le bambine e i bambini, le madri e le famiglie ricevano il più alto standard di cure in tutte le strutture e i servizi che forniscono assistenza lungo tutto il percorso nascita, in particolare in quella delicata e importantissima finestra dei primi 1000 giorni, dal concepimento ai primi due anni di vita del bambino, periodo in cui si pongono le basi per la salute, il benessere e lo sviluppo dell’individuo.
Essere «amici delle bambine e dei bambini», ha dichiarato l’azienda sanitaria, significa mettere al centro delle proprie politiche aziendali i diritti dei bambini e delle famiglie, sostenere i genitori nelle scelte consapevoli e informate sulla salute e l’alimentazione dei propri figli e offrire supporto e aiuto concreto alle famiglie, investendo sulla formazione dei propri operatori e impegnandosi nella diffusione di buone pratiche, in linea con i principi e le raccomandazioni dell’iniziativa Oms-Unicef .
Le «buone pratiche» che l’azienda cerca di seguire comprendono l’allestimento di spazi per l’allattamento e il cambio; formazione specifica per tutti gli operatori a contatto con bambini e genitori, sostegno ai genitori, in termini di informazione chiara aggiornata e indipendente ma anche in termini di aiuto pratico nella cura e assistenza del bimbo; incoraggiamento al parto naturale e al contatto genitori-bambino fin dai primi momenti; incentivazione all’allattamento e ad un’alimentazione sana e naturale. Si parla anche di assistenza al travaglio e al parto rispettosa della fisiologia e della dignità della donna, di «contatto pelle a pelle» immediato e ininterrotto dopo la nascita, continuità del contatto e della relazione tra genitori e bambino attraverso il «rooming in» (bambino in stanza), e l’impegno a seguire le famiglie anche dopo la dimissione dall’ospedale e sviluppo della rete di sostegno nel territorio, con numerose collaborazioni attivate con i servizi educativi e sociali, le biblioteche, i musei, le associazioni di genitori, le farmacie, le realtà del terzo settore e recentemente anche con alcune strutture sportive e ricreative.
La«bontà» delle azioni messe in campo, spiega l’azienda sanitaria, vengono costantemente testate e monitorate, anche attraverso interviste e questionari alle mamme e alle famiglie. Per ottenere, e poi rinnovare la certificazione Bfi occorre sostenere un percorso di accreditamento che prevede diverse visite di valutazione con interviste, verifiche delle procedure di assistenza e analisi dei risultati raggiunti.
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