delitto di rovereto

giovedì 10 Agosto, 2023

Delitto di Rovereto, ignorata la segnalazione alla Procura sulla salute mentale di Nweke Chukwuka

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Un mese fa la relazione che metteva in guardia sullo «squilibrio psichico» dell’omicida di Iris Setti

Il famoso campanello di allarme qualcuno lo aveva suonato. Oltre ai numerosi comportamenti antisociali messi in atto da Nweke Chukwuka — tra cui l’aggressione al ciclista e ai carabinieri di un anno fa e le intemperanze segnalate anche poche ora prima del tragico evento — lo stato psichico alterato dell’assassino di Iris Setti era stato segnalato ufficialmente dai servizi sociali della Comunità di Valle alla Procura dei minori di Trento. E questa segnalazione, messa nero su bianco, è di poche settimane fa, di luglio scorso.
I servizi sociali erano infatti entrati in contatto con l’uomo nel 2021, ma indirettamente. La famiglia di Nweke Chukwuka era sotto sfratto e non essendoci appartamenti disponibili per tutto il nucleo fu messa in sicurezza la madre e i due figli minori, accolti nella struttura dove ancora sono. L’uomo dovette cavarsela da solo, finendo poi come senzatetto. Ai servizi, com’è giusto che sia, interessa salvaguardare i bambini, ed è qui che nel corso delle verifiche effettuate è emerso il disagio psichico del padre. Il mese scorso è stata infatti redatta una relazione che metteva in risalto lo squilibrio psichico dell’uomo, tant’è che la Comunità di Valle della Vallagarina ha inviato la segnalazione alla Procura dei Minori di Trento, senza però che a questa segnalazione sia seguita una richiesta di Ctu, Consulenza tecnica d’Ufficio che in questo caso sarebbe stata di natura psichiatrica.
Anche la Procura dei Minori ha come compito la protezione dei soggetti fragili, in questo caso dei figli non ancora maggiorenni. E si è posta soltanto la questione sull’eventuale pregiudizio nei loro confronti. Ma il padre era più che altro assente (anche sul fronte del mantenimento economico), le interlocuzioni con i due bambini sporadiche, la protezione degli stessi assicurata dalla rete sociale in cui madre e piccoli si trovano inseriti, essendo ospiti di una struttura. Nessuno ha pensato di mettere in «rete» le problematiche emerse sulla salute mentale dell’uomo che un mese dopo avrebbe ucciso Iris Setti. Anche perché una rete in cui poter condividere con gli altri servizi del territorio il potenziale pericolo di alcuni soggetti, non c’è.
«La rete c’è», afferma l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Rovereto Mauro Previdi. Però è monca: «Al tavolo che comprende l’Unità di strada, la psichiatria e l’alcologia con i servizi sociali di Rovereto non c’erano i servizi sociali della Comunità di Valle e nemmeno le forze dell’ordine». Una falla nella rete che ha fatto «scappare» proprio l’autore dell’omicidio di Iris Setti: residente ad Ala fino al 2021, poi senza fissa dimora, gravitava su Rovereto, aveva numerosi precedenti noti alle forze dell’ordine ma non era in carico alla psichiatria perché nella sua unica visita psichiatrica svolta in carcere non sono emerse problematiche. Al tavolo della rete roveretana non poteva che sfuggire, ma non sarebbe sfuggito se lo stesso tavolo fosse stato allargato alla Comunità di Valle e alle forze dell’ordine. «Ora questo tavolo è stato allargato — afferma Previdi — e già martedì si è tenuta una sua riunione. E si riunirà anche a fine mese, e poi a distanze ravvicinate».
L’assessore spiega che «non è che fin qui non è stato fatto nulla». «Noi abbiamo già nostra Unità di strada che ha incontrato 144 persone nel corso delle sue uscite, di cui 27 senza fissa dimora che dormono all’addiaccio. Si tratta si persone che seguiamo, che conosciamo, che valutiamo di concerto con la psichiatria e l’alcologia».
L’impegno è di «affinare e implementare» la rete: «Mettendo al centro la persona, cercando di dare risposte differenziate in base alle competenze di ciascuno degli attori che siedono al tavolo. Affinando anche la capacità di condividere informazioni. Noi — aggiunge — questo possiamo fare, perché poi fatti imprevedibili possono sempre accadere».
Previdi non è d’accordo nemmeno con chi punta il dito nei confronti dell’Unità di psichiatria di Rovereto, sulla cronicità di un organico sottodimensionato: «Ora non è più sotto organico. E non credo nemmeno che l’organico debba essere aumentato. Più che altro vanno filtrate le prese in carico, perché molte non sono di natura psichiatrica, ma legate alle dipendenze da sostanze di cui dovrebbero occuparsi solo alcologia e Serd. Ecco, credo che psichiatria di Rovereto sia più che altro di sovraccarico».
Sulla necessità di «fare rete» interviene anche il presidente della Comunità della Vallagarina Stefano Bisoffi: «Abbiamo già oggi un punto di riferimento, quello del piano sociale di comunità, uno strumento di programmazione della rete dei servizi sul territorio che viene continuamente aggiornata e perfezionata. Coinvolge tutti i Comuni e anche Rovereto e fa il punto su tutte le sfaccettature, dagli adulti ai minori, dagli anziani ai disabili. Questo piano — spiega Bisoffi — prevede anche la collaborazione tra enti e servizi, la condivisione di informazioni».
Quanto accaduto nei giorni scorsi determinerà il perfezionamento di questa rete: «È evidente la volontà di affinare il tutto e di allargarlo anche ad altri soggetti, anzitutto le forze dell’ordine. Un maggiore scambio di informazioni ci permetterà di corrispondere al meglio ai bisogno del territorio, anche attraverso la condivisione delle problematiche che via via si evidenziano».