Sanità
mercoledì 22 Gennaio, 2025
di Davide Orsato
Oltre 1.200 tra medici e infermieri hanno abbandonato la sanità trentina nel corso di quasi cinque anni, dal 2019 fino all’ottobre del 2024. Il tutto mentre venivano assunte dall’Apss, l’azienda provinciale per i servizi sanitari, 1.371 persone che, però, non bastavano a colmare il gap al netto anche dei pensionamenti, 512.
Risultato: un deficit di 250 infermieri e 128 medici in questo lasso temporale, caratterizzato, tra le altre cose, dall’emergenza Covid. I dati sono stati resi noti questa mattina dal consiglieri Claudio Cia, ex Fratelli d’Italia e approdato ora al gruppo misto. I numeri arrivano direttamente dall’azienda, che ha risposto a un accesso agli atti dello stesso Cia. «La sanità trentina – afferma Cia – è caratterizzata da un turnover negativo – che ha ripercussioni nei servizi offerti ai cittadini. I pronto soccorso, ad esempio, rappresentano una delle aree più critiche, in cui le dimissioni volontarie e i pensionamenti non sembrano essere stati adeguatamente coperti da nuove assunzioni. Anche nelle cure domiciliari e nella sanità pubblica emergono difficoltà significative».
Dai dati si notano anche molte dimissioni dalla ginecologia del Santa Chiara, la struttura coinvolta nel caso approdato in tribunale a seguito della morte della dottoressa Sara Pedri e che vede coinvolto l’ex primario Saverio Tateo. Cia chiede che «venga commissionato uno studio a un ente terzo per fare luce sulla situazione all’interno dell’Apss».