Il protagonista
martedì 16 Luglio, 2024
di Lorenzo Fabiano
I primi «bagher» da bambino coi guantoni da portiere, poi sui rettangoli del volley.
Da Mezzocorona ai Giochi di Parigi, la sua seconda volta alle Olimpiadi dopo il battesimo a cinque cerchi tre anni fa a Tokyo, il rotaliano Gianluca Galassi è una delle colonne della nazionale azzurra di Fefè De Giorgi, con la quale ha già vinto un Europeo nel 2012 e un Mondiale nel 2022 e va, ora, a caccia di una medaglia nella Ville Lumière. Magari d’oro, l’unico titolo che manca nella ricchissima bacheca della pallavolo italiana. Un sogno che è lì, e che il nostro volley insegue da tempo.
Gianluca, come arrivate a Parigi?
«Secondo me, molto bene. Veniamo da settimane in cui il lavoro fisico era il più importante, ora ci stiamo allenando di più con la palla nel gioco. Vedo quattordici ragazzi che hanno tanta voglia di far bene e spingono al massimo in ogni singolo allenamento. Io e gli altri miei compagni che erano a Tokyo tre anni fa sentiamo un forte senso di rivalsa per come andò quell’Olimpiade (l’Italia uscì tra le lacrime ai quarti di finale contro l’Argentina, ndr)».
Pesa il fatto che l’Olimpiade sia l’unico alloro che ancora manca al volley azzurro?
«Non molto, a questo non pensiamo troppo. La nostra missione è di giocare bene ogni singola partita, come abbiamo fatto agli Europei e ai Mondiali, poi alla fine tireremo le somme».
Le maggiori avversarie?
«Sulla carta la Polonia, che certo non può essere una sorpresa; poi la Francia, che gioca in casa, dopo Tokyo ha fatto vedere di essere ben attrezzata e può fare veramente bene, ma penso anche agli Stati Uniti e al Brasile. Ci sono tante squadre di alto livello, e tra queste ci siamo anche noi. Già la prima partita con il Brasile (sabato 27 luglio alle 13, ndr) sarà una battaglia, ma le partite che ci attendono saranno tutte finali».
Parigi è la sua seconda Olimpiade; Tokyo fu inevitabilmente segnata dalla pandemia…
«Fu un’Olimpiade un po’ anomala, senza pubblico. In un momento come quello il primo pensiero di tutti era la tutela della salute; diciamo che il clima di festa che ci raccontava chi era stato a Rio nel 2016 non c’era. Rimane comunque una delle esperienze più belle della mia vita, perché l’Olimpiade è sempre stata il mio sogno nel cassetto. Sono ansioso di vedere come sarà a Parigi, perché secondo me sarà qualcosa di meraviglioso».
Che cosa rappresenta per lei un allenatore come Fefè De Giorgi?
«Detto che non ha certo bisogno di presentazioni, essendo stato giocatore conosce bene certe dinamiche che possono venire a crearsi nella testa di un giocatore in talune situazioni in campo; in questo è molto bravo a lavorarci su. Il fatto di esser stato un grande giocatore, lo porta a comprendere le necessità dei giocatori che allena in diversi momenti».
Perdoni la domanda da profano, ma è giusto per capire: lei gioca da centrale, come lo devo collocare il suo ruolo?
«Diciamo che nel calcio sarebbe il mediano».
Una vita da mediano, canta Ligabue; buona per il calcio, ma anche per il volley quindi…
«Sì, diciamo che è quello che non ha sempre i riflettori puntati addosso ma fa il lavoro più sporco (ride, ndr)».
Al Mondiale di due anni fa lei fu premiato come miglior giocatore del torneo nel suo ruolo, altro che lavoro sporco…
«Ancora non ci credo, è stato un premio inaspettato che mi ha fatto inorgoglire. Nel mio ruolo ci sono tanti giocatori di altissimo livello al mondo, essere inserito tra quei giocatori è una cosa che mi fa tantissimo piacere».
Lei al volley è arrivato dal calcio. Com’è stato questo passaggio?
«Dalla prima elementare alla terza media ho giocato otto anni a calcio, in porta a Mezzocorona. Al volley sono passato a 15 anni, in prima superiore in un’estate che del calcio per svariati motivi mi ero un po’ stufato. Erano gli anni in cui la Trentino Volley vinceva tutto, mia mamma gli mandò una mail e risposero che stavano facendo un camp estivo al Bondone; ci sono andato, ho provato e da allora non mi son più fermato».
La prossima stagione giocherà a Piacenza, ma tutto è partito dal Trentino: che legame ha con la sua terra?
«Trento è casa, coi tempi sono sempre tirato e non vengo molto spesso, ma quando posso ci torno sempre molto volentieri. Sono una di quelle persone che se mi chiedi di scegliere tra mare e montagna, io ti dico montagna. Le montagne del mio Trentino, ovviamente, dove insieme a Laura, la mia fidanzata, e al nostro cagnolone bernese, Rey, andiamo a farci le passeggiate. Magari, sul Monte di Mezzocorona. E dei tre, quando d’inverno andiamo a passeggiare sulla neve, il più felice è proprio lui, Rey. Da piccolo amavo sciare e andare con lo snowboard; chiaro che oggi questo non lo posso fare per non correre il rischio di infortuni, ma quando smetterò di giocare è di sicuro una cosa che tornerò a fare».
C’è un altro traguardo in vista: ha appena fatto la proposta di matrimonio a Laura, la sua ragazza.
«È successo a giugno, al matrimonio della sua migliore amica. Per ora è una proposta, ora concentriamoci su Parigi, poi con calma penseremo al matrimonio, l’anno prossimo o tra due anni. Vedremo».
Chiudiamo con un saluto ai nostri lettori.
«Un grande saluto, e tifate per noi a Parigi, che il calore e l’affetto dei tifosi è fondamentale. L’Olimpiade è qualcosa di speciale, noi daremo tutto per l’Italia».
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