Il caso
mercoledì 11 Dicembre, 2024
di Redazione
Cresce la preoccupazione e la frustrazione tra gli operai della Dana. L’azienda non ha fornito nessuna rassicurazione né impegno scritto sul trasferimento di una parte della produzione in Messico e ha rifiutato le richieste avanzate dai lavoratori per il rinnovo del contratto integrativo. Per queste ragioni, dopo aver proclamato il 22 novembre scorso lo stato di agitazione con la sospensione degli straordinari e della flessibilità, ieri mattina e poi anche nel pomeriggio la Rsu ha indetto un presidio di protesta fuori dallo stabilimento di Rovereto. La mobilitazione riguarda entrambi i siti produttivi: quello di Rovereto e quello di Arco.
La mancanza di informazioni e di certezze sta rendendo poco festose queste giornate di avvicinamento al Natale per le centinaia di lavoratori coinvolti che sono col fiato sospeso. Il sondaggio che la multinazionale ha avviato per la cessione del settore off highway – operazione che il mercato azionario apprezzerebbe molto – non fa dormire sonni tranquilli. Un tassello in più forse si potrà avere nel momento in cui gli Stati Uniti insedieranno il nuovo presidente e si conosceranno meglio le nuove politiche sui dazi che potrebbero davvero compromettere la situazione in Trentino e a Mori Stazione in particolare.
Gli operai temono l’impatto della delocalizzazione di parte della produzione in Messico. Una decisione che potrebbe rappresentare per lo stabilimento roveretano una riduzione tra il 20 e il 40% dell’attuale capacità produttiva, del 10% su Arco. In un quadro generale di contrazione del mercato europeo e dunque di riduzione delle commesse questo avrebbe effetti anche sulla tenuta dell’occupazione, secondo le maestranze. La Rsu ha chiesto chiarezza sul futuro all’azienda, ma ad oggi non c’è stata nessuna rassicurazione sufficiente.
Intanto è fermo il confronto sul rinnovo del contratto integrativo delle due sedi. La direzione ha comunicato di non voler aprire alcuna negoziazione sulle garanzie occupazionali e sulla riduzione della precarietà, così come la totale contrarietà ad incrementare le parti garantite del salario.
Nonostante i quasi 100 milioni di euro di utile netto registrato lo scorso anno e la distribuzione di circa 200 milioni di euro di dividendi agli azionisti, dopo mesi di incontri a vuoto la direzione di Dana si è detta disponibile soltanto ad incrementare il valore massimo teorico del premio di risultato, in modo comunque insufficiente a garantire un reale recupero del potere d’acquisto. Anche questi “no” contribuiscono a far aumentare la preoccupazione per il futuro immediato dei lavoratori. Per questo la Rsu prevede ulteriori iniziative di protesta anche nei prossimi giorni.