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venerdì 29 Dicembre, 2023

Disoccupazione agricola, in Trentino almeno 20mila stagionali con contratti a termine

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Secondo l'ultimo rapporto della Flai Cgil sono 25.485 le persone che svolgono lavori nella campagne trentine e solo 2.286 sono state assunte a tempo indeterminato

Quello della disoccupazione agricola è un tema che interessa potenzialmente più di 20 mila persone sul nostro territorio di cui, ogni anno, in media 6.000 fanno domanda. Il lavoro nelle campagne è inevitabilmente collegato alla stagionalità: l’ultimo rilievo, riferisce Elisa Cattani, segretario generale della Flai Cgil, riferisce di 4.065 aziende in Trentino, che hanno occupato 25.485 persone. Di queste, gli assunti a tempo indeterminato sono 2.286. «Dalla media – spiega Cattani – emerge il rapporto giornate/occupati che si attesta sui 100 giorni lavorativi. Numeri che danno la misura dell’importanza della disoccupazione agricola come fondamentale integrazione al reddito. Quanto alla provenienza dei lavoratori stagionali, forte è la presenza di persone da Romania, Albania, Marocco e Macedonia».

La Flai Cgil, in collaborazione con il patronato Inca, è a disposizione di tutti i lavoratori stagionali: per un supporto burocratico nelle procedure per ottenere il trattamento di disoccupazione agricola, oltre che per controllo dei cedolini paga e degli elenchi nominativi degli operai agricoli per la verifica delle giornate lavorate.

Elisa Cattani ha inoltre concluso, proprio nei giorni scorsi, il suo mandato alla presidenza di Ebot – Ente bilaterale ortofrutta trentino. Nel chiudere l’ultimo bilancio di propria competenza ha proposto all’assemblea tre sfide per il prossimo futuro. Anzitutto l’istituzione di un nuovo fondo all’interno del bilancio di Ebot, da utilizzare per l’integrazione delle malattie dei lavoratori del settore (a oggi solo una parte è integrata e a carico del datore di lavoro); secondo, una nuova convenzione con Cooperazione e salute che dia maggiori coperture e, compatibilmente con la situazione economica dell’Ente, si estenda a una platea sempre più ampia di aventi diritto; terzo avviare nuove interlocuzioni con la Provincia e l’assessorato competente, in particolare su ulteriori risorse da destinare a quel “Fondo per calamità naturali” istituito giusto un anno fa sempre in seno al bilancio Ebot, utilizzabile potenzialmente per lavoratori e aziende. «È evidente che gli eventi estremi, sempre più spesso, caratterizzano anche il nostro territorio a causa dei cambiamenti climatici. Sono eventi che hanno avuto e che avranno conseguenze su coltivazioni, aziende agricole, lavoratrici e lavoratori del settore e dell’intera filiera di lavorazione e trasformazione. Per questo serve mettere in campo tutti gli strumenti a disposizione per prevenire ed eventualmente intervenire in tali situazioni.