Le indagini
domenica 6 Aprile, 2025
Delitto di Mezzolombardo, l’ossessione di Simeun Panic per la promozione della moglie. «Disse che mi avrebbe sgozzata, non accettava il mio lavoro»
di Davide Orsato
L'uomo ucciso dal figlio, accorso in difesa della madre aveva già fatto trasferire la famiglia per lo stesso motivo. Gli ultimi giorni prima del tracollo si era presentato nel negozio dove le è commessa

Una foto pubblicata sui social. Alcuni colleghi abbracciati tra di loro, in un momento di relax in una lunga giornata lavorativa. Uno scatto innocuo, che è diventato la miccia di una persecuzione durata giorni, con minacce e violenze, sfociate in una tragedia familiare. Quella in cui, nella notte tra giovedì e venerdì, il giovane Bojan Panic, 19 anni, ha ucciso, con un coltellino a serramanico, il padre Simeun, 46, nel tentativo di difendere la madre Milka in quello che entrambi consideravano un’aggressione che sarebbe potuta costarle la vita. Le indagini – lampo dei carabinieri della stazione di Mezzolombardo, assieme ai colleghi della sezione investigativa scientifica, hanno consentito, già nella giornata di venerdì, di farsi un’idea molto chiara su cosa sia successo, in quell’appartamento di via Frecce Tricolori, a Mezzolombardo. Ma mentre raccoglievano le prove, gli investigatori scandagliavano il passato, remoto e più recente, di quella famiglia finita «fuori dai radar» del controllo sociale, dove le angherie di un padre violento e marito possessivo erano ormai diventate lo standard quotidiano.
Il nuovo lavoro di Milka
Negli ultimi giorni, però, la situazione si era fatta sempre più pesante. Simeun Panic mal tollerava l’indipendenza economica della moglie. Una persona che, invece, sul luogo di lavoro si faceva amare. È successo anche al negozio «Action», un discount «non food», specializzato in bricolage, poco lontano da casa. Milka Panic aveva iniziato a lavorare all’apertura del punto vendita, a settembre, come commessa, per poi fare rapidamente carriera. Una promozione era in vista. E proprio quello che doveva essere un miglioramento da festeggiare ha mandato il marito Simeun su tutte le furie. Ma c’era anche un altro motivo. L’uomo si era convinto che la moglie avesse una tresca con un collega. La prova? Una foto, peraltro pubblica. E il fatto che una sera, come del resto lui faceva quasi sempre, lei si fosse fermata a bere qualcosa al bar con dei colleghi. Sono così ripresi gli insulti e le minacce. «Mi ha detto più volte “ti sgozzo”, ormai era diventato il suo modo di darmi il buongiorno», ha riferito la donna ai carabinieri. Ma il marito, nei suoi ultimi giorni di vita, non si è limitato a questo. Mercoledì mattina aveva fatto un giro nel negozio, con fare minaccioso. Voleva «controllare». Ma la «passeggiata tra le corsie» non l’ha tranquillizzato, anzi. Ne è seguita una nuova scenata. «Ha detto che sarebbe andato dal mio collega a dire di smetterla di avere a che fare con me. Poi ha detto che avrebbe fatto una scenata al negozio, annunciando a tutti che avrei smesso di lavorare, e che ci saremo trasferiti a Bolzano».
Il precedente
Sembra una follia, invece la donna l’ha percepita come una minaccia concreta. Perché era già successo.
Milka Panic ha lavorato per anni all’Ideal Park, un hotel di Laives. Anche qui era stata promossa. E si era ripresentato lo stesso, identico, canovaccio.
Le scenate di gelosia, la convinzione che potesse tradirla, come se ci fosse una correlazione tra il suo successo professionale e un’ipotetica relazione con qualche collega o superiore.
Allora, e per quel motivo — è la versione della donna — è maturata l’idea di trasferirsi a Mezzocorona. Nonostante il marito e i figli continuassero a lavorare e a studiare in Alto Adige. A Mezzocorona la famiglia ha cambiato due case, con investimenti anche pesanti (mutui e lavori di ristrutturazione) in sei mesi. A causa di una seconda ossessione di Simeun, come è emerso nelle parole che la donna ha riferito ai militari: i pavimenti freddi. «Se ne lamentava in continuazione, diceva che non lo facevano dormire la notte». Un segnale, forse ulteriore del comportamento paranoico che caratterizzava il 46enne nell’ultimo periodo. Non c’è da stupirsi se Milka temesse davvero di perdere quell’impiego a cui tanto teneva.
La situazione precipita
Queste le premesse alla tragica notte tra giovedì e venerdì. La donna aveva cominciato a temere peggio quando non ha visto il marito rientrare. «Lo conosco abbastanza per sapere che quando fa così si ubriaca», ha detto.
E in effetti è tornato fuori di sé. A casa ha continuato a bere, inveendo contro la donna. Milka era così terrorizzata che si era scaricata l’applicazione del 112, «Where r u», per poter lanciare l’allarme con la «chiamata silenziosa»: gli operatori la ricevono e sanno già, senza bisogno di parole, che c’è una situazione di pericolo. Non è riuscita a farlo.
Quando il marito è arrivato in camera, mentre lei era a letto, il figlio ha reagito.
«Ho pensato che lo stesse prendendo a pugni — ha detto — invece aveva un coltello». Bojan, ha raccontato, aveva paura come lei. L’aveva invitata, proprio questa settimana, a chiamare i carabinieri.
Fino all’ultimo, ha voluto fare «la cosa giusta».