La sentenza
sabato 13 Maggio, 2023
di Davide Orsato
Oltre un secolo di condanne diviso tra quattordici componenti della banda. Con una pena quasi da record: 26 anni e 8 mesi per la persona individuata come il capo dell’organizzazione, Hassen Fridhi, 41 anni, cittadino tunisino. Il tutto fa ancora più impressione se si pensa che è stata comminata nel pomeriggio di giovedì dal giudice per le indagini preliminari Renata Fermanelli, in rito abbreviato: dunque con la riduzione dei un terzo della pena. Un pronunciamento pesante che segue ad accuse molto gravi, quello di essere stata la principale «mente» dietro al traffico di droga cittadino (e non solo) nel corso degli ultimi anni, fino all’arresto, avvenuto a novembre 2020. Dietro alle bustine cedute vicino alla stazione, alla droga venduta alla Portela c’era, soprattutto, lui. Con l’aiuto di alcuni connazionalim tra cui la moglie. E nella cantina della sua abitazione, in zona San Giuseppe, teneva le scorte della droga: si parla di hashish, ma anche di cocaina e soprattutto di eroina, la principale fonte di guadagno per la banda. L’operazione era stata battezzata «Maestro»: a tre anni di distanza, il pronunciamento del gip dimostra la solidità dell’indagine effettuata dai carabinieri del nucleo investigativo di Trento, ricorrendo a una serie di appostamenti, riprese video e intercettazioni. Documentati 43 episodi di spaccio e di approvvigionamento, anche con quantitativi ingenti: etti di eroina in cambio di migliaia di euro. Benché l’epicentro fosse nel capoluogo, le attività della banda sono state documentate anche a Roverento e nel resto della Vallagarina, oltre che in altre zone del Trentino tra cui la val di Fassa e la val di Fiemme. Ed è proprio da lì, dalla prima operazione «Sciamano» (sedici arresti nel 2019, epicentro Castello di Fiemme) che era partito il filone d’indagine. Nel corso dell’attività investigativa, i carabinieri avevano arrestato in flagranza quattro persone e ne avevano denunciati altri quattro per ricettazione, sequestrando un chilo e mezzo di eroina, un chilo di hashish e 35 mila euro in contanti. Altri poi se n’erano aggiunti. Pene severe hanno riguardato Faizol Chebbi, 39 anni, tunisino residente a Calliano (dovrà scontare 14 anni e sette mesi), considerato il capo in seconda dell’organizzazione e Wajdi Ben Said, 35 anni anche lui tunisino e punto di riferimento per la Valsugana, residente a Pergine: era il principale corriere. E ancora: Issar Debba, otto anni e 36 mila euro di multa, Redouan Moukhlis, sei anni e otto mesi di carcere. Erano i principali spacciatori al dettaglio. Diversi gli italiani indagati, le condanne sono arrivate per tre di loro: Giuseppe Sorrentino, 53 anni, di Calliano che, secondo la ricostruzioni degli inquirenti era autista e uomo di fiducia dei due boss, per cui si occupava anche di recupero crediti; Maria Nicla Masellis, moglie di Ben Said e accanto a lui durante le compravendite di stupefacenti e Laura Mancin, complice che avrebbe messo a disposizione la propria auto per le consegne, oltre che «custode» della riserva di stupefacenti. Tutti e tre dovranno scontare oltre quattro anni. Il gruppo si affidava anche a un linguaggio in codice: ogni tipo di droga aveva il suo soprannome: la «bianca» era la cocaina e la «terra» era l’eroina. E quando c’era da «dare un passaggio» voleva dire che era pronta una consegna. Non li ha aiutati. Quelle arrivate ieri sono solo le prime condanne: in totale gli indagati nell’ambito dell’operazione sono 23.
incidente sul lavoro
di Redazione
L'episodio si è verificato in una ditta di arredamento a Cirè di Pergine. Due dipendenti stavano sistemando dei pannelli in legno con l'aiuto di un macchinario. Le due lastre sono poi cadute accidentalmente addosso ai due uomini, di cui uno in rianimazione, l'altro ferito in maniera non grave