il caso
venerdì 16 Febbraio, 2024
di Donatello Baldo
Sulla variazione di bilancio si apre lo scontro tra Comuni e Imprese. Il punto che divide è la trasformazione degli alberghi dismessi in alloggi per i lavoratori. «Una norma giusta — ha affermato ieri il presidente del Consiglio delle Autonomie (Cal) Paride Gianmoena ascoltato in Prima commissione — ma finché non si fa un ragionamento più ampio, e finché non ci sono garanzie, la norma va ritirata».
La manovra illustrata da Spinelli
I sindaci avevano maturato la loro posizione nell’incontro al Cal dello scorso mercoledì. E in quella sede era stato l’assessore allo Sviluppo economico Achille Spinelli a illustrare la manovra. «La variazione — ha spiegato —
registra gli effetti positivi sul bilancio provinciale dell’accordo siglato lo scorso 25 settembre con il Governo, che ha chiuso la partita sul riconoscimento alla Provincia del gettito arretrato delle accise sul carburante ad uso riscaldamento». Al Trentino sono stati riconosciuti arretrati per il periodo 2010-2022 per 468,14 milioni di euro, dei quali 40 milioni erogati nel 2023 e disponibili attraverso l’avanzo di amministrazione in sede di assestamento 2024, e 428,14 milioni di euro attribuiti in 4 rate costanti dal 2024 al 2027, pari a 107 milioni di euro annui. Per gli stessi esercizi si riduce, inoltre, il concorso agli obiettivi di finanza pubblica nazionale per 11,44 milioni di euro annui.
Risorse per i contratti
La variazione di bilancio destina, quindi, 119 milioni di euro annui al rinnovo dei contratti collettivi di lavoro 2022-2024 del personale degli enti del sistema pubblico provinciale. E su questo, nulla da eccepire. Anzi: «In questo momento — ha affermato Gianmoena — attualizzare il trattamento economico dei dipendenti del comparto autonomie locali risulta fondamentale per la competitività dell’impiego pubblico».
Il nodo degli alberghi
Tra gli articoli del disegno di legge di variazione di bilancio anche il via libera all’uso degli alberghi dismessi per alloggi destinati ai lavoratori. Proposta accolta con un’ovazione dalle imprese. Per Andrea Basso, vicepresidente del Coordinamento imprenditori, «è fondamentale la possibilità del recupero degli alberghi per ospitare i lavoratori», con il direttore di Confindustria, Roberto Busato, che ha messo in evidenza «le difficoltà delle aziende a trovare personale per i noti problemi demografici, ma anche perché non si trovano alloggi; neppure per i manager che hanno grandi capacità di spesa». E così albergatori e commercianti: Davide Cardella di Asat ha detto che «serve una politica della casa per rendere più attrattiva la nostra provincia»; mentre Massimo Travaglia, direttore di Confcommercio, ha sottolineato «l’importanza di azioni finanziarie e urbanistiche per riqualificare gli alberghi dismessi».
Il no dei sindaci
In linea di principio, apertura anche dai Comuni trentini. Ma nei fatti si chiede alla giunta un passo indietro. «Serve una chiarezza giuridica per evitare che i comuni debbano affrontare contenziosi», ha affermato Gianmoena in Prima commissione. Riportando il dibattito che si è svolto al Cal. Mercoledì, infatti, molti sindaci hanno espresso preoccupazione, a iniziare la vice di Gianmoena, Michele Cereghini, sindaco di Pinzolo: «La valorizzazione degli alberghi dismessi non deve essere un tentativo di dare il via libera alle facili variazioni di destinazione urbanistica». Nemmeno Franco Ianeselli, sindaco di Trento, si è detto contrario in linea di principio all’uso degli alberghi dismessi come foresterie, «ma l’obiettivo deve essere quello di evitare che gli stessi diventino, a lungo andare, seconde case». Dello stesso avviso il sindaco di Mezzana Giacomo Redolfi — «serve un approfondimento attento e puntuale per evitare formule speculative» — il sindaco di Cles Ruggero Mucchi — «vanno coinvolti i singoli Comuni» — la sindaca di Riva del Garda Cristina Santi, che si dice «consapevole del pericolo che strutture alberghiere in difficoltà diventino appartamenti». Critiche e dubbi anche da del sindaco di Pergine Roberto Oss Emer, dal procurador del Comun General de Fascia Beppe Detomas, da quello di Levico Gianni Beretta, convinto che «per evitare il rischio delle seconde case serve una norma condivisa». Che dunque non può essere inclusa nella variazione di bilancio già calendarizzata per l’approvazione in Consiglio proviciale ai primi di marzo.