La proposta
martedì 12 Dicembre, 2023
di Margherita Montanari
La linea suggerita dall’assessore Achille Spinelli per dare slancio all’occupazione femminile non incontra l’obiezione dei sindacati. «Un’inversione ad U molto positiva – nota tagliente Andrea Grosselli, segretario generale della Cgil del Trentino – Eravamo fermi alle parole della consigliera leghista Dalzocchio, che un paio di anni fa disse che l’unico modo per sostenere le nascite era sostenere le casalinghe. Ora finalmente la nuova giunta si convince di quello che dicono i dati: cioè, l’esatto contrario». Una delle leve che la nuova giunta provinciale conta di muovere per rilanciare per rilanciare la presenza delle donne nel mondo del lavoro e al contempo sostenere la famiglia è l’assegno unico. Una misura da «voucherizzare», per offrire servizi di cura di valore equivalente. «Noi siamo d’accordo con la voucherizzazione – commenta Grosselli – Ma crediamo che sia una misura spot. Il problema è molto più ampio. Riguarda i redditi, l’accesso alla casa, l’inserimento dei giovani e l’occupazione femminile». E così il sindacalista insiste per «un piano straordinario sulla natalità e la famiglia».
Grosselli, che cosa ne pensa della proposta di Spinelli di voucherizzare l’assegno unico provinciale?
«L’assegno unico provinciale fin dal 2018 era stato in parte voucherizzato, per un 30% del suo valore, e l’utilizzo condizionato a determinati servizi dei figli, come il trasporto pubblico e la mensa. La cosa era stata sospesa dalla giunta dal 2020, in piena pandemia e poi mantenuta durante l’emergenza energetica, in cui le famiglie avevano bisogno di liquidità. Io stesso nel 2020 avevo proposto di estendere la quota voucherizzata, come misura utile a spingere sui servizi di cura: baby-sitter, centri estivi, coop sociali. Farlo consente di creare valore per l’economia e fare emergere certi lavori. Il problema però è che la fatica che fanno le famiglie oggi non si risolve solo con questo».
La riforma è un primo passo, ha spiegato Spinelli. Altre strade sia per rilanciare la natalità, sia per accrescere l’occupazione femminile saranno studiate dalla giunta.
«Il tema è che le famiglie non hanno bisogno di misure spot e residuali, come il bonus natalità o il bonus per coppie che fanno un figlio. Servono misure strutturali. Per questo serve un piano. Siamo in piena emergenza demografica. Nel 2022 abbiamo 7.700 bambini dagli 0 ai 15 anni in meno rispetto al 2012 (-15%). Nel 2023 avremo il tasso più basso della natalità degli ultimi 25 anni: la proiezione dell’ultimo dato Ispat dei nuovi nati a settembre dice che a fine avremo 3.850 nuovi nati circa. Questo deve portare la Provincia ad aumentare la quota di risorse per le famiglie».
Quale potrebbe essere intanto una misura per partire?
«Intanto da mesi chiediamo di indicizzare l’Icef per l’assegno unico provinciale al costo della vita. Il monte salari è cresciuto nel 2022, ma non abbastanza da coprire i rincari generali. Non indicizzando l’Icef, si espellono in automatico nuclei famigliari dai benefici delle misure sociali e si riduce ulteriormente la capacità di spesa di quelle famiglie. Anche lo Stato usa buon senso: l’Icef sull’assegno unico statale aumenterà. Il Comune di Trento anche ha fatto un passo avanti. Nel capoluogo per avere una riduzione della tariffa dei nidi bisogna avere una soglia non superiore allo 0,40. Abbiamo richiesto di elevarla. E il Comune oggi (ieri, ndr) ci ha risposto sì. La soglia diventa 0,44. Dall’anno prossimo quindi cambierà. Anche la Provincia dovrebbe adeguarsi».
A proposito di nidi, gli investimenti a livello nazionale sono stati depennati dal Pnrr.
«Una scelta preoccupante. L’Emilia-Romagna entro questa legislatura porterà i posti dei nidi al 70% dei bambini 0-3 anni. Il Comune di Trento è intorno al 50%. Io dico che il Trentino debba porsi l’obiettivo del 70%».
Invece per quanto riguarda le dimissioni femminili, quali suggestioni date per disincentivarle?
«Aumentare la detrazione per il calcolo dell’Icef, relativamente ai redditi da lavoro femminile. Il reddito medio delle donne occupate in trentino è 15mila euro lordi. Quello che proponiamo è esentare dal computo Icef i redditi inferiori ai 15mila euro. In questo modo si incentiverebbero a lavorare quelle donne che oggi decidono di non lavorare per evitare che il reddito salga e porti il nucleo ad essere escluso da certi benefici. Avere più lavoratrici significa anche recuperare il gettito fiscale. La misura potrebbe addirittura autofinanziarsi».
È chiaro che servono più risorse per finanziare simili interventi.
«Di 42 milioni che la Provincia ha rischiato di perdere a causa delle minori entrate fiscali, ne sono stati recuperati 19 circa. La delegazione parlamentare del centrodestra ha esultato. Ma non dimentichiamo che ce ne sono altri 24 di milioni ancora in bilico. Io penso che proprio queste risorse potrebbero essere la base di partenza per finanziare misure strutturali a favore della natalità e la famiglia, con servizi pensati per la fascia di età 0-10. A favore di un piano, senza limitarsi a voucherizzare l’assegno unico, per quanto utile. Serve fare uno sforzo per ottenere indietro i 25 milioni che mancano e dedicarli a queste politiche»