Mercato immobiliare
giovedì 6 Giugno, 2024
di Gianluca Ricci
«Bisogna rilevare che spesso l’affittanza turistica viene preferita dai proprietari non tanto perché più remunerativa, ma soprattutto perché in caso di morosità occorrono almeno un paio di anni e ingenti spese legali per rientrare in possesso del proprio immobile». A confermarlo è Domenico De Franco, contitolare di una delle agenzie immobiliari più attive di Arco, Gardacasa, che ha avuto modo di verificare in prima persona i motivi dell’esplosione del fenomeno negli ultimi anni. «Addirittura i malcapitati proprietari sono disposti a sborsare generose buonuscite purché l’inquilino moroso lasci l’appartamento». Ecco spiegato dunque il clamoroso boom degli affitti brevi che ha reso l’intero alto Garda una piana desolata e inabitabile per chiunque desideri non solo affittare, ma anche acquistare un appartamento in cui vivere. Anche se di concause ce ne sono altre, verificatesi quasi in simultanea in una sorta di tempesta perfetta che ha finito per escludere dal sogno di una casa nel Garda Trentino chiunque non possegga un patrimonio personale di tutto rispetto. «Circa sei mesi dopo lo scoppio del Covid, a partire dall’autunno del 2020, i prezzi hanno iniziato inesorabilmente a salire, riportando uno stupefacente +60% in meno di 4 anni. Dopo la reclusione da pandemia le famiglie si sono rese conto di quanto sia importante uno spazio esterno, per cui molti hanno deciso di cambiar casa. Parecchi hanno anche iniziato a fare smart-working, per cui si è resa necessaria una stanza in più. A ciò – ha spiegato De Franco – va aggiunta la tendenza di molte famiglie delle regioni adiacenti, soprattutto Lombardia ed Emilia Romagna, di trasferirsi nel nostro territorio, dove la qualità della vita viene ritenuta migliore. Un ulteriore fattore che ha fatto crescere la domanda e i prezzi è stato l’uso, sempre più diffuso, del mattone come forma di investimento, il che è stato agevolato dai rendimenti molto bassi per forme di investimento alternative». Senza calcolare il peso che ha avuto l’abnorme aumento dei costi di ristrutturazione, pressoché raddoppiati, dovuti agli incentivi relativi al 110%, che ha fatto schizzare in alto il valore del nuovo e del ristrutturato, fenomeno che ha finito per trainare in su anche il resto. Morale della favola: nell’alto Garda non si trovano più appartamenti in affitto nemmeno se ci si rivolge a specialisti del settore come De Franco e nemmeno se ci si rende disponibili a spendere anche 8-900 euro al mese per un bilocale contro i 500 che servivano pochi anni fa. «Il fenomeno dell’aumento dei prezzi – ha proseguito De Franco – ha fatto sì che molte famiglie della Busa abbiano deciso di trasferirsi in zone limitrofe molto meno care come Tenno, Nago, Dro, Pietramurata, Drena e la Val di Cavedine, aree che però stanno registrando anch’esse un aumento dei prezzi». È il gioco della domanda e dell’offerta, un gioco che però, se non contenuto all’interno di regole ben precise, rischia di distruggere l’intero equilibrio sociale costruito faticosamente sul nostro territorio decennio dopo decennio. Quando il turismo, anziché portare ricchezza e prosperità, inizia a procurare danni, è necessario che l’ente pubblico intervenga a ridefinire le regole del gioco. In particolar modo ad Arco, che, secondo i dati in possesso di Gardacasa, ha superato per la prima volta Riva del Garda nel livello dei prezzi degli immobili: «Ciò è probabilmente spiegabile con la maggior qualità della vita per un residente – ha ipotizzato Domenico De Franco – soprattutto nei periodi estivi, quando la città lacustre è intasata dalla mole dei turisti. Arco è vista come un borgo più vivibile, in cui il bilancio tra residenti e turisti è molto più equilibrato». Le soluzioni, secondo chi si occupa quotidianamente di acquistare e vendere immobili (quando ne trova di disponibili, s’intende) ci sarebbero, ma necessitano di interventi coraggiosi da parte dell’ente pubblico. Non della Provincia, poiché le problematiche sono diverse da territorio a territorio: dovrebbe essere l’amministrazione comunale a prendersi carico della situazione. «Oltre ai classici disincentivi – ha sostenuto De Franco – si possono mettere in campo forme di detassazione per chi affitta ai residenti. Riteniamo però che con questi metodi blandi il problema non si risolva alla radice. Solo se il Comune si facesse garante in caso di morosità dell’inquilino i proprietari potrebbero decidere di optare per gli affitti annuali».
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