la polemica
giovedì 9 Maggio, 2024
di Sara Russo
A meno di un anno da quello che dovrebbe essere il mese designato per le prossime elezioni comunali, i dubbi sulla possibile data della chiamata alle urne rimangono più vivi che mai. Dopo il Covid i mandati in scadenza dei sindaci erano stati allungati di cinque mesi, spostando le elezioni dalla primavera all’autunno. Nella nostra regione il tutto era avvenuto a patto che il mandato successivo durasse sei mesi in meno, andando a creare uno squilibrio.
Ieri il Cal si è pronunciato su richiesta della Regione ribadendo che il mandato dei sindaci deve durare 5 anni e, quindi, non si dovrebbe andare a votare nella primavera del 2025. Il presidente del Cal Paride Gianmoena ha spiegato che la Regione, che ha competenza in materia, ha chiesto, infatti, un parere ai due Consorzi di Trento e Bolzano, in ordine alla opportunità di mantenere la norma vigente, oppure di posticipare le elezioni all’autunno 2025. Il Cal già a febbraio, in un documento consegnato al Presidente e all’Assessore agli Enti Locali della Provincia, ha espresso la richiesta di mantenere la durata di cinque anni del mandato, e dunque di andare ad elezioni nell’autunno 2025. Richiesta che viene oggi ribadita anche nel parere destinato alla Regione.
Il Presidente del Cal ha inoltre evidenziato come la questione abbia ormai assunto un rilievo non soltanto politico, ma anche giuridico, alla luce del fatto che, rispetto ai comuni di altre regioni a statuto ordinario che abbiano votato sempre nel settembre 2020, l’orientamento espresso dal Ministero dell’Interno è quello di andare alle urne a maggio 2026, salvaguardando così la durata quinquennale del mandato. Si pone, pertanto, una questione di possibile incostituzionalità della norma regionale, nella misura in cui non assicura agli eletti in Trentino-Alto Adige di poter espletare un mandato amministrativo pieno, in condizioni di parità di trattamento rispetto a quanto avviene in altre Regioni d’Italia. Proprio per questa ragione, e nell’ottica di salvaguardare la regolarità amministrativa dei comuni di fronte all’evenienza di possibili ricorsi, il Cal ha interpellato sia il Ministero dell’Interno che l’Avvocatura distrettuale dello Stato, al fine di avere un parere rispetto alla fondatezza di tali rilievi.
Un tema che i sindaci avevano già affrontato in un documento dei primi giorni di febbraio, che però ad oggi, non sembra essere ancora risolto. «Uno dei passaggi è stata la richiesta di allineare la durata del mandato ai cinque anni, così come è previsto dalla norma nazionale -continua il Presidente- La nostra legge regionale, invece, prevede che si vada a votare in primavera». Una riduzione di ben sei mesi, dovuta alla pandemia, che ridurrebbe il mandato da cinque anni a quattro anni e sei mesi, portando al cambio di guardia proprio durante le operazioni di bilancio. «La proposta che abbiamo portato in giunta è di proseguire su questa linea -spiega Gianmoena- Non è più una questione solo politica, ma anche giuridica». Una spina nel fianco che ha portato il Consorzio dei Comuni Trentini ad approfondire la questione anche a livello giuridico. «Abbiamo chiesto un approfondimento giuridico su questo tema sia all’Avvocatura dello Stato che ha sede qui da noi, sia al Ministero», commenta il presidente. Ministero che però ad altri comuni d’Italia ha già risposto. «Alcuni comuni nel resto d’Italia hanno posto la questione al Ministero dell’Interno -spiega Gianmoena- Ha risposto dicendo che, fatto salva la durata del mandato e non avendo la finestra elettorale in autunno, circa più di duecento comuni andranno a votare nella primavera del 2026, allungando i mandati di sei mesi». Da quattro anni e sei mesi del Trentino-Alto Adige, a cinque anni e sei mesi del resto d’Italia, una differenza di ben un anno, che rischia di creare una crepa significativa non solo tra Trento e il resto dell’Italia, ma anche tra Trentino e Alto Adige, due provincie che su questo tema viaggiano su due binari opposti. «Il Consorzio dell’Alto Adige ha una posizione diversa dalla nostra -continua il presidente- Loro ritengono di dover andare a votare in primavera». Due posizioni diverse che, se non dovessero avvicinarsi, rischierebbero di creare una frattura importante tra le due provincie, soprattutto perché per la nostra regione sarebbe possibile andare al voto in autunno, e quindi far raggiungere ai mandati la naturale durata di cinque anni. «Abbiamo fatto un incontro con l’assessore regionale agli enti locali a cui abbiamo presentato queste questioni -commenta Gianmoena- Poi diventerà anche un tema politico che il consiglio regionale dovrà affrontare».
Non solo votazioni comunali però, il Consorzio dei Comuni Trentini ieri si è espresso anche sulla proposta della Giunta provinciale di semplificazioni in materia di attività contrattuale per quanto riguarda i Vigili del Fuoco. Il Consorzio, con ventisei voti favore, un voto astenuto e zero voti contrari, si è espresso a favore del ripristino di una collaborazione tra Comuni e corpi dei Vigli del Fuoco. Una collaborazione che vedrebbe la creazione di alcune linee guida volte alla semplificazione della burocrazia in materia di acquisti. «Uno strumento fondamentale saranno le linee guida, saranno determinanti per fa sì che vengano individuate delle procedure e dei limiti per operare all’interno di alcuni criteri, come per esempio la trasparenza». Uno strumento flessibile volto a semplificare la burocrazia, diventata estremamente complicata negli ultimi anni. «È compito nostro cercare di agevolare i Vigli del Fuoco, il che non significa bypassare, ma semplicemente semplificare».