L'INTERVISTA
giovedì 21 Dicembre, 2023
di Leonardo Omezzolli
Achille Spinelli, riconfermato assessore provinciale alle ultime elezioni, non ha bisogno di presentazioni, ed è pronto a portare il suo aplomb nel variegato, eclettico e distintivo mondo della politica della Città della Quercia (che attende nuove elezioni comunali a giugno 2024) aprendo le porte alle civiche, ai moderati e a un centrodestra allargato che non si riconosce nell’attuale coalizione di governo. Mentre per tutta la campagna elettorale provinciale e post voto, Lega e Fratelli d’Italia hanno giocato a puntare i piedi, nella fanciullesca convinzione che più si sbattono i pugni più si fa rumore e più si è importanti, la lista «Noi Trentino per Fugatti presidente» ha portato nelle tasche «spinelliane» l’assessorato riconfermato e la carica di presidente del consiglio provinciale all’ex sindaco di Ala Claudio Soini. Il tutto senza strilli. E se pensiamo a quanto già ora la politica roveretana sia sulle barricate per rivendicare rivoluzioni e cambi di rotta, passaggi di casacche e programmi di massima, l’isola spinelliana appare come un unicum insolito in cui approdare. O, dipende dai punti di vista, come la testa di serie, vero antagonista del dibattito politico.
Assessore, a Rovereto si parla della sua lista come di una realtà che può unire il mondo moderato e quello civico con il centrodestra dei partiti. È vero?
«I ragionamenti sono in moto ed è corretto affrontarli sin d’ora anche perché ci si trova in un contesto politico, come quello roveretano con la novità di vedere un centrosinistra estremamente critico rispetto all’ultima coalizione di governo e sostanzialmente diviso e frammentato».
Intende che stanno emergendo i limiti della coalizione dell’ex sindaco Francesco Valduga, spesso criticata proprio perché silenziata dalla figura del primo cittadino?
«Rovereto è un territorio che ama dividersi e criticare anche in modo aspro le decisioni che vengono prese e ciò che viene fatto e questo è frutto di un’amministrazione schizofrenica legata a una politica personalistica e i risultati sono ben visibili».
La sua lista, quindi, sarà uno dei soggetti in campo a queste elezioni. A chi volete rivolgere le vostre attenzioni?
«Uno dei punti di partenza sarà quello di voler dare fiducia alla parte non litigiosa e polemica valorizzando gli argomenti. Un luogo che possa essere una base di lavoro con i vari soggetti in campo e con quelli che saranno i candidati sindaci. Ritengo che sia tempo per una programmazione che porti Rovereto a confrontarsi su proposte fattibili».
Intende che questa maggioranza si è arenata in proposte e progettualità di difficile realizzazione?
«C’è stata una sofisticazione del linguaggio e delle progettualità. Si è volato molto in alto perdendo di vista la concretezza e come questa dovesse essere calata nella quotidianità e nelle esigenze cittadine. Vanno veramente ascoltati gli operatori economici, i cittadini e i lavoratori e si deve partire dalle cose attuabili».
Che qualcosa non sia funzionato con Valduga se ne sono accorti i Civici, i Verdi, il Patt e una certa realtà moderata e di sinistra di liberi cittadini che chiedono un cambio di rotta e del fare politica. Siete pronti al dialogo anche con loro?
«Ho potuto constatare che il mondo civico si sta interrogando e sta vivendo un momento travagliato. Credo sia evidente che la risposta che si erano dati nel 2020 (sostenere Valduga ndr) sia cambiata e siamo disponibili a ragionare a coltivare un dialogo moderato. Questo è un percorso dovuto e che deve dare modo ai cittadini di potersi esprimere liberamente alle urne».
Come sono oggi, secondo lei, i roveretani e che città è Rovereto?
«Questa è una città che ha perso entusiasmo e voglia di credere nel futuro. È una città spaventata che non sa più a chi dare la colpa. Ci si scaglia contro la Provincia, quando magari la colpa è del Comune o contro altri soggetti quando la colpa è di altri enti. Rovereto vive uno spaesamento indotto da quelle alte sofisticazioni difficilmente comprensibili che scollano il cittadino dai problemi concreti che è costretto ad affrontare e per i quali non vede dare risposte dalla politica».
Non la spaventa questa situazione frammentata, con le Civiche oramai libere, il centrodestra con i due fronti interni di Lega e Fratelli d’Italia e il centrosinistra frammentato, tutte realtà che rischiano di alzare i toni di questa campagna elettorale?
«Ho più paura delle rivendicazioni e delle critiche rivolte a quei soggetti che potrebbero prendere strade diverse, e che quindi si troverebbero in posizioni si soggezione e non in una libera scelta. Come le ho detto, è una città che ama dividersi e criticare, ma è giunto il momento di guardare al futuro, di fare una sintesi delle varie posizioni, di calarsi nel concreto dei progetti possibili e attuabili, di ascoltare le esigenze cittadine, di non dare adito a critiche sofisticate e, di per sé frivole».
il caso
di Redazione
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