Il rogo
giovedì 24 Agosto, 2023
di Davide Orsato&Leonardo Omezzolli
Sono bastati poco più trenta minuti a distruggere il drago Vaia. Le prime fiamme, visibili da Magrè sono state notate poco prima delle 22 di martedì. Poi il rogo vero e proprio visibile a chilometri di distanza. Infine i pochissimi resti, un cumulo di cenere a testimonianza dell’opera nata per «raccontare» quel terrificante evento atmosferico che distrusse quarantamila ettari di patrimonio boschivo. Hanno cercato a lungo, lì, i tecnici dei vigili del fuoco e i carabinieri della compagnia di Rovereto, nella speranza di trovare un indizio o, meglio, un innesco. Ma il mistero permane: non si sa chi – e come – abbia appiccato il fuoco alla scultura realizzata dall’artista Marco Martalar. Ma c’è la convinzione che il gesto sia riconducibile a mano umana. Perché? Le fiamme sono state circoscritte alla scultura e il pronto intervento dei vigili del fuoco volontari di Lavarone, benché non abbia aiutato a salvare l’opera, ha comunque evitato che si estendessero alla vegetazione circostante. Dunque l’incendio è partito dal Drago, non l’ha raggiunto. Da stabilire se sia stato accidentale (ad esempio, un mozzicone di sigaretta abbandonato) oppure doloso. Anche in questo caso è la logica, il calcolo delle probabilità, a portare di più verso la seconda strada rispetto alla prima. Le indagini saranno coordinate dalla procura di Trento: il pubblico ministero Maria Colpani ha aperto un fascicolo per incendio. Gli inquirenti stanno battendo ogni pista. Il luogo è isolato e raggiungibile da più strade. Almeno una telecamera, posizionata non lontano dall’accesso del sentiero maggiormente battuto per raggiungere il punto panoramico dove si trovava il drago, però c’è: i filmati sono stati acquisiti dai carabinieri. Nel frattempo il primo cittadino Isacco Corradi ha avviato (mentre le fiamme bruciavano l’opera) una raccolta fondi che ha immediatamente riscosso successo. alla sera di ieri le donazioni avevano raggiunto quota 14 mila 258 euro da ben 534 donatori. «Qui si piange – ha spiegato Corradi con la voce commossa – c’è una tristezza collettiva perché quest’opera apparteneva alla collettività ed era un simbolo per tutti noi e tanto ha fatto per sostenere la nostra comunità. Il drago – continua il sindaco – è diventato un’immagine che ha viaggiato in tutto il mondo e sono migliaia le persone che ne serbano un felice ricordo. Tutti stanno denunciando l’atto che con ogni probabilità è dovuto all’origine umana. Ora affrontiamo questa sorta di lutto collettivo e poi penseremo come agire. Difficile dire cosa succederà ora, se lo ricostruiremo o se vi sarà dell’altro. Stiamo aspettando di avere dati certi, per valutare, per decidere, ora c’è solo tanta amarezza e vedo tanti volti tristi. si stanno mobilitando tutti». E proprio la viralità iconica del drago ligneo ha permesso a quest’atto vandalico di diventare virale. Persino l’attore Andrea Pennacchi ha condiviso la raccolta fondi per contribuire a ridare vita ad un simbolo futuro.
«Alle 21.30 di martedì 22 agosto il drago Vaia sparisce sotto le fiamme. Che sia stato per una foto artistica o per atto doloso è in ogni caso stupidità umana dettata dall’ego – chiosa il primo cittadino – In questi tre anni ho visto persone arrampicarsi, rovinarlo ma mai avrei pensato si arrivasse a tanto. Con sacrificio ed impegno avevamo costruito un percorso ed un progetto educativo molto importante, purtroppo la stupidità umana ha rovinato qualcosa di bello. Non vogliamo darla vinta a chi ha fatto questo, dobbiamo ripartire più forti di prima. Come la caduta dell`Avez ha permesso di costruire il drago e avviare il progetto Anima, questo evento catastrofico sarà un ripartenza, una rinascita»
Il progetto
di Robert Tosin
Approvato il progetto esecutivo. I proprietari dei terreni hanno presentato le loro osservazioni contrarie all’opera, ma la Provincia tira dritto per contenere le esondazioni dell’Adige