la storia

mercoledì 19 Luglio, 2023

Desirée Facchin, la prima donna alla gara dei boscaioli. «Non solo forza, serve tecnica. Qui sono tutti uomini, a parte le cuoche..»

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Il 4 settembre parteciperà alla staffetta a squadre alla festa della Magnifica. La ventitreenne tre anni fa è diventata coordinatrice delle foreste demaniali

Non è un primato assoluto, visto che nell’edizione del 2001, il tabù fu rotto con l’iscrizione di due concorrenti provenienti da Primiero e Tonadico, anche se la gara dell’epoca – fanno notare gli organizzatori – aveva regole e struttura che non hanno nulla da spartire con l’attualità. Insomma, primato no, ma prima sì. Ventidue anni più tardi una donna torna così ad imbracciare la motosega per sfidare i boscaioli (24 in tutto) nella gara a squadre che il 4 settembre prossimo caratterizzerà la cinquantaseiesima edizione della Festa del boscaiolo organizzata dalla Magnifica comunità di Fiemme.
A sorprendere, in questo caso, è soprattutto l’età della protagonista: Desirèe Facchin, infatti, conta appena 23 primavere, ma se si parla di boschi e legname vanta già un curriculum di tutto rispetto.
Nata e cresciuta a Santa Giustina, comune bellunese, si è diplomata in tecnico della gestione delle risorse montane e forestali all’istituto «Della Lucia», nel capoluogo della provincia dolomitica. «L’amore per il bosco l’ho sempre avuto, da quando andavo a far legna con il papà – racconta – Proprio durante la scuola però mi sono appassionata alle gare con la motosega, con le mie compagne ho partecipato anche a competizioni all’estero». A portarla in Trentino, tre anni fa, è stato una scelta professionale: «Ho lavorato un paio di mesi in una ditta forestale, poi però ho fatto un concorso per diventare coordinatore per le foreste demaniali in Provincia di Trento». Quel concorso lo ha vinto, chiudendo la primo posto la graduatoria, ed oggi coordina una trentina di operatori forestali, molti dei quali molto più vecchi di lei, in un territorio che comprende i boschi di Cadino, Paneveggio, San Martino di Castrozza e Caoria: «Sono tutti uomini, a parte le cuoche…», scherza Desirèe. Una donna, dunque, una giovane donna in un ambiente da sempre dominato dai maschi, anche per questioni muscolari: «Vero, ci vuole forza, o meglio: nervo, come si dice dalle mie parti – sottolinea Desirèe – Ma con i macchinari di oggi, molto meno pesanti rispetto ad un tempo, contano tanto tecnica e attenzione». Problemi al lavoro, per questioni di genere, la ventitreenne assicura di non averne mai avuti: «Non qui. Ho trovato più difficoltà nelle aziende forestali, dove non vedono di buon occhio una donna nei boschi. In generale – osserva – in Italia c’è ancora un certo pregiudizio verso le donne che scelgono mestieri un tempo appannaggio dei maschi. In altri paesi europei è normalissimo trovare una donna che manovra non solo la motosega, ma anche l’escavatore. Le battute? Importante è non badarci». E la famiglia d’origine, dopo qualche perplessità iniziale, ha pienamente appoggiato la scelta professionale: «Diciamo che all’inizio non hanno capito, anche perché nessuno in famiglia aveva mai intrapreso questo mestiere. Poi mi hanno pienamente appoggiato: “Se ti piace, vai”, hanno detto».
Sia chiaro, la motosega per Desirèe è pura passione, perché sul lavoro è uno strumento che non utilizza mai. Alle gare (non a quella della Magnifica) partecipa sotto l’egida delle Federazione. Già, perché il taglio degli alberi è anche uno sport. E così la ventitreenne ha deciso di mettersi in gioco alla Festa del boscaiolo che si terrà in località Piazzol, a Castello-Molina di Fiemme, per altro il comune che ha scelto dove vivere, anche se la sede di lavoro è a Cavalese: «Sono quattro prove, a quella con l’accetta di sicuro non partecipo, perché lì si che ci vuole tanta forza. Però nel taglio del tronco e nella sramatura posso dire la mia».
Resta da chiedersi cosa prova anche il più appassionato dei boscaioli a tagliare una pianta secolare: «Lo ammetto fa un certo effetto, perché pensi alla storia di quell’albero a chi lo ha piantato, a cosa ha visto. Però sai che poi diventerà un violino, un mobile, la trave portante di una casa. Devo dire, però, che questo sentimento contraddittorio – conclude Desirèe – non c’è quando dobbiamo tagliare gli alberi colpiti dal bostrico».