denatalità

martedì 2 Gennaio, 2024

Denatalità, Fugatti: «Tema prioritario. Dobbiamo incentivare il lavoro femminile»

di

Il governatore: «La questione è economica. I Paesi europei dove le donne lavorano di più sono quelli in cui la natalità è più alta»

Il governatore Maurizio Fugatti legge il bilancio delle nascite nel 2023 con preoccupazione: il trend è sempre in calo, mancano più di 200 bambini rispetto all’anno prima.
Presidente Fugatti, che cosa dice di fronte a queste tabelle che mettono in evidenza l’inesorabile denatalità anche in provincia di Trento?
«Il dato è sicuramente negativo. Per questo, già dal mio intervento di inizio legislatura, ho posto il tema come prioritario. Quello del contrasto alla denatalità congiuntamente ai temi della casa e del reddito. Ma attenzione, perché non è che in questi cinque anni non abbiamo fatto nulla».
Avete cercato di contrastare la denatalità con la politica dei bonus.
«Con i bonus e con l’assegno di natalità abbiamo messo a bilancio 10 milioni all’anno. Ora, non abbiamo la controprova, ma possiamo anche supporre che senza questi nostri interventi il dato oggi potrebbe essere anche peggiore. I bonus sono stati una risposta in un momento di crisi: il Covid, la crisi economica, l’impennata dell’inflazione».
E ora, come si interviene?
«Continueremo con i bonus, come fatto fin qui, aggiungendo però un intervento sulle politiche conciliative, sopratutto per quanto riguarda il lavoro femminile. Come prima cosa faremo un’analisi della situazione, un approfondimento sulla realtà del lavoro femminile. Perché è su questo aspetto che ci si deve concentrare: i Paesi europei dove le donne lavorano di più sono quelli in cui la natalità è più alta».
Il tema è dunque il lavoro.
«Che però sia stabile e non precario. E su questo ci impegneremo. Perché i figli si fanno quando ci sono anche sicurezze, stabilità. E non a caso uniamo queste politiche a quelle sulla casa e sul reddito».
Tornando ai bonus, c’è chi ha criticato l’efficacia di questa sua politica nel contrasto alla denatalità.
«A chi critica dico: prima non c’era nulla. E ora faremo anche politiche di conciliazione: prima non c’erano nemmeno quelle».
Il bonus per il terzo figlio, però, l’ha chiesto solo una famiglia… Un’autocritica?
«Questa misura è recente, vedremo tra qualche anno e i conti li faremo alla fine. Ma il bonus natalità è del 2019 e, ripeto, è intervenuto nel sostegno alla natalità in una fase di forte emergenza, di grave crisi economica. In ogni caso i bonus restano, anche se sappiamo che non sono sufficienti. Per questo siamo già al lavoro per migliorare le politiche di conciliazione».
Senta presidente, il tema della natalità è una priorità anche del governo Meloni. Preso fin troppo di petto da qualche deputata: un’esponente di Fratelli d’Italia ha definito la maternità una «missione» che dovrebbe sentire in cuor suo ogni ragazzina. Sembra che si chiedano più figli per una questione identitaria, per non far comparire la «stirpe» italica.
«Sono convinto che la questione sia culturale. È un fatto che in passato c’era una maggiore attitudine dei giovani a fare figli. Ne faccio una questione culturale, ma non identitaria. Piuttosto economica: i giovani d’oggi che ritardano la decisione di fare figli sono quelli che paradossalmente saranno i più penalizzati da questa scelta».
In che senso?
«Che una coppia del giorno d’oggi decida di costruirsi una famiglia in età più avanzata è anche positivo, fa parte di una certa emancipazione. Ma è altrettanto negativo: chi pacherà le loro pensioni? Questo intendevo».
La questione è dunque economica. Serve forza lavoro per pagare le pensioni. Ma servono anche lavoratori oggi: le imprese suggeriscono di «pescare» dal bacino dei richiedenti asilo…
«Un conto sono quelli che entrano sul territorio dentro le quote stabilite e gestite a livello nazionale, altra cosa dare lavoro a chi arriva in Italia e in Trentino in modo irregolare. Ma comunque non mescoliamo le cose, non si dica che per contrastare la denatalità si deve aprire ai migranti».
Tornando ai dati sul tasso di natalità dello scorso anno, nei punti nascita di valle — Cavalese e Cles — si è abbondantemente sotto la soglia di sicurezza dei 500 parti. Rispettivamente 137 (+5) e 242 (-10). L’assessore Mario Tonina dice che valuterà la situazione. Rischiano la chiusura?
«No, assolutamente. Giusto fare verifiche e valutazioni, ma non si decide solo sui numeri. Posto che in Trentino la sicurezza dei parti è garantita ovunque, un punto nascita di valle ha un valore che va ben le tabelle di fine anno».