Il caso
martedì 20 Agosto, 2024
di Redazione
Il giorno dopo i fatti tragici che hanno scosso la comunità di San Candido è quello in cui gli inquirenti cercano risposte e le persone un po’ di pace. Entrambi cercano un senso dove sembra non esserci. Difficile spiegare infatti la furia omicida di Ewald Kühbacher, costata la vita al padre di lui, Hermann di 90 anni, e alla vicina Waltraud Jud di 50.
Le indagini
Di ricostruire quanto successo è stata incaricata la pm Federica Iovene che in una conferenza stampa ha fornito i primi dettaglia, partendo dal fatto che non è stato possibile negoziare con l’uomo deceduto poi all’ospedale di Bolzano a causa di una ferita autoinflitta. La pm ha fatto sapere che uando le forze speciali sono entrate nell’appartamento, hanno trovato Hermann Kühbacher, il padre dell’omicida, disteso sul letto con ferite da arma da fuoco. Anche la vicina, Waltraud Jud, è stata trovata morta, con ferite da arma da fuoco alla schiena. Gli inquirenti ipotizzano che sia stata colpita mentre cercava di fuggire verso il suo appartamento. Secondo la ricostruzione, l’ex guardia giurata di 48 anni avrebbe prima ucciso il padre Hermann. Sentendo i colpi, la vicina sarebbe uscita sul pianerottolo per capire cosa stava succedendo e per offrire il suo aiuto, un gesto che le è costato la vita.Da quel momento è iniziata una notte da incubo, con Kühbacher che sparava dal balcone a chiunque si avvicinasse. Un carabiniere, lievemente ferito durante l’operazione, è stato dimesso dall’ospedale dopo poche ore. Contrariamente a quanto inizialmente riportato, l’omicida non ha utilizzato la pistola del padre, ex guardiacaccia. L’arma impiegata è stata una pistola calibro 9, legalmente posseduta dall’aggressore insieme a carabine ad aria compressa. I carabinieri del Gis sono intervenuti senza sparare, utilizzando solo flash accecanti e fumogeni, temendo che Kühbacher potesse prendere in ostaggio un vicino. Il movente probabilmente rimarrà un mistero. Ewald Kühbacher, attualmente disoccupato, era un uomo solitario senza precedenti penali né segnalazioni ai servizi sanitari. Si ipotizza che potesse essere esasperato dalla convivenza con il padre anziano e malato.
Rivola: «Situazione alto rischio»
A raccontare quanto successo nella notte tra sabato e domenica è stato in particolare Raffaele Rivola, comandante provinciale dei carabinieri di Bolzano. «C’era un’unica via d’accesso presidiata con un tiratore in posizione di vantaggio. C’era anche il rischio che potessero venire presi degli ostaggi, perché nell’edificio si trovavano altre persone e l’assoluta impossibilità di qualsiasi tentativo di mediazione – ha detto il comandante – Grazie all’intervento del sindaco, della protezione civile, dei vigili del fuoco volontari e della croce bianca si sono adottate una serie di misure, dall’avvisare le persone a non uscire di casa, alla chiusura della statale e del traffico ferroviario, anche e soprattutto perché erano interessate dal settore di tiro del tiratore. Dalle ore 2.20 di notte in poi lo scenario era di calma assoluta, tant’è che quando sono intervenuti i Gis è stato necessario fare una ricognizione per capire cosa fosse successo nell’appartamento. L’intervento si è condotto in situazione di altissimo rischio, perché l’uomo ha fatto fin da subito fuoco nei confronti degli uomini del Gis, che hanno usato anche artifizi stordenti. Nonostante questo l’uomo ha continuato a sparare finché ha raggiunto l’ultimo angolo dell’appartamento, dove ha deciso di togliersi la vita. Da parte dei Gis non c’è stata alcuna esplosione di colpi di arma da fuoco».