L'indagine
martedì 19 Marzo, 2024
di Elisa Egidio
Dipendenza da attività fisica e da sostanze proibite, ossessione per l’immagine. Questi i nuovi fitness trend che da qualche anno si stanno diffondendo anche al di fuori del mondo dello sport, attraverso i modelli proposti da social, pubblicità e industria di Hollywood. Un’immagine distorta della realtà che rischia di annacquare il vero senso dello sport, con effetti negativi sulla salute fisica e mentale. Ne hanno parlato Ornella Corazza, direttrice dell’Addiction Science Lab del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive di Trento e Olivier Rabin del World Anti Doping Agency, nell’incontro Dipendenze e salute mentale nello sport alle Gallerie di Piedicastello. L’evento è proseguito con la visita della mostra “Records-Anelli di congiunzione”, curata dalla Fondazione Museo Storico del Trentino con la Fondazione Milano Cortina 2026 per conto della Provincia Autonoma di Trento, in attesa delle Olimpiadi del 2026. «L’enfasi che noi vogliamo dare è sullo sport che ovviamente deve essere anche prestazionale e far emergere le eccellenze, ma sempre con riguardo per il benessere», ha esordito il professore Jeroen Andre Filip Vaes, direttore del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive, che l’anno prossimo inaugurerà il corso di laurea triennale in Scienze motorie e benessere con l’Università di Verona. «Ė un tema che comincia a interessare anche il mondo paralimpico, il doping è entrato nel nostro mondo perché il nostro mondo si è sviluppato, ha iniziato ad avere importanza e visibilità e intorno alla visibilità girano i soldi. Il doping è frutto, molto spesso, anche delle possibilità economiche che lo sport regala alle persone che lo praticano ad alto livello», ha ammesso Massimo Bernardoni, presidente del Comitato Paralimpico di Trento. «Nel mondo paralimpico molti atleti fanno uso di medicinali e questo complica le cose», ha aggiunto. «La nuova cultura telematica ha portato nuove idee e comportamenti nello sport, ma anche nella vita quotidiana. Non riusciamo più a percepire quello che è intorno a noi senza l’intermediazione di uno schermo», ha detto Ornella Corazza dell’Addiction Science Lab, che studia l’effetto dei nuovi trend social sulle abitudini e la salute delle persone che praticano sport. Desta allarme la cosiddetta fitspiration, l’emulazione ossessiva dei corpi perfetti e innaturali proposti dai social, che può indurre all’uso di sostanze dopanti e a praticare sport a puro scopo estetico. Sostanze nocive che spesso vengono vendute online come legali a un target formato soprattutto da adolescenti. «In Gran Bretagna c’è una licenza per testare questi prodotti, da una ricerca è emerso che molti erano contaminati da sostanze nocive», ha riferito Corazza. In aumento, anche al di fuori dello sport professionistico, l’uso delle Performance and Image Enhancing Drugs, tra cui sostanze dimagranti, per l’aumento dei muscoli e afrodisiache. Una ricerca condotta dall’Addiction Lab ha poi evidenziato l’inflazione, durante il Covid, di disturbi dell’immagine e dipendenza da attività motoria, soprattutto tra chi era maggiormente esposto ai social. «Abbiamo bisogno di un programma antidoping sostenuto dalla scienza e dai fatti, dai numeri», ha dichiarato Olivier Rabin della Wada, agenzia che individua le sostanze nocive secondo standard internazionali. Tre i criteri stabiliti dal World Antidoping Code: «Devono costituire un potenziale aumento delle performance, un rischio per la salute dell’atleta e avere un uso contrario allo spirito dello sport».
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