Elezioni 2023
venerdì 28 Aprile, 2023
di Donatello Baldo
A differenza di chi, a destra e a sinistra, arriva all’ultimo a comporre le liste, Mattia Gottardi ci lavora da tempo e può vantare una copertura territoriale notevole: «Siamo presenti in 55 amministrazioni, qualche nome è già uscito ma per gli altri ci riserviamo di svelarli un po’ alla volta». La Civica, così si chiama la sua formazione che affonda le radici nella Civica trentina che fu di Rodolfo Borga, ha fatto incetta di sindaci e di assessori comunali. Da ultima la discesa in campo di Giacomo Nicoletti, giovane amministratore di Borgo Valsugana, ma è in lizza anche l’ex presidente di Federcoop Marina Mattarei, Michela Noletti presidente della Comunità della Val di Non e sindaca di Rumo, Alberto Perli sindaco di Andalo, Francesco Fantini sindaco di Bedollo: «Stiamo lavorando bene — afferma l’assessore della giunta Fugatti, che tenterà la rielezione con la consigliera Vanessa Masè — stiamo aggregando molte realtà e le iniziative sul territorio sono molto partecipate».
Siete una civica di centrodestra, che però rischia di rimanere schiacciata all’interno dei partiti nazionali di peso della coalizione come Lega e Fratelli d’Italia.
«La nostra forza è proprio quella di essere distinti dalle leadership nazionali: noi preferiamo produrre politica, non consumare quella dettata da altri. Non siamo un partito che vive del voto di opinione, ma di idee e proposte costruite a misura del Trentino. Se ci siamo, se ci saremo, è perché abbiamo investito sul radicamento territoriale».
«Produrre politica», in che senso?
«La nostra azione politica ha due visuali: una che guarda a terra, attenta ai problemi dell’oggi; l’altra che guarda avanti, lontano, per immaginare il futuro della nostra autonomia».
E cosa vede La Civica se guarda lungo?
«Un’autonomia che abbia ancor più spazi di autonomia. Ci piacerebbe puntare, nella prossima legislatura, a un dialogo con Roma per ottenere la delega fiscale attiva e passiva, per gestire il debito ma anche la lega fiscale».
Si spieghi meglio.
«Le agenzie di rating assegnano al Trentino due categorie in più di quelle assegnate allo Stato. Se Roma ci affidasse una parte del debito sapremmo ristrutturarlo e estinguerlo. Al posto dei 450 milioni all’anno che lasciamo al governo come contributo per il risanamento del debito nazionale, sarebbe più opportuno che una quota di questo debito potessimo gestirla noi. Ovviamente potendo però decidere autonomamente anche sulla leva fiscale».
Una proposta azzardata.
«Ma la nostra è un’autonomia specialissima, dobbiamo avere l’ambizione di alzare l’asticella. E di tornare a essere laboratorio, esempio per tutti».
Da cinque anni è nella giunta di Fugatti. Com’è andata nella stanza dei bottoni?
«Anzitutto la mia soddisfazione personale e umana. Anche per i rapporti che si sono instaurati. Il presidente ha avuto il merito di gestire la giunta in maniera corale: non si è mai ragionato per pesi e contrappesi, nessuna scelta si è basata su forzature politiche».
E lei è soddisfatto per quanto fatto come assessore con la delega agli Enti locali?
«Ho cercato di portare sullo stesso piano Comuni e Provincia. Partendo dalla mia esperienza di sindaco ho cercato di aumentare l’interlocuzione con il Cal ma anche con le singole amministrazioni. Senza mai fare differenza di appartenenza, cosa che invece subivo io e altri quando governava il centrosinistra».
Sulla riforma istituzionale ci sono però state divisioni e polemiche…
«Vedo però che i Comuni stanno usando le novità di questa riforma, agendo su quei nuovi strumenti a loro disposizione. Ho visto che alcune amministrazioni stanno chiedendo di allestire uffici per gestire gli appalti. Significa che funziona».
A meno di sei mesi dalle elezioni il centrodestra non ha ancora il candidato ufficiale. Oltre a Fugatti c’è in corsa, sostenuta da Fratelli d’Italia, anche Francesca Gerosa. Cosa ne pensa?
«Parto dal presupposto che ci sono dinamiche nazionali e dinamiche locali. Noi però abbiamo sempre detto che le decisioni sul Trentino si prendono in Trentino, non altrove. Ora serve davvero responsabilità, perché non è più tempo di posizionamenti elettorali: il peso di ogni forza si vedrà il giorno dopo le elezioni».
In tutta questa disputa vede la lotta alla supremazia tra Lega e Fratelli d’Italia?
«Sì, ma quella si vedrà dopo. Ora la coalizione deve lavorare unita non solo per vincere, ma per governare. E per noi, che sia chiaro, Fugatti non è un tema sul tavolo, la scelta è già stata fatta. Sia come partito che come coalizione, che si è pure allargata al Patt nel sostegno a Fugatti».
Ecco, il Patt. E anche la lista del presidente, su quell’area politica. Non si rischia un affollamento al centro? Non vi pesterete i piedi contendendovi gli stessi voti?
«Noi abbiamo lavorato tanto perché il Patt entrasse in coalizione, e ogni allargamento è un arricchimento. Poi, se anche altre forze si rivolgono al nostro stesso tipo di elettorato nessun problema, perché la coalizione crescerà. Partiamo da un 46%, c’è margine di crescita».
Sul 25 aprile Fugatti e Ianeselli sono in sintonia, con la volontà di guardare avanti riconoscendo entrambi il valore della Resistenza nella Carta Costituzionale. Una volontà, insomma, di non dividersi su questa data. Lei cosa pensa?
«Penso che si debba guardare avanti e superare le divisioni. È e deve essere una festa di tutti, non solo di una parte politica».
Tornado alle prossime provinciali, lei ha fatto un pezzo di strada con Francesco Valduga, ora candidato del centrosinistra. Era con lui nel movimento dei civici che nel 2018 era lì lì per scendere in pista.
«Le scelte mie e di Valduga sono da 5 anni opposte in termini di collocamento e perimetro valoriale. La sua candidatura conferma il suo percorso e nulla ha a che fare con quanto avevamo condiviso a suo tempo. Quel progetto è finito per tutti nel 2018. La sua candidatura oggi è la riedizione del centrosinistra senza il Patt e con il rimpasto di vari ex, ex, ex».
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