L'intervista

domenica 5 Gennaio, 2025

Droghetti (Arcigay): “Tante denunce per l’omofobia. Apriremo un Centro anti-discriminazioni”

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Shamar Droghetti, presidente di Arcigay, interviene dopo gli insulti omofobi in Val di Non: "La politica non reagisce. La Provincia metta in campo strumenti per combattere l'omofobia"

Le parole non bastano. La lotta all’omolesbobitransa-fobia deve diventare una priorità politica e culturale per le istituzioni trentine». È la reazione forte del presidente di Arcigay del Trentino, Shamar Droghetti, all’aggressione omofoba avvenuta in Trentino. È successo in Val di Non nei giorni scorsi. Una coppia di ragazzi del posto è stata vittima di insulti omofobi. Li hanno visti su una panchina. Hanno fermato l’auto e abbassato i finestrini, gridando, nei loro confronti, insulti e mimando dei baci. Ma i due giovani non sono rimasti in silenzio, hanno deciso di presentare denuncia ai carabinieri dopo aver preso il numero della targa. E sull’accaduto i carabinieri della stazione di Cles stanno indagando.
Presidente Shamar Droghetti, come commenta l’episodio in Val di Non?
«Esprimiamo solidarietà ai due ragazzi. Un atto vile che dimostra quanto l’odio e la discriminazione siano fenomeni reali e riguardano anche il nostro territorio. L’episodio non è isolato. È colpa di un clima culturale che non è stato sufficientemente contrastato con politiche efficaci a livello locale e nazionale»
Negli ultimi anni si è registrato un aumento di episodi di questo tipo?
«Sì, è sempre più difficile vivere la propria identità di genere o orientamento sessuale alla luce del sole. Manca una legge contro la discriminazione omolesbobitransfobica. Non ci sentiamo tutelati»
Quante segnalazioni ricevete in media?
«Difficile dire un numero. Non tutti segnalano. Ma a fronte dell’inattività delle istituzioni provinciali e nazionali, ci stiamo attivando insieme ad Arcigay nazionale per far partire nei prossimi mesi un centro anti discriminazioni nella provincia di Trento: sarà un punto di riferimento per il territorio trentino»
Chi accoglierete?
«Tutte quelle persone che hanno subito aggressioni omofobe e quelle che hanno bisogno di supporto psicologico»
Le aggressioni omofobe sono concentrate maggiormente in città o in valle?
«È a macchia di leopardo in città, in periferia e in valle. Si raccolgono segnalazioni un po’ ovunque. Ci sono sempre più persone che a causa del proprio orientamento sessuale vengono allontanate dalla famiglia, tante anche le emarginazioni in contesti scolastici e in ambiente lavorativo»
Di che violenze parliamo?
«Verbali o micro-aggressioni che hanno a che fare con la vita quotidiana, come battute o etichette spiacevoli. La paura è che possano diventare fisiche»
Qual è la posizione del Trentino nei confronti della comunità omosessuale?
«È un territorio aperto. È chiaro che il crescente clima d’odio del governo centrale e l’incuranza del governo provinciale spinge le persone a sentirsi legittimate a commettere violenze nei nostri confronti».
Come si combattono episodi di questo tipo?
«Servono campagne di sensibilizzazione e informazione, educazione nelle scuole».
La politica, concretamente, cosa dovrebbe fare o potrebbe fare per prevenire le aggressioni come quelle degli ultimi giorni?
«Innanzitutto, adottare un linguaggio consono. Poi, servono politiche e normative specifiche di contrasto alle discriminazioni di genere e di orientamento sessuale. Non possiamo accettare che le istituzioni si limitano a dichiarazioni di indignazione senza intraprendere azioni concrete. Chiediamo da tempo che la Provincia si attivi fattivamente, adottando politiche chiare e incisive per costruire una comunità equa e rispettosa»
È in corso un cambiamento culturale nei confronti dell’omofobia?
«La matrice omofoba è storica. È stato fatto molto, il mondo sta cercando di abbassare le barriere e includere, ma la strada da percorrere in Italia e in Trentino è ancora lunga»
Che cosa chiede la comunità omosessuale?
«Non solo parole, ma atti concreti. Invitiamo la giunta provinciale ad agire e dialogare con Arcigay con specifiche politiche e normative di contrasto alle discriminazioni. La loro indignazione non deve essere solo facciata».