le storie

giovedì 10 Agosto, 2023

Da Tenni a Soricelli, i tanti fallimenti della psichiatria in Vallagarina

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I numerosi altri casi di persone con disagio psichico lasciati in balia di se stessi, dimenticati o detenuti nonostante l'incompatibilità con il regime carcerario

Forse si tratta solo di una anomalia statistica, ma dopo quanto successo sabato scorso, con l’efferato assassinio di Iris Setti, in molti hanno contato sulle dita della mano gli altri casi in Vallagarina di persone con disagio psichico che hanno commesso delitti, o che sono morti successivamente a un accesso psicotico, suicidandosi o incappando nella reazione delle Forze dell’ordine che hanno sparato. C’è anche il caso di un ragazzo «dimenticato» in carcere per otto mesi perché i servizi psichiatrici non riuscivano a trovare un’alternativa alla detenzione.
Senza andare indietro nel tempo di chissà quanto, c’è l’assassinio del sacrestano della chiesa di Santa Maria, a Rovereto, avvenuto nel 2012. A.F., 35 anni, noto per la sua sofferenza psichica, uccise Luigi Andreolli, 52 anni. Nei giorni precedenti aveva mostrato segni di scompenso che non furono raccolti.
Altro caso, quello di Luca Soricelli, anche lui 35 anni, anche lui di Rovereto. Nel 2016, in preda a un delirio, incendiò il distributore Agip di via Cavour. Si presentò spontaneamente in Pronto soccorso gocciolante di benzina chiedendo aiuto, di poter avere dei farmaci per calmare la sua psicosi. Viene però arrestato e tradotto in carcere, dove nel corso della notte si suicida.
Il caso più eclatante è forse quello di Matteo Tenni, e siamo sempre in Vallagarina, questa volta ad Ala. Conosciuto per la sua patologia psichiatrica, che però non si è mai evidenziata in violenza contro le persone, nell’aprile del 2021 è alla guida di un’auto non assicurata. Intercettato da una pattuglia di carabinieri, scatta un concitato inseguimento dall’epilogo tragico. I militari entrano fin dentro casa di Matteo Tenni, lui reagisce brandendo un’accetta, un agente spara, lo uccide. La madre Annamaria assiste alla scena e racconterà di quanto nei giorni precedenti aveva insistito con gli stessi carabinieri e con la psichiatria di Rovereto di intervenire: «Mio figlio stava male, era in un momento di crisi, ma non mi hanno voluto ascoltare».
Al centro, ancora una volta, è il disagio psichico. E siamo al 2022. Un altro giovane di Ala, G.N, schizofrenico, preda di deliri che lo portano a usare violenza contro la madre. Dopo numerose richieste di aiuto, la psichiatria di Rovereto consiglia alla madre di denunciare il figlio per violenza domestica: «Così possiamo intervenire e aiutarlo», la rassicuravano. Dopo la denuncia, l’arresto e la detenzione in carcere per otto lunghi mesi. Nessuna visita da parte della psichiatria territoriale. È lo psichiatra del carcere che scrive della sua incompatibilità con un regime di detenzione: «Il detenuto soffre di una psicosi cronica, ha cercato di cavarsi gli occhi con un cucchiaio di plastica». Solo in novembre il tribunale accoglierà la richiesta dell’inserimento in una struttura più idonea.