La denuncia
domenica 19 Febbraio, 2023
di Redazione
«Duecento infermieri trentini hanno scelto di lavorare all’estero perché in quelle realtà la loro figura è maggiormente considerata dal punto di vista professionale e sociale per non parlare poi della maggior retribuzione, ambito nel quale ci collochiamo al terz’ultimo posto in Europa, assimilati a Grecia ed Ungheria».
Lo dice Cesare Hoffer, coordinatore di Nursing up del Trentino. «La presenza poi di infermieri in Trentino è inferiore alla media delle altre nazioni, ne abbiamo 7,5 per 1.000 abitanti, a fronte dei 9 presenti mediamente nei Paesi europei, con punte di 12 in quelli più evoluti e che dovrebbero essere presi a modello – aggiunge Hoffer -. Il fenomeno della carenza di professionisti sanitari è ora particolarmente sentito nelle valli del trentino, dove pochi giovani ormai scelgono di intraprendere le nostre professioni e ancora meno poi decidono di andarci a lavorare, con conseguente e costante depauperamento di professionisti e competenze, con l’aggravante dell’età elevata del personale attualmente in servizio». Secondo Hoffer alla base delle difficoltà «oltre al mancato riconoscimento economico, ci sono problematiche di carattere generale, come ad esempio il caro affitti e l’estrema difficoltà di trovare un appartamento, una minor possibilità di avere una socializzazione e servizi fruibili per l’infanzia. A questo punto, se veramente vogliamo attrarre infermieri e professionisti sanitari del comparto, dobbiamo cambiare completamente ottica e iniziare a dare una risposta che agevoli anche il loro nucleo familiare, una sorta di presa in carico globale, che preveda lo sviluppo di un’adeguata politica di benefit, con il coinvolgimento di tutti i soggetti politico-istituzionali. Ormai dobbiamo competere con un sistema globale di mobilità dei professionisti e pertanto bisogna dotarsi di adeguati strumenti per non essere perdenti».