Il lutto
venerdì 4 Agosto, 2023
di Leonardo Omezzolli
L’abbraccio di una comunità, per dare l’addio all’amica, alla concittadina, alla collega e alla madre Mara Fait. Gremita la chiesa di Noriglio che questa mattina ha accolto l’estremo saluto dell’ex infermiera uccisa in un raptus femminicida che non le ha lasciato scampo e che ha portato sangue e morte nel piccolo paese di Noriglio. Significativa la presenza del primo cittadino di Rovereto Francesco Valduga a simboleggiare la commozione e lo stupore di tutta la cittadinanza ancora sotto shock per i tragici eventi accorsi nella sera di una settimana fa in quella che è da sempre una tranquilla comunità alle porte di Rovereto, arroccata nella frescura montana, lontana dai travolgimenti frenetici della città più a valle. Lacrime amare, di rabbia e incredulità perché sebbene gli screzi dei vicini erano all’ordine del giorno ed esasperati da continue denunce, l’epilogo ha gelato tutti, fossilizzando il tempo e fissando quell’attimo in un qualcosa che ancora non trova spiegazione. Prima della funzione decine di persone hanno abbracciato con parole di conforto il figlio di Fait, Lorenzo, costretto in una morsa di tormento interiore e profondo dolore. Presente, al suo fianco, a pochi passi dal feretro bianco la madre di Mara, Bruna, chiusa in un silenzio contrito, perché mai in vita un genitore può sopportare il peso di dare l’addio al figlio, a quella figlia che di lei si occupava, che la aiutava nelle piccole e grandi faccende domestiche, restituendole quell’amore costruito in anni di vita. «Ci sono così tante persone che vogliono salutare Lorenzo e la mamma bruna – ha detto don Marco Saiani dal pulpito – per far sentire la loro vicinanza, anche la comunità cristiana la vuol far sentire, ci sentiamo tutti colpiti da quanto è successo».
«La sofferenza di queste ore domanda di pesare le parole per chi fa i conti nel dover trovare consolazione dopo una perdita avvenuta in modo così violento – ha dichiarato Don Saiani – Il silenzio, però, non è la via giusta. A dare senso alla vita altro non è che l’amore e il rispetto per il dono della vita. Dobbiamo camminare nell’amore per dare speranza alla vita delle persone. Le acque e i fatti tumultuosi della vita non riusciranno mai a spegnere il fuoco dell’amore. Mara torna a casa, Dio sia la tua consolazione e la tua pace, intercedi da lassù per tua madre, per Lorenzo, per chi ti ha voluto bene e per tutta la comunità».