Il fatto
mercoledì 2 Ottobre, 2024
di Benedetta Centin
«Il volo dalla giostra ha cambiato la vita a mia figlia: il terribile incidente di quest’estate non le ha lasciato solo traumi fisici ma anche emotivi, per lei è ancora oggi un incubo. Si sveglia nel cuore della notte, ha spesso mal di testa e dolori. E se è vero, come è emerso finora dalle indagini della Procura, che quell’incidente si poteva evitare, che la giostra, come pare e come dovrà essere accertato, non avrebbe dovuto superare il collaudo e non sarebbe stata nemmeno montata in modo corretto, allora la rabbia sale. Tanta rabbia. Perché poteva essere una strage quella sera al luna park: su quell’attrazione c’erano 14 ragazzi, tra questi i miei due figli». A parlare, con la voce che tradisce l’emozione, con le lacrime che soffocano le parole, è la mamma della diciottenne che il 14 luglio scorso, alla sagra di San Prospero a Borgo Valsugana, è precipitata da una giostra. Scaraventata sull’asfalto da un’altezza di più di otto metri mentre il sedile dell’astronave girevole «Top Spin» su cui si trovava con un’amica (precipitata a sua volta di sotto) roteava su se stesso in elevazione. Un volo dovuto, secondo i primi accertamenti, alle maniglie di sicurezza che non avrebbero funzionato, allo sganciamento della barra orizzontale, delle cosiddette protezioni di blocco, che avrebbero dovuto tenere inchiodato allo stesso sedile le due ragazze. Chi era sull’attrazione in quel momento racconta di aver sentito un forte rumore, subito dopo le due giovani sono state proiettate sull’asfalto. Dinamiche e responsabilità andranno comunque chiarite, o meglio cristallizzate, in sede di incidente probatorio, nell’ambito dell’inchiesta che vede quattro indagati a vario titolo per lesioni colpose e falso ideologico. Non solo il giostraio trevigiano ma anche tre professionisti, l’ingegnere che ha firmato il documento sul collaudo, il geometra di Trento presidente della commissione provinciale di vigilanza che avrebbe dato parere favorevole all’utilizzo della giostra qualche giorno prima dell’incidente dopo aver effettuato un sopralluogo, e il perito industriale che ha attestato e certificato la regolare installazione e il corretto montaggio della giostra. Tutte attestazioni non veritiere secondo la Procura. «Quella sera i testimoni hanno visto volare mia figlia come una bambola di pezza in mezzo alla gente — racconta la mamma, ancora molto provata — È caduta già svenuta e si è svegliata a terra, in stato di choc, sanguinante alla testa per l’impatto con il seggiolino della giostra. Ci ha messo ore a realizzare quello che le era accaduto. E man mano che passava il tempo il dolore è diventato insopportabile per lei». Tra i primi a soccorrere la brillante studentessa e nuotatrice agonista (assistita dall’avvocato Claudio Tasin) anche il fratello di due anni più giovane che era sulla stessa giostra. È stato proprio lui a telefonare al padre, che si trovava nelle vicinanze. E il genitore certo non si aspettava uno scenario del genere, tra sirene, ambulanze, elicottero in arrivo e sua figlia in serie condizioni, così come l’amica di 23 anni, insegnante di acquafitness finita a sua volta d’urgenza al Santa Chiara. E se per la studentessa il ricovero in ospedale è stato più breve – la più grande è tornata a casa solo di recente – questo non vuol dire che il percorso di guarigione sia concluso. «Mia figlia è forte e può contare su di noi, che non l’abbiamo mai lasciata sola. So quanto impegno e dedizione ci sta mettendo nello studio, al suo ultimo anno di superiori, nonostante le forti emicranie che la attanagliano. E so che i traumi emotivi riportati sono più forti di quelli fisici: le capita di rivivere ancora quelle drammatiche sequenze, con la paura e l’ansia che hanno la meglio. Per lei è stato terribile e non sarà facile liberarsi di quest’incubo. Sono però convinta che ci riuscirà, anche grazie all’affetto di chi le vuole bene». Come i tanti che l’hanno riabbracciata nei giorni scorsi nella piscina di Pergine Valsugana con una festa di benvenuto dedicata anche all’amica 23enne. «Grazie a chi ci ha dimostrato vicinanza, in particolare a Daniele Armelao (responsabile di Rari Nantes Valsugana) e a sua moglie Anna, sempre vicini».