La Storia
giovedì 5 Gennaio, 2023
di Sara Alouani
Desideri Nascosti delle sorelle Razije e Magfire Hasa si è aggiudicato il premio come «Migliore Hairstylist 2021 nella città di Trento» e figura tra i primi cinquanta posti nella classifica dei migliori parrucchieri della Penisola. Rosy e Meg, così si fanno chiamare in Italia, sono nate in Macedonia, a Debar, rispettivamente nel 1991 e nel 1989 e si sono poi trasferite a Trento nel 2001, raggiungendo così il padre che si era imbarcato su un gommone dall’Albania alla ricerca di un futuro migliore, come molti in quello stesso periodo. Arrivato a Bari e dopo aver girato diversi paesi europei, si è stabilito a Trento il cui paesaggio, a detta di Rosy «assomiglia molto a quello della – nostra – città natale».
Rosy, come è nata l’idea di aprire un salone?
«Ho terminato gli studi di parrucchiera presso l’Istituto Sandro Pertini a Trento, specializzandomi in parrucchiera e così ha fatto anche mia sorella. L’idea è nata da un sogno nel cassetto che avevamo sin da quando eravamo bambine. Nel 2013 abbiamo ricevuto una proposta per entrare in un progetto in società con altre persone ma abbiamo rifiutato, poiché essendo sorelle abbiamo sempre ambito ad aprire un’attività familiare. L’idea di rivincita e l’orgoglio di avere una cosa di nostra proprietà era più forte di quella di essere socio di un’attività che non avremmo potuto capitanare. Purtroppo, però, non avevamo ancora la cittadinanza e non avevamo abbastanza mezzi per poterci permettere un’attività in proprio. Anche semplicemente ricevere una risposta positiva alla richiesta di un mutuo, da cittadine straniere, è stato molto difficoltoso e ci siamo affidate ad un commercialista per facilitare l’iter burocratico».
Come mai non eravate in possesso della cittadinanza italiana, nonostante fossero passati oltre 10 anni dal vostro arrivo in Italia?
«Ci chiedevano una marea di documenti che dovevamo recuperare in Macedonia e il costo della pratica era molto elevato; non potevamo permettercela. Io a 19 anni vivevo già da sola e la domanda richiedeva cinque anni consecutivi di reddito e non potevo appoggiarmi al reddito della mia famiglia, quindi non avevo alcun modo di accedere alla richiesta di cittadinanza».
Adesso è italiana?
«Si. Ho inoltrato la richiesta nel 2017. Non avendo aggiornato un permesso di soggiorno in questura hanno trovato un buco di residenza di due mesi. Avevo mille prove di essere stata comunque a Trento, perché avevo sempre lavorato regolarmente ed avevo anche già aperto la mia attività in proprio. Hanno dovuto fare degli accertamenti e l’arrivo della pandemia ha allungato un po’ i tempi di attesa. Ho finalmente potuto fare il giuramento nel 2020».
Come siete riuscite ad aprire l’attività e perché proprio a Canova?
«Nel 2013 sono venuta a conoscenza di questo salone, che era già adibito all’attività di parrucchiera, tramite un passaparola. La proprietaria voleva concederlo in affitto ad un’azienda simile e questo ci ha permesso un passaggio testimone dell’attività senza dover investire somme importanti come avrebbe richiesto, invece, l’avvio da zero. All’epoca sia io che mia sorella eravamo dipendenti in altri saloni a Trento e Meg era incinta, però la voglia di fare e l’orgoglio hanno vinto ogni possibile difficoltà ed abbiamo accettato questa sfida. Il fatto che il salone sia a Canova è stata pura casualità anche se io dal 2008 lavoro e vivo in zona Gardolo; quindi, tendenzialmente anche le mie conoscenze per una possibile clientela erano tutte situate in luoghi limitrofi. Mi premeva mantenere soprattutto le clienti più anziane che generalmente amano avere la parrucchiera di fiducia a pochi passi da casa e questa location mi ha permesso di trasferire clienti che già avevo nel salone precedente».
Ha avuto problemi di pregiudizio nell’essere una «parrucchiera di origine macedone»?”
«A dire il vero molti clienti ancora non lo sanno, però, ammetto di averne perso qualcuno nel momento in cui hanno scoperto le mie origini. Non hanno detto nulla, semplicemente, non sono più tornati. Da adolescente avevo già dovuto confrontarmi con questa realtà, con gran sofferenza. Anche per questo motivo ho semplificato il mio nome di battesimo in Rosy. Ora che sono titolare della mia attività non temo più i commenti xenofobi o le reazioni di rifiuto alla mia prima cittadinanza. Sono nel mio mondo e mi sento a mio agio, fiera delle mie origini macedoni e son orgogliosa di aver realizzato qualcosa di mio in un posto in cui non sono nata, che è sicuramente più impegnativo. Dopo quasi 10 anni dall’apertura, Desideri Nascosti risponde bene a tutte le fatiche iniziali ed è veramente una soddisfazione».
L'intervista
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