Il fenomeno

mercoledì 21 Giugno, 2023

El Maroki, il tiktoker che prende in giro gli stereotipi: «Parlo di “maranza” che viaggiano in treno gratis»

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Najib Taissir, vent'anni, è nato a Trento: «Dalla stazione agli studenti marocchini che rischiano di essere bocciati: sembrano video stupidi, ma ogni cosa è studiata nei minimi dettagli»

Nike TN ai piedi, calzini in spugna bianchi sempre marcati Nike, jeans della Bottega Veneta, felpa leggera con cappuccio Tech sempre Nike, occhiali da sole acquistati ad H&M e l’immancabile borsellino Luis Vuitton. «Tutto rigorosamente fake», acquistato in Marocco dai rivenditori di merce contraffatta ma che è identica all’originale. Un outfit che non supera i 100 euro ma che a primo impatto potrebbe valere dieci volte tanto. È questa la caratteristica principale dei «maranza», che sommata ad alcuni atteggiamenti specifici contraddistinguono questa categoria di ragazzi della periferia. Ma chi sono esattamente questi maranza? Lo spiega a «il T» Najib Taissir, sui social «El Maroki», il tiktoker da oltre 100 mila follower e 4 milioni di like, nato a Trento nel 2002 che, attraverso i suoi video molto ironici, affronta gli stereotipi delle persone e li trasforma in simpatici teatrini per spiegare la quotidianità dei giovani d’oggi.

Chi sono i «maranza» e da dove viene questa parola?
«È un termine nato negli anni Ottanta a Milano per definire i ragazzi tamarri, che parlavano in slang e che portavano capigliature un po’ strane. Adesso questo termine si è allargato a tutte le città d’Italia e definisce i giovani delle periferie che frequentano solo la gente del loro quartiere, generalmente poveri, diciamo che vivono nella “misère” (miseria in francese, ndr). Infatti, non frequentano gente ricca e vestono un outfit specifico, che sembra costoso, ma in realtà è tutto fake».

Quale è l’outfit tipo di un maranza?
«Ora va molto di moda la tuta da ginnastica, per stare in comfort, poi esistono due tipi di look: quello estivo e quello invernale. Il primo, si compone di una maglietta da calcio, dei pantaloncini comodi, ai piedi le Nike TN, le Airforce per i maranza evoluti, oppure le ciabatte sempre Nike rigorosamente indossate con calzini di spugna bianchi. Ci vuole anche un cappellino per il sole.
Il secondo, invece, prevede una tuta e un giaccone preferibilmente Monclair. Come scarpe le stesse che ho nominato prima. Completiamo l’outfit con una sacoche, occhiali da sole e una collana vistosa».

Su tik tok è molto seguito. Come è iniziata questa avventura dei video ironici?
«A dire il vero nei miei video, inizialmente, parlavo delle famiglie marocchine che vivono in Italia. Mia mamma è di Rabat e mio papà di Casablanca. Registravo, e tutt’ora qualche volta lo faccio, piccole scene quotidiane di una famiglia marocchina in salsa comica come, ad esempio, il viaggio verso il Marocco che, si sa, è il momento in cui ogni famiglia carica la macchina con tonnellate di bagagli. Io sono di mio molto ironico, e me la vivo con questo mood; quindi, mi piace raccontare questi spaccati di vita così, divertendomi. Mi diverto con poco (ride, ndr). L’idea del maranza è nata da giugno 2022, quando si è iniziato a parlare di questa figura».

Nei suoi video lei affronta molti stereotipi: la stazione di Trento come luogo più pericoloso della città, il maranza che non paga il biglietto e si nasconde nei bagni del treno o ancora, il figlio di genitori marocchini che ha tutte le materie insufficienti e rischia di essere bocciato. Quale è il suo obiettivo?
«Io spiego e riporto quello che pensa la gente. Sembrano video stupidi però sono studiati nel minimo dettaglio e mai improvvisati. Spesso mi scrivo la parte e la imparo a memoria perché penso con molta attenzione a quello che voglio dire e a quello che voglio trasmettere ai miei ascoltatori. Certo, da un lato lo faccio per far ridere, dall’altro però vorrei che la gente iniziasse a capire che non siamo tutti uguali. Sono figlio di marocchini e ho registrato un video dove recito la parte di un ragazzo con tutte le materie sotto. Io però sono diplomato ed ora frequento l’università. Come vedi, non corrispondo allo stereotipo».

Quali sono i suoi progetti per il futuro?
«Il mio sogno è quello di progettare un programma mio in televisione o in radio per dare spazio ai giovani e offrire loro la possibilità di raccontare e raccontarsi. Diciamo che tik tok al momento è un mezzo, un punto di partenza ma non l’arrivo.
Già l’anno scorso abbiamo imbastito un progetto tramite un bando del piano giovani di Pergine ed abbiamo fatto una serie di interviste a giovani artisti emergenti come il tiktoker Aziz Ba, l’influencer Leonardo Santuari, e la ginnasta Laura Venturini. Alla fine del progetto abbiamo organizzato anche un concerto dove si sono esibiti cantati trentini come Ramzes e Binna che si è tenuto nella piazza di Pergine. Ci saranno stati 300 spettatori. Oggigiorno i giovani non guardano più la televisione. Sono completamente disinteressati e credo che la colpa sia la carenza di programmi adatti a questa fascia di popolazione. Io vorrei poter ritagliare uno spazio per la generazione Z che sta cercando di esprimersi ma non trova i mezzi per farlo».