L'intervista
domenica 7 Gennaio, 2024
di Ilaria Bionda
Andrea Zonato, 32 anni, è un giovane ricercatore che lavora sulla modellistica atmosferica per l’Istituto meteorologico reale dei Paesi Bassi (Knmi). Vive a Pergine e dopo la laurea triennale in fisica a Padova, la magistrale in fisica del sistema terra a Bologna, ha vissuto per studio tra Madrid, Dublino e gli Stati Uniti, con un dottorato in fisica dell’atmosfera a Trento e continuando poi con un post-doc. In questo periodo è coinvolto in un progetto relativo alle Olimpiadi di Parigi del 2024.
Andrea Zonato, in che cosa consistono nello specifico le sue ricerche?
«Mi occupo di modellistica atmosferica a mesoscala (tra la piccola e la grande scala, ndr) per comprendere i fenomeni atmosferici vicino alla superficie, in particolare delle città, su distanze intorno al chilometro, quindi un po’ più piccole rispetto alle previsioni metereologiche classiche».
Ci sono motivi particolari che l’hanno spinta a lavorare per il centro meteorologico olandese?
«Principalmente ho scelto il centro olandese perché fa parte di un consorzio all’interno del quale avviene una collaborazione a livello europeo per affrontare la ricerca in questi ambiti. Poi, l’ho scelto anche per le condizioni lavorative migliori, in Italia è abbastanza difficile fare ricerca in questo campo».
Cosa osserva in Olanda in merito alle sue ricerche?
«In realtà io lavoro sì con il centro olandese, ma le ricerche avvengono da un punto di vista modellistico. In sintesi, lavoriamo con modelli matematici e fisici attraverso i computer, per vedere come evolvono i fenomeni atmosferici. Sviluppiamo poi dei modelli di combinazione tra gli effetti urbani e l’atmosfera che possono essere applicati ovunque, quindi non solo in Olanda. Ad esempio, adesso mi sto focalizzando sulla città di Parigi, un caso studio molto interessante».
E cosa osservate negli ambienti urbani in merito al cambiamento climatico?
«Rispetto alle zone rurali le città hanno superfici tridimensionali che accumulano calore durante il giorno e lo riemettono durante la notte; questo calore si va a sommare poi a quello prodotto da automobili, condizionatori, elettrodomestici e persone stesse. Così l’ambiente urbano dà vita alla cosiddetta isola di calore, che si combina con l’aumento delle temperature dovuto al cambiamento climatico. Sono molti gli studi che hanno dimostrato come l’accoppiamento di questi due fattori ha effetto peggiorativo».
Quindi, le città amplificano gli effetti del cambiamento climatico?
«Sì. Le città amplificano, ad esempio, le ondate di calore: quando fa caldo, fa molto caldo, soprattutto di notte. In aggiunta, è emerso recentemente dalla letteratura che le città amplificano anche i temporali».
E quali sono gli effetti di ciò sul benessere delle persone?
«L’amplificazione degli effetti del cambiamento climatico, in particolare delle ondate di calore, porta un discomfort termico, vale a dire che per il caldo le persone stanno male e non è raro che muoiano. Si è vista una stretta correlazione tra la mortalità delle persone, soprattutto anziane, e l’aumento delle temperature dovute al cambiamento climatico e alle isole di calore».
Ritornando invece al caso studio di cui accennava prima, cosa ci può dire a riguardo?
«Il caso studio di Parigi fa parte del progetto Research demonstration project Paris 2024 Olympics, coordinato dall’Organizzazione metereologica mondiale, che avviene per ogni olimpiade, per prevedere come sarà il meteo durante il periodo dei giochi olimpici. La ricerca consiste nell’utilizzare vari modelli metereologici per capire i vari scenari e i comfort termici che possono essere attuati nelle città, per salvaguardare gli atleti e tutte le persone che partecipano a diverso titolo».
E di Parigi cosa ci può dire?
«Parigi si presta molto a questo tipo di ricerche perché le varie discipline dei giochi olimpici si svolgeranno principalmente in città in un’area molto ampia; quindi, tutti i partner mondiali (da quattro continenti) possono mettere in gioco le proprie competenze. Nello specifico, con questo progetto andiamo a comprendere quali possono essere i casi estremi, ad esempio: se fa troppo caldo, quali sono le zone della città in cui si sta meglio? Come poter migliorare il comfort termico delle persone quando c’è un’ondata di calore? Se c’è un temporale, come viene amplificato dalla città?»
Questo studio può essere replicato in altre situazioni?
«Certamente, come succede sempre in ambito di ricerca, quando c’è un caso studio applicato come questo, si approfitta per poter migliorare il metodo. Si ha un modello urbano che poi si può replicare in qualsiasi altra città per vedere come funziona. È proprio questo il concetto di base di un progetto come quello nel quale sono coinvolto».
Come può applicarsi a una città come Trento?
«Ci sono già degli studi effettuati che dimostrano come anche la zona urbana di Trento abbia un effetto sull’innalzamento della temperatura. In uno dei primi articoli pubblicati a riguardo nel 2010, si vede che con la sua conformazione complessa, stretta e ampia e circondata dalle montagne, il capoluogo trentino registra una differenza di circa 5-6 gradi durante la notte. Quindi, questi modelli possono essere utilizzati anche qui per comprendere, ad esempio, quanta energia viene consumata durante un’ondata di calore, qual è il discomfort termico e come migliorarlo. Si possono infatti attuare delle soluzioni per diminuire questo stress termico».
Ci può portare degli esempi di soluzioni?
«L’aumento dei parchi, la creazione di corridoi per la ventilazione, l’applicazione di tecniche di mitigazione ai tetti, tra cui il cambio di colore e l’utilizzo di pannelli solari. Questi ultimi, inoltre, hanno anche l’effetto di accumulo di energia, importante per le città per non dipendere dai combustibili fossili».
Sussiste, però, una differenza tra Trento e città più grandi?
«Sicuramente. Una città come Trento ha un effetto molto minore rispetto a una metropoli come, ad esempio, Tokyo, dove la differenza all’interno della città è anche di 10-15 gradi rispetto alle zone circostanti. Trento, in generale, è fortunata, poiché essendo in una valle ma in montagna è soggetta a molti venti, soprattutto di notte quando le temperature sono più alte, e ciò le permette di avere una situazione differente dalle città della Pianura Padana, con la nebbia d’inverno e il caldo torrido d’estate».
Il progetto
di Robert Tosin
Approvato il progetto esecutivo. I proprietari dei terreni hanno presentato le loro osservazioni contrarie all’opera, ma la Provincia tira dritto per contenere le esondazioni dell’Adige