Salute
martedì 7 Marzo, 2023
Dopo il Covid, boom di disturbi alimentari: «In Trentino aumentati del 40%, casi anche sotto i dieci anni»
di Davide Orsato
I dati presentati in consiglio provinciale: 69 interventi «salvavita» nel corso dell'ultimo anno

Un’impennata che ha una data e una causa ben precisa: è iniziata nella seconda metà del 2020 dopo la pandemia e i lockdown per combattere il Covid. E che ha portato a una seconda epidemia: più subdola, che rimane a lungo nascosta tra le case prima di arrivare, spesso quando è molto tardi, a essere curata in ospedale. I disturbi alimentari, tra questi bulimia e anoressia sono aumentati in Trentino del 30 – 40%, colpendo in particolare gli adolescenti, ma anche ragazzi e ragazze in età prepuberale, sempre più giovani: ci sono anche casi sotto i dieci anni. Dati che sono stati annunciati dall’assessore provinciale alla Salute, Stefania Segnana, in risposta a un quesito posto, in consiglio provinciale nel corso del question time, dal consigliere del Partito democratico, Luca Zeni. Attualmente, i pazienti in carico sono 450, di cui 177 minori. Una situazione non facile da gestire, data la difficoltà di trovare medici specializzati «Sono due gli psichiatri attivi al Centro disturbi del comportamento alimentare – ha spiegato in aula Segnana – di cui una part-time, dopo che la quarta si è licenziata nel 2022 dopo aver vinto un altro concorso». Una carenza di organico, prosegue l’assessore, a cui si sta cercando di rimediare. «È in atto un concorso per l’assunzione di una dietista e nel frattempo sono state chieste altre figure di comparto. Una situazione che ha comportato un allungamento delle liste d’attesa, specie nella seconda metà del 2022, comunque migliorata di recente grazie ad aggiustamenti organizzativi e agli elevati ritmi di lavoro. Le urgenze sono garantite con valutazione entro una settimana, le emergenze sono inviate in pronto soccorso».
Queste patologie possono portare anche alla morte. I ricoveri ospedalieri definiti «salvavita» nel 2022 hanno interessato 69 minori e cinque adulti. I posti residenziali per il regime di comunità sono 8 e l’occupazione è a pieno regime, mentre il day hospital (6 posti) è attualmente sospeso per la carenza di personale dietistico. Chieste all’assessore Segnana anche le ragioni degli invii fuori provincia: «Ne è avvenuto solo uno – la risposta – per una paziente, motivato da una grave comorbidità psichiatrica, non gestibile nella realtà trentina». La Provincia ha ricevuto dal fondo statale 227.500 euro per il contrasto dei disturbi dell’alimentazione di cui 136.500 di competenza per il 2022 e la restante parte per il 2023.
«Si tratta di un tema molto delicato per il quale l’attenzione del sistema pubblico deve essere molto elevata – la replica di Zeni – abbiamo avuto conferma che delle difficoltà ci sono, soprattutto legate al personale. È fondamentale concentrare le energie per evitare lunghe tempistiche e difficoltà organizzative».
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