Il collezionista
domenica 21 Gennaio, 2024
di Carlo Martinelli
Riavvolgiamo il nastro della memoria. 2003, ritiro del Cagliari calcio in Valsugana. Christian Pedron, professione barbiere, chiede a Gianfranco Zola se può avere la sua maglia. Sì, perché è da un po’ di tempo che il barbiere trentino – appassionato di calcio, enciclopedicamente curioso, sempre informato sulle cose del pallone, grande tifoso dell’Inter – raccoglie maglie di calciatori. Non quelle taroccate, sia chiaro. Da vero collezionista, cerca le originali, e poi va a caccia degli autografi dei calciatori. Una volta «firmate» diventano ancora più «preziose». Ma quel giorno Zola sembrava tentennare. Christian ha il colpo di genio: «Io sono barbiere e anche bravo, dicono. In cambio del taglio di capelli, accetto la maglia…». Zola sorride. È fatta.
Forse il giorno che segna l’inizio della «carriera» collezionistica di Chistian Pedron, è quel giorno in Valsugana. Christian oggi ha 42 anni: nel «Salone Pedron» di via Dietro le mura B, al numero 4, a Trento, lavora con la moglie Stefania Corn e con il fratello Tiziano, di cinque anni più giovane. Una pattuglia affiatata che affida alla simpatia e alla semplicità il biglietto da visita di un Salone dove i colori nero e azzurro sono predominanti (indovinate perché) ma dove la necessaria attitudine imprenditoriale è coltivata con il sorriso. Così nella parte di salone dedicata alla clientela femminile – dove la regina è Stefania – c’è anche l’angolo con le immagini dei calciatori della Juventus, per dire.
«Qui arrivano anche molti politici – aggiunge Christian – di destra, di sinistra, di centro. Così come succede con i tifosi di questa e quella squadra, lo spirito di un barbiere, è la storia della nostra professione a dimostrarlo, è quello di ascoltare tutti e con tutti dialogare». È risaputo, d’altronde: quando ci si siede su quella poltrona, pensieri, affanni e preoccupazioni cedono il posto alle sapienti mani dei barbieri. Se invece, fortunatamente capita, i pensieri sono positivi, proprio il barbiere diventa ideale interlocutore.
Certo, in via Dietro le Mura B c’è qualcosa di particolare, verrebbe da dire di unico. Perché il Salone Pedron è anche una sorta di museo, nato appunto sulla scia della passione di Christian, assecondata dalla moglie (e dal figlio Davide) e dal fratello. Negli anni la sua tecnica si è affinata e ai ritiri estivi delle squadre in Trentino, in particolare, lui c’è sempre. Clienti più o meno vip lo aiutano a trovare pass e permessi vari. E Christian in cambio dei suoi apprezzati tagli – o di spuntatine fatte come si deve: si sa che i calciatori sono assai sensibili alla chioma oltre che ai tatuaggi – ottiene le maglie. Una sorta di baratto che
elimina il denaro: buffo se si pensa che il calcio moderno è il paradiso dei soldi, tanti (spesso troppi), maledetti e subito. Non importa. Il barbiere taglia i capelli ai calciatori (decine di fotografie appese nel salone lo testimoniano)
e le maglie prendono la direzione della sua personalissima collezione. Che oggi conta – tenetevi forte – la bellezza di 1300 pezzi. Unici. Unicissimi. C’è la storia del calcio
italiano (e non solo) negli armadi stipati nei quali Christian custodisce i suoi “gioielli”. Una collezione divisa tra casa (dove le magliette numero 10, tutte firmate con dedica, di Roberto Baggio, Francesco Totti, Alessandro Del Piero sono accanto all’autografo di Diego Armando Maradona) e bottega (dove spiccano anche le gloriose magliette del Calcio Trento). Sì, perché se è vero che Christian è riuscito ad entrare in possesso delle maglie firmate da CR7, Ronaldo il Fenomeno, Messi, Ronaldinho, Toni, Causio, Figo, Mattheus, Fabregas nonché dei pettorali, ovviamente autografati, di tutta la nazionale italiana di sci (dal mitico Thoeni a Sofia Goggia) o del casco usato da Gibo Simoni (fresca novità) è altrettanto vero che molti, quando si accomodano nel salone, se devono parlare di calcio… iniziano dal Trento. E così Christian si illumina: è riuscito a completare la raccolta della serie “storica” delle maglie del Calcio Trento (nonché delle foto ufficiali della squadra con tanto di firma autografa, giocatore per giocatore). Poche settimane fa è venuto a trovarlo la capigliatura più amata dai tifosi del Trento, negli anni d’oro: capitan Walter Daldosso, per tutti Sandokan. L’occasione per immancabili ricordi legati allo stadio Briamasco e per la firma con dedica sulla maglietta del roccioso stopper che il barbiere collezionista ha da tempo in bacheca, assieme a quelle di campioni quali Domenghini, Signori e Toldo, accomunati appunto dal fatto di aver indossato la casacca degli aquilotti.
Ma che al Salone Pedron i cimeli non siano solo storici lo testimonia una delle più recenti «acquisizioni«: la maglia di Daniele Casiraghi, il centrocampista del Südtirol, attuale capocannoniere del campionato di serie B.
D’altronde la sua collezione, dalle maglie anni Settanta in lana grossa, solo il numero sulla schiena, niente marchi di sponsor, niente di niente a quelle d’oggi, ipertecnologiche, fibre che più fibrose non si può, marchi, marchietti, nomi e cognomi sul retro, racconta anche l’evoluzione (o l’involuzione, dipende dai punti di vista) del calcio.
Infine, un ricordo. Ritiro estivo dell’Inter, qualche anno fa, in Alto Adige. Christian Pedron taglia i capelli ad Alvaro Recoba, indimenticabile funambolo del pallone, «persona di squisita gentilezza», ricorda. Anche a «El Chino» il barbiere trentino racconta della sua grande passione. Maglie, maglie e ancora maglie. L’attaccante lo ascolta, lo guarda negli occhi e gli dice: «Senti, non dirlo a nessuno. Di là c’è una borsa piena di maglie, dovevo spedirla in Uruguay. Ma tu sei simpatico e mi piaci. Prenditela, non farla vedere a nessuno e portatela via». Christian Pedron rammenta con quale emozione caricò in auto quel borsone e di come, appena arrivato in autostrada, sulla via del ritorno verso Trento, non seppe resistere. Alla prima piazzola di sosta apre il bagagliaio e dal borsone estrae un autentico ben di dio in maglie. C’era quella di Recoba, ovviamente, ma anche quelle di Ronaldo, Zanetti, Cordoba, Vieri. Se ancora oggi Christian mette Recoba in testa – o quasi – alle sue preferenze calcistiche, lo si deve con ogni probabilità anche a quella giornata altoatesina. Giorno di caccia grossa.