Le nomine

sabato 13 Maggio, 2023

Dolomiti Energia, il ballo dei vertici. Merler verso la diocesi

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Si cerca un direttore generale, candidato Dalla Torre, alcuni soci chiedono un direttore finanziario. Presidenza, spunta il nome di Iori Concessioni, Tonina: «Partita aperta»

I fronti aperti in campo energetico sono molteplici. Primo tra tutti il nodo delle concessioni. Le grandi derivazioni trentine andranno a scadere nel 2024, ma sul tavolo del governo la provincia ha messo la richiesta di un orizzonte più lontano, per permettere alle multiutility, tra cui Dolomiti Energia (De) di programmare gli investimenti. Il secondo fronte, puramente trentino, ha a che fare con una serie di cambiamenti interni che interesseranno De da oggi al 2024. La società, infatti, andrà a rinnovare il proprio board entro l’anno prossimo.
Il titolo di direttore generale sarà il primo da assegnare. Arriverà anche il momento dell’indicazione di un nuovo amministratore delegato. Tra i soci c’è anche chi sostiene che, ormai, la società ha la caratura per attrezzarsi come una quotata. In tal senso, si valuta l’opportunità di ricercare anche un direttore finanziario. La partita non è che agli esordi. Nel 2024 andrà a scadere, dopo 20 anni, l’incarico dell’amministratore delegato di Dolomiti Energia (De) Marco Merler, che in un’intervista a «L’Adige» ha anticipato l’addio alla multiutility alla fine del mandato. Merler si avvia ad assumere l’incarico di economo diocesano, attualmente in mano a Claudio Puerari.
Ma alla nomina dell’ad si arriverà, appunto, solo a fine 2024. Nel frattempo, il principale impegno della società è la ricerca di un direttore generale, di cui è sprovvista dal 2018. Allo stato attuale, l’unica figura di cui si parla nei termini di un possibile direttore generale è Sandro Dalla Torre, attualmente responsabile finanziario del gruppo. Mentre Stefano Quaglino, altro nome circolato in questi giorni, non trova riscontro. Direttore generale di Dolomiti Energia fino alle dimissioni nel 2018, attualmente è impegnato come manager di Agsm Aim, la società frutto della fusione tra le municipalizzate di Verona e Vicenza. Non ci sono riscontri di un suo interesse a ritornare a Trento. Uno scenario che potrebbe facilitarne il rientro potrebbe essere quello di una convergenza tra De e Agsm Aim (nel 2020 proprio Dolomiti Energia e Alperia avevano presentato un «piano di sviluppo federativo» con la realtà veneta). Ma l’opzione non sembra nei radar. L’unico dato certo, al momento, è che Dolomiti Energia ha ingaggiato la società cacciatore di teste Egon Zehnder per cercare il futuro direttore generale. L’obiettivo che si è data è di arrivare a una rosa di nomi già entro l’estate. Presumibilmente, il direttore generale non sarà anche il nuovo ad.
Sulla base dell’indicazione del socio Findolomiti Energia (Finde), o meglio del Comune di Rovereto, che partecipa equamente alla società finanziaria con Provincia e Comune di Trento, a novembre è stata nominata presidente la commercialista Silvia Arlanch. Al rinnovo del cda, anche la carica di presidente potrebbe finire nel rimescolamento di carte ed equilibri. Alcune indiscrezioni di fonti informate darebbero il commercialista Michele Iori, già presidente del consiglio di gestione di Fondazione Caritro, tra i nomi su cui potrebbe condensarsi la scelta del Comune di Trento. Si tratta, per ora, di ipotesi che circolano tra gli addetti ai lavori. E che arrivano con un anno di anticipo rispetto al momento effettivo in cui verrà formato il nuovo cda. Un’ultima partita potrebbe riguardare una carica finora rimasta inespressa nel gruppo, ossia quella di direttore finanziario. Dolomiti Energia non ne ha mai avuto uno. Ma secondo alcuni soci ormai la società ha l’esigenza strutturarsi di più anche in questa direzione. A breve il cda approverà un importante piano industriale che guarda al 2027. Per ora sono state rese note solo le linee guida, che prevedono una scommessa su fonti di energia rinnovabili. E si conosce la portata degli investimenti in gioco: ai soci in assemblea è stato prospettato un pacchetto da un miliardo di euro. Su cui resta però l’incertezza legata al rinnovo delle concessioni idroelettriche.
Il loro destino è ancora in bilico. In provincia, 17 di 20 grandi derivazioni idroelettriche – gestite per la maggior parte da Hydro Dolomiti energia (Hde), società del gruppo Dolomiti Energia (De) – andranno a scadenza il 31 dicembre 2024. Per il vicepresidente e assessore all’ambiente Mario Tonina questo è un momento positivo. Diversi elementi danno modo alla Provincia di credere che «la partita è aperta». Qualche giorno fa, il ministro Gilberto Pichetto Fratin, a conclusione di un convegno di Althesys, ha detto una cosa interessante anche per il Trentino. «Sull’idroelettrico stiamo ragionando, dobbiamo dare una norma che permetta fin d’ora di riassegnare (non uso il termine prorogare) le concessioni in un termine congruo, tale da consentire gli investimenti», ha detto Pichetto. Portando poi l’esempio di Enel, le cui concessioni andranno a scadenza intorno al 2029. «Se la norma consente alla società di non aspettare prendendo la concessione fino al 2040 o 2045 è in grado già oggi di fare un piano investimenti». Parole che lasciano presupporre un disegno della norma nazionale per tutelare risorse energetiche strategiche, come l’idroelettrico, gestite da società italiane (quindi anche De), per evitare la gara europea. Il governo, però, fa attenzione a non andare in contrasto alle norme Ue sulla concorrenza. Ogni disegno normativo è infatti rimandato a quando Roma avrà chiuso la partita del Pnrr – da cui ora dipendono 20 miliardi.
Nel frattempo, la Provincia di Trento, il 7 dicembre, ha approvato una legge per stabilire la proroga delle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche dal 2024 al 2029. Allineando così la scadenza delle concessioni trentine a quella di altre in scadenza, Enel in primis. Norma che il governo ha impugnato. Il ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, ha aperto un tavolo tecnico per coordinare una soluzione. Gli incontri sono stati due. Ce ne sarà presto un terzo. I tecnici sono al lavoro per arrivare entro l’estate – fondi Ue permettendo – alla norma, inizialmente attesa per marzo. Le parole del responsabile del Mase sono il segnale che la soluzione a cui si lavora non è tanto la proroga. Ma qualcosa che guarda oltre. Alla sospensione delle gare e alla riassegnazione delle derivazioni agli attuali concessionari.