Cronaca
sabato 25 Marzo, 2023
di Margherita Montanari
Il distretto del vino che si allunga dalle sponde del lago di Garda fino alle Dolomiti vale ormai un miliardo di euro. I bilanci delle maggiori cantine e società di commercializzazione di prodotti vitivinicoli del Trentino sono cresciuti negli ultimi anni, spinti anche dagli affari delle aziende sui mercati esteri, principalmente negli Stati Uniti, in Germania e nel Regno Unito. L’export di vino dal territorio provinciali, in quasi 10 anni, è cresciuto in valore del 20%. E nel 2022 risulta quantificabile all’incirca in 418 milioni. È questo il biglietto da visita con cui il territorio si presenta al Vinitaly, la principale fiera internazionale del vino e dei distillati (a Verona dal 2 al 6 aprile la 55esima edizione). Una vetrina di promozione per bianchi, rossi e bollicine made in Trentino.
Nonostante la congiuntura economica marchiata dall’inflazione e dai rincari delle materie prime, le principali cantine hanno vissuto un 2022 di soddisfazioni. Nell’andamento dell’export si legge una leggera flessione rispetto al 2021, anno record in cui gli scambi avevano raggiunto un valore di 426 milioni (28 in più a confronto con il già ottimo 2020). A fronte di esportazioni nel comparto che in Italia sono arrivate a 7,8 miliardi di euro nell’ultimo anno (tra vini da tavola, vini di qualità, vino spumante e altri vini speciali), la porzione trentina vale circa il 5,3% del dato nazionale (poco meno rispetto al 5,9% dello scorso anno, quando l’export italiano del settore vitivinicolo arrivava a 7,1 miliardi).
Con circa 10.211 ettari di terreni vitati e il 14% dei vitigni situati oltre i 500 metri sul livello del mare, di cui per la maggior parte (oltre due terzi) uve di varietà bianche, le prospettive per le aziende vitivinicole trentine sono in costante crescita, sia in termini di qualità che di quantità. La vendemmia 2022, come riferito dal Consorzio Vini del Trentino, ha rappresentato un’annata migliore di altre. Con una produzione superiore alla media dell’ultimo decennio circa dell’8%. Il raccolto delle aziende ha raggiunto nella vendemmia 1.240.115 quintali di uva, con un aumento del 13% rispetto all’annata 2021 (annata piuttosto scarsa). Di questi, il 76,9% rappresentano le uve bianche, mentre quelle nere coprono il restante 23,1%. Da tali valori si rileva che il 70% della produzione totale di uve trentine è costituito da Pinot grigio (35,5%), Chardonnay (25,4%) e Müller Thurgau (8,7%). Mentre tra le varietà a bacca nera spicca il Teroldego (7,1%).
In termini di fatturato, i primi tre player tra gruppi cooperativi vitivinicoli (Cavit e Mezzacorona) e società di privati (Cantine Ferrari) portano insieme un valore all’incirca di 630 milioni di euro. A questi si aggiungono altre aziende vinicole del Trentino, da Endrizzi a cantine sociali come Agraria Riva del Garda che, oltre a conferire a Cavit, mantengono la propria vendita, fino ai vignaioli trentini. Va poi sommato il contributo di Italian Wine Brands, società quotata in borsa di cui fa parte la roveretana Provinco, che si occupa di commercializzazione del vino e ha chiuso il 2022 con ricavi a 430 milioni (vedi pezzo sotto, ndr). Il giro d’affari complessivo del distretto trentino del vino raggiunge quindi il miliardo di euro. Cinque anni fa, il giro d’affari era di quasi 300 milioni più basso.
Un ruolo significativo lo gioca l’export, ma non va dimenticato il contributo del Trento Doc alla crescita. Le bollicine valevano nel 2021 circa 150 milioni (con oltre 12 milioni di bottiglie vendute). Numeri che, nel 2022, andranno con ogni probabilità a crescere (anche se non a doppia cifra, come previsto da Uiv-Ismea). Ci si potrebbe avvicinare ai 13 milioni di bottiglie e ai 160 milioni di fatturato, sommando i contributi delle 70 cantine che producono spumante. Solo Cantine Ferrari, a fine anno, stimava circa 7 milioni di bottiglie vendute e un fatturato a 151 milioni di euro nel 2022.
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