giudiziaria

giovedì 4 Luglio, 2024

Da poco maggiorenne, stupra l’amichetta di 13 anni: pena ridotta in appello a sei anni

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I giudici hanno confermato il risarcimento, già stabilito in primo grado, di 80mila euro

Da poco maggiorenne, sulla strada di casa avrebbe stuprato in una zona boschiva una ragazzina di tredici anni che si era invaghita di lui e che frequentava la sua stessa compagnia di amici. Quella sera al giovane non sarebbe interessato che la minore si era messa a piangere chiedendogli di non toccarla, che aveva tentato di opporre resistenza per scongiurare l’abuso in quel luogo isolato.
Ma non è tutto, perché tre settimane dopo lo stesso diciottenne avrebbe avuto un altro approccio sessuale con l’amichetta che nonostante la violenza già subita aveva continuato a cercarlo. Era anche andata a trovarlo a casa sua. Allora lui l’avrebbe raggiunta in bagno e si sarebbe calato i pantaloni davanti a lei, ma non era andato oltre perché la ragazzina aveva reagito con violenza. Ragazzina da cui, per l’accusa, aveva anche ottenuto alcuni suoi scatti senza veli. Circostanza, questa, smentita dalla stessa vittima nel corso del processo di primo grado. Al tempo proprio le confidenze dell’adolescente alla madre avevano fatto scattare un’inchiesta della Procura di Trento, sfociata poi in processo. Violenza sessuale e atti sessuali con minorenne, oltre a detenzione di materiale pedopornografico, le contestazioni formalizzate al trentino oggi di 25 anni (imputato che però non si è mai presentato in aula e finora non ha mai chiesto di farsi sentire per fornire la sua versione dei fatti e difendersi).
«Sconto» di 2 anni in Appello
Le accuse pesano come un macigno. Così come la sentenza, per quanto ieri, in secondo grado, sia stata «limata», ridimensionata. I giudici della Corte d’Appello di Trento hanno inflitto al giovane imputato sei anni e mezzo di reclusione. Due anni in meno quindi rispetto al dispositivo pronunciato a settembre 2022 dal tribunale in primo grado, al termine del dibattimento in aula. Tribunale che allora non aveva applicato le attenuanti che ieri hanno portato alla riduzione da otto anni e mezzo a sei e mezzo, così come sollecitato dalla difesa, subentrata in secondo grado, rappresentata dagli avvocati veronesi Sara Barbesi ed Emanuele Luppi.
La Procura ha chiesto 4 anni
Più che dimezzata invece la pena che ha sollecitato ieri in aula la Procura generale, che ha anche chiesto l’assoluzione per le foto osé dell’allora minore. Scatti che non sono mai stati trovati dagli inquirenti, che al tempo avevano sequestrato i cellulari dei due ragazzi. Cellulari in cui sono stati rinvenuti però i messaggi che i due si scambiavano. E, a quanto risulta, così come evidenziato anche dalla difesa, dopo la violenza sessuale avvenuta nel bosco lei aveva comunque continuato a cercare e a scrivere al diciottenne. Nonostante quello che lei poi ha denunciato come stupro. Raccontando di come quella sera, dopo cena, il ragazzo la stava accompagnando a casa in moto e si era fermato per fare sosta in quel bosco, per appartarsi con lei lontano da sguardi indiscreti. E a nulla era valsa la richiesta all’amico di non allungare le mani su di lei, di non andare oltre, così come le lacrime. Anche il tentativo da parte della tredicenne di opporsi, di fare resistenza, aveva potuto poco.
Il risarcimento danni
I giudici della Corte d’Appello ieri, pronunciando la sentenza di condanna, hanno confermato il risarcimento già stabilito in primo grado — di 80mila euro — nei confronti della parte civile costituita e cioè la ragazza, ora ventenne, assistita dalle avvocate Monica Baggia e Flavia Betti Tonini. Somma, quella da liquidare, rimasta per ora solo sulla carta.
Inevitabile a questo punto che i legali del 25enne, lette le motivazioni, ricorrano alla Corte di Cassazione per tentare di «limare» ulteriormente la condanna del loro cliente. Sul quale non sono mai state applicate misure di limitazione della libertà.