Gli scatti
mercoledì 10 Aprile, 2024
di Sara Alouani e Marco Loss
Eid al Fitr in arabo letteralmente significa festa della fine del digiuno e, infatti, sigla la fine del mese sacro del Ramadan. Ieri mattina centinaia di trentini musulmani si sono recati, come ormai ogni anno, al centro sportivo di Gardolo per la preghiera di celebrazione, la salat al Eid. C’è chi ha sfidato il vento e la pioggia a piedi con la sejjeda (il tappetino ndr) sottobraccio, c’è chi, invece, ha preferito arrivare in macchina e parcheggiare «allo sbaraglio» perché già alle 8 era impossibile trovare parcheggio. Nella palestra, gremita di fedeli, tanto che l’imam ha dovuto svolgere due turni di preghiera, si passava dagli abiti tradizionali africani con turbanti e colori sgargianti, ai saari di paillettes, alle più sobrie «abaya» monocolore. Tutti abbigliamenti sapientemente scelti per questo giorno di festa e che ogni persona ha deciso di indossare per omaggiare la cultura e la tradizione che la contraddistingue. «Io ho guardato la salat dagli spalti – afferma Hanen – ed è stato emozionante vedere così tante culture differenti unite dalla religione. Vedere bambini che provavano a pregare insieme alle loro madri». Una giornata segnata dalla spiritualità quella di Eid al Fitr che viene accompagnata da grande gioia e da momenti di condivisione perché «si trascorre assieme alla famiglia – spiega Mirsada. E continua – è un momento unico che purtroppo, però, molte persone, oggi, non possono provare». Dello stesso avviso è sua madre, Gevria, che interviene commossa: «Questo è un giorno di felicità ma anche un giorno segnato dalla morte. Molti bambini hanno perso la vita a Gaza e non possiamo dimenticarcene in questo momento». Un messaggio che, silentemente, è stato lanciato anche dall’imam, che, indossata la kefiah tradizionale palestinese, al richiamo di «Allah-u-akbar» ha cominciato a condurre la preghiera. Anche Aboulkheir Breigheche, presidente della comunità islamica di Trento, si è lasciato ad un pensiero rivolto al conflitto in Medioriente: «La gioia di oggi è sicuramente ferita per quello che succede in Palestina dove un popolo viene massacrato. Noi oggi, come ieri, come domani, continueremo a pregare per loro e a fare solidarietà». Ed è infatti la zakat (beneficenza), uno dei pilasti dell’islam, che caratterizza Eid al Fitr, dove i fedeli sono «invitati a donare e pensare a chi ha bisogno».
Dalla Somalia, Mahmoud, conclusa l’orazione, attende assieme alle sue figlie il momento giusto per uscire dalla calca di persone che tentano, invano, di farsi spazio senza rispettare un’entrata e un’uscita (l’ordine non regna sovrano ndr) e con un sorriso a 32 denti prova vera «soddisfazione» per essere arrivato a questo giorno dopo un mese intero di digiuno e non vede l’ora di tornare a casa per accogliere gli ospiti che verranno a trovare la sua famiglia. Diversa, invece, la situazione di Aladdin, un migrante venuto da solo dalla Tunisia e che dovrà accontentarsi di trascorrere la festa di Eid al Fitr in videochiamata con i familiari rimasti nel suo Paese d’origine. «È il decimo Eid che faccio in Italia. Oggi per me è uno di quei giorni in cui mi sento ancora più solo perché preferirei festeggiare insieme ai miei cari».