Sanità

sabato 11 Gennaio, 2025

Divario di genere nella sanità trentina, la strategia di Ferro: «Nidi e part-time temporanei»

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Il direttore generale dell'Azienda sanitaria provinciale: «Poche primarie? Ne ho nominate 15 dal 2022. Siamo sulla buona strada»

«Dal 2022 al 2024 ho nominato 15 donne e 18 uomini come direttori di unità complessa. Siamo sulla buona strada. Nei prossimi anni avremo più primarie che primari». Così il direttore generale dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari (Apss), Antonio Ferro, commenta i dati sul divario di genere ai vertici dei reparti ospedalieri del Trentino. La strada da fare è ancora tanta: su un totale di 83 primari, solo 24 sono donne (il 29%). Secondo Ferro uno degli ostacoli da eliminare riguarda la disciplina dei contratti par-time: «Non possono essere un diritto acquisito».

«Cambiare il part-time»
Considerazione che nasce da una situazione concreta: «Oggi abbiamo circa 1.400 part-time, un numero elevatissimo. La platea che accede al part-time si è ridotta al minimo perché abbiamo raggiunto il tetto massimo: non possiamo più permetterci altri contratti», spiega il direttore generale. Tra il personale sanitario quasi un professionista su quattro (il 23%) lavora a tempo parziale. «Se una donna ha i bimbi piccoli chiede ed ottiene il part-time, ma poi, quando i bimbi diventano grandi, mantiene ugualmente il part-time». «In questo senso — considera Ferro — il part-time non può essere un diritto acquisito».
Secondo il direttore generale «sarebbe più giusto che gli attuali part-time fossero rimessi in gioco a favore di quelle persone, non solo donne ma anche uomini, che esprimono un effettivo bisogno». In poche parole lo status quo impedirebbe all’azienda sanitaria di soddisfare le richieste di conciliazione vita-lavoro attraverso il part-time. «Spero che ci sia una maggiore disponibilità da parte dei sindacati nella discussione sul contratto», è l’auspicio di Ferro.
Va detto che tra i primari i contratti part-time si possono contare sulle dita di una mano. E va anche detto che una delle principali criticità del mercato del lavoro trentino (non solo in ambito sanitario) riguarda proprio la concentrazione di donne nell’occupazione a tempo parziale, dovuta principalmente a una cultura che vede la mamma anziché il papà sacrificarsi per i propri figli.

Misure di conciliazione
In ogni caso l’azienda sanitaria sta valutando di implementare le misure di conciliazione vita-lavoro. «In particolare possiamo fare di più in termini di offerta di nidi aziendali — ammette Ferro — Oggi ne abbiamo solo uno a Trento. Stiamo vedendo se riusciamo ad aprire nuove sedi in altri presidi ospedalieri, ma non è semplice». Le altre misure di conciliazione già attive sono «la personalizzazione dell’orario di lavoro, lo smart working e una gestione più innovativa delle lunghe assenze».

«Invertiremo il trend»
Ferro ci tiene a rimarcare il proprio impegno per la parità di genere: «Ho sempre avuto una grande attenzione alla rappresentanza di genere, tant’è che fin dall’inizio, quando sono stato nominato direttore generale, ho nominato due donne come direttore amministrativo e direttore per l’integrazione socio-sanitaria: nel consiglio di direzione siamo due uomini e due donne».
Tornando al tema di partenza, cioè quello del divario di genere tra i primari, «bisogna tenere in considerazione che fino a dieci anni fa avevamo più medici maschi che femmine, mentre adesso – frutto anche del numero chiuso di Medicina – il 55% dei dirigenti medici sono donne. Nei prossimi anni sono convinto che riusciremo a invertire il trend e a raggiungere un equilibrio di genere, anzi avremo più primarie che primari».