l'inchiesta
martedì 20 Febbraio, 2024
di Margherita Montanari
In provincia di Trento sono 52 mila gli edifici con classe energetica E, F e G, l’etichetta che marchia le abitazioni più energivore. Efficientare questo patrimonio edilizio non è un’operazione immediata e tanto meno a buon mercato. Per adeguare a standard più green un numero così alto di immobili servirebbero 8 miliardi di euro e almeno dieci anni di tempo. Ma il Piano energia e ambiente provinciale (Peap) 2021-2030 ha fissato in alto l’asticella. In linea con gli obiettivi posti dall’Unione Europea con la direttiva case green, di cui il Parlamento europeo approverà la versione finale nella seduta plenaria convocata tra l’11 e il 14 marzo.
La direttiva Ue
La Direttiva europea sull’efficienza energetica degli edifici (Epbd, Energy Performance of Buildings Directive), meglio nota come direttiva case green, fornisce linee guida e requisiti per migliorare l’efficienza energetica degli edifici nell’Unione Europea. Nell’ultima versione del testo, dopo lunghissime trattative, si dice che entro il 2030 l’Italia dovrà ridurre il consumo di energia medio del suo patrimonio residenziale del 16%, del 20-22% entro il 2035. Il 55% di questa riduzione che dovrà arrivare dalla ristrutturazione degli edifici con le prestazioni peggiori. L’obiettivo è arrivare a zero emissioni entro il 2050. Il Trentino si è posto un obiettivo ancor più stringente con il Peap 2021-2030: tagliare del 55% delle emissioni climalteranti entro il 2030 attraverso la riduzione di un terzo dei consumi delle case.
La fotografia
In Trentino si contano 125.292 edifici residenziali, che rappresentano l’86,3% degli edifici totali. Otto su 10, poi, sono costruzioni plurifamiliari. Infatti, le abitazioni sono circa 347.726. La maggior parte non sono immobili efficienti. E qui vale la pena fare una premessa: esistono certificati che attestano la classe energetica e i consumi di un edificio in caso di vendita, di nuove costruzioni e dopo interventi di ristrutturazione o miglioramento energetico. Si chiamano attestati di prestazione energetica (Ape). Nel catasto degli Ape del Trentino ne risultano depositati circa 128.786 riferiti ad abitazioni ed edifici. Quelli emessi tra il 2010 e il 2021 fotografano un patrimonio residenziale datato ed energivoro: il 64%, circa 52 mila, sono infatti edifici di classe energetica dalla E alla G. «In Trentino, la maggior parte delle strutture sono state realizzate prima degli anni ’80 – spiega Sara Verones a capo dell’Ufficio studi e pianificazione delle risorse energetiche della Provincia – La maggioranza degli edifici di nuova costruzione (dal 2010 in avanti) è stata costruita invece rispettando una classe energetica superiore a quella minima obbligatoria (B)». Le case con classe A e B sono 16.725 (il 13% del totale, solo il 5% dei consumi)
Le classi energivore
La priorità è dunque intervenire sugli edifici più energivori (classe F e G). In Trentino il patrimonio abitativo con queste caratteristiche si compone di 33.051 case con classi energetiche F e G, il 25,6% del totale. Abitazioni che insieme contribuiscono quasi al 43% dei consumi energetici. Il piano provinciale, invece, contempla anche la riqualificazione di edifici in classe energetica E. In questo caso, il perimetro si allarga a 52 mila edifici, pari al 40% del patrimonio edilizio, responsabili del 64% dei consumi energetici civili in provincia.
Servono 8 miliardi
Parlando di costi, non è un’operazione da poco. «Per raggiungere l’obiettivo di riduzione del 55% delle emissioni climalteranti entro il 2030, obiettivo del Piano energetico ambientale e provinciale 2021-2030, è sufficiente un taglio dei consumi del patrimonio edilizio di un terzo – continua Verones – corrisponde a circa 8 miliardi di euro». Il dato «è sottostimato». Sia perché le previsioni «comprendono solo spese vive di interventi singoli e non comprendono costi accessori». Sia perché «non tengono conto della dinamica inflattiva» dei prezzi.
Superbonus: un granello
Il Superbonus 110%, meccanismo entrato in vigore nel 2020 ma a pieno regime nel 2021, finora ha spostato un granello di sabbia. In Trentino ha permesso una riqualificazione di 7.894 edifici per un totale di 1,8 miliardi di euro di investimenti a fine 2023 («Il T» del 28 gennaio, ndr). Nonostante la popolazione in provincia abbia investito a un’intensità di due volte maggiore rispetto alla media italiana, servono volumi più importanti per sistemare 52mila edifici. Il ritmo di ristrutturazione dell’ultimo anno e mezzo dovrebbe essere mantenuto per 10 anni.
Poco tempo
Il costo infatti non è il solo ostacolo. «Il fattore critico risulta il tempo, cioè il tasso annuale di ristrutturazione che permette di ottenere quanto previsto dal Peap e quanto dalla nuova direttiva, ancora da approvare. Il tasso registrato finora in assenza di Superbonus – conclude Sara Verones – cioè, lo 0,9% è insufficiente; come è insufficiente il raddoppio previsto da alcune simulazioni. Solo con un tasso di circa il 4% si riuscirà a rispettare gli obiettivi individuati nel Peap. I volumi raggiunti dal Superbonus 110% sono rappresentativi del tasso che si dovrebbe mantenere nei prossimi 10 anni per poter raggiungere gli obiettivi». La situazione, spiega la Provincia, richiede «misure di natura tecnica, normativa ed economico-finanziaria». Per quanto riguarda i finanziamenti pubblici, oltre alle iniziative già messe in campo dalla Provincia «sono in corso valutazioni per proseguire questo positivo trend». A tal proposito si sta aggiornando la misura provinciale «Il tuo condominio green», contributo a fondo perduto delle spese non coperte dalle detrazioni fiscali. Coprirà «gli interessi del mutuo contratto per la riqualificazione energetica dei condomini».
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