sicurezza
mercoledì 4 Dicembre, 2024
di Redazione
Come vengono utilizzati i dati raccolti dalle telecamere del Comune di Trento? Ne ha parlato in commissione la dirigente Katia Beatrici, da gennaio incaricata di seguire lo staff in merito a compiti e doveri Privacy per l’amministrazione comunale.
In gioco i dati preziosissimi dei cittadini, che oltre ad avere diritto alla riservatezza costituiscono anche un valore economico inestimabile. Dall’iscrizione al nido a una domanda edilizia, sono moltissimi i dati che lasciamo e che vengono trattati: ciascuno di essi finisce in un registro dei trattamenti, e ne viene fatta una valutazione d’impatto, come previsto dalla normativa GDPR, che precisa perché si raccoglie il dato, per quanto tempo sarà conservato, quale percorso fa, dal momento della raccolta all’eliminazione. E ancora, chi vi ha accesso, e cosa accade in caso di perdita?
La valutazione d’impatto va fatta per oltre 300 trattamenti, seguendo il principio di trasparenza. E proprio la trasparenza è stato uno degli aspetti rilevati dal Garante Privacy a gennaio scorso quando ha sanzionato il Comune di Trento, a livello generale e rispetto agli impianti di video sorveglianza, laddove la valutazione d’impatto era stata ritenuta troppo generica. È stato avviato dunque un importante lavoro per declinare meglio quali tipi di trattamento sono permessi e quali no.
In questo momento sulla città vi sono circa 700 telecamere, impiegate su diversi fronti: per monitorare i varchi alle Ztl, per verificare l’abbandono dei rifiuti, le telecamere su strada, al forno crematorio, per tutelare insomma patrimonio, strade e rifiuti. Il Comandante del Corpo di polizia locale Alberto Adami ha chiarito in quali casi e come possono essere utilizzate le immagini, e che la rilevazione di reati è ciò che ne consente l’utilizzo, mentre ciò non è possibile in caso di illeciti di tipo amministrativo: «Ciò significa, ad esempio – ha spiegato il Comandante – che in una compravendita di droga, l’immagine dello spacciatore potrebbe teoricamente essere utilizzata, in quanto lo spaccio ha un profilo penale, mentre altrettanto non vale per l’identificazione dell’acquirente, dato che l’acquisto di sostanze stupefacenti ha un profilo amministrativo«. Certo, poi, che un conto è vedere delle immagini e un altro è identificare e ritrovare sul territorio le persone individuate, ha proseguito Adami, che ha anche rassicurato sui limiti di utilizzo delle immagini: «Diverso è il caso invece in cui non vi siano profili penali: non utilizzeremo mai delle registrazioni per accertare un divieto di sosta e nemmeno per le deiezioni del cane».
I dati raccolti sul Comune confluiscono nelle tre centrali operative della Polizia municipale, Carabinieri, Polizia. In particolare poi, alla centrale operativa della Polizia municipale le immagini vengono monitorate in tempo reale dalle sette del mattino all’una di notte. Le immagini vengono conservate per sette giorni. Se nel frattempo viene rilevata una possibile violazione, il dato viene scaricato e conservato. In caso contrario, al termine della settimana, le immagini vengono eliminate. E non devono esserci dubbi: l’accesso alle immagini registrate deve essere necessariamente tracciato e i log di accesso vengono conservati. La pubblica amministrazione non può utilizzare un dato, se non vi è una specifica norma che la autorizzi.
Il consigliere Nicola Serra nel suo intervento ha sollecitato i relatori a fare un importante lavoro di comunicazione sulla popolazione, «per far capire quali sono i dati vengono utilizzati dalle riprese e come, in modo che i cittadini possano sentirsi tutelati e rassicurati». Su richiesta del Presidente di Commissione Vittorio Bridi, è stato fatto poi un resoconto sull’impatto delle risposte del Garante Privacy in merito all’utilizzo nei due progetti di ricerca scientifica, utilizzando telecamere, microfoni e reti sociali: Katia Beatrici ha chiarito che da allora è stato importante il lavoro di implementazione del regolamento, con affondi su ogni tipologia di telecamera. «Rispetto alle osservazioni sull’utilizzo dei dati nei progetti Marvel e Protector, in cui ci è stato contestato questo diritto perché in sostanza non siamo un ente di ricerca, non siamo completamente d’accordo: ci chiediamo come possa la ricerca sviluppare nuovi sistemi se non utilizzando strumenti pilota».