giovedì 28 Marzo, 2024
di Donatello Baldo
Non sarà semplice dirimere la questione delle prossime elezioni comunali. Non di quelle già convocate per eleggere i sindaci che sono stati eletti in Consiglio provinciale — Rovereto, Ala, Predazzo, Mezzolombardo e Campodenno — ma di quelle generali che riguardano le amministrazioni elette nel 2020, spostate dalla primavera all’autunno a causa del Covid. I sindaci chiedono di poter fare l’intero mandato, quindi fini all’autunno del 2025, mentre la norma che permise la deroga all’autunno già conteneva la specificazione che la consiliatura sarebbe durata quattro anni e mezzo. A livello nazionale c’è lo stesso problema, ma lì non c’è la finestra autunnale e così il Viminale ha deciso di spostare tutto alla primavera del 2026. In queste ore sono in corso frequenti contatti tra il Consiglio delle Autonomie trentino e il Consiglio dei Comuni altoatesino, e soprattutto i sindaci trentini spingono per la soluzione dell’autunno.
I dubbi di Kompatscher
La decisione spetta alla Regione ma Arno Kompatscher, che della Regione è presidente, non sembra convinto: «Teoricamente sono possibili entrambe le soluzioni — ha affermato — quindi sia la primavera che l’autunno del prossimo anno. Chiediamoci però se valga la pena spostare le amministrative all’autunno quando nei Comuni è tempo di bilanci, anche perché una volta stabilito che si va in autunno si andrà sempre in autunno anche negli anni a venire».
La legge dice «primavera»
La legge 1 del 2022, come ricordato sopra, è intervenuta per disporre il rinvio all’autunno dello stesso anno della tornata delle elezioni comunali prevista a primavera. Ma la stessa legge, all’articolo 4, abbrevia la durata del mandato delle amministra-zioni elette, in modo da poter effettuare il turno elettorale generale alla primavera del 2025.
Voto tra un anno
Contro il voto tra un anno, però, è montata la polemica tra i sindaci che — per voce del Consiglio delle autonomie (Cal) — hanno già posto la questione, chiedendo di poter fare un mandato pieno di cinque anni e non di quattro e mezzo. Paride Gianmoena, presidente del Cal, sta già interloquendo con il suo omologo altoatesino per fare fronte comune e chiedere lo slittamento a settembre del turno generale.
Voto in autunno
Contro l’ipotesi dello slittamento rispetto a quanto previsto dalla legge del 2020 c’è chi crede — come Kompatscher — che non sia una buona idea spostare per sempre all’autunno il turno generale delle elezioni comunali. Se si sposta una volta, è per sempre. E l’autunno è tempo di bilancio per i Comuni. Obiezione respinta dal Cal: «Anche la Provincia va a elezioni in autunno e non casca il mondo. Il bilancio dell’ultimo anno di mandato può essere tecnico»
Voto nel 2026
A livello nazionale si pone lo stesso problema, ma a differenza del Trentino Alto Adige non è prevista la finestra elettorale autunnale (e invernale, perché qui è previsto che si possa andare al voto «in una domenica tra il 1° settembre e il 15 dicembre»). Potendo votare solo a primavera, il Ministero dell’Interno ha dato disposizione, a seguito di un interpello presentato da alcune amministrazioni, di votare per le amministrative nella primavera del 2026.
Sindaci «dimezzati»
Ipotesi, quella del 2026, che viene scartata pressoché da tutti, anche perché c’è un articolo si legge regionale — perché, ricordiamolo, la Regione ha competenza primaria sugli Enti locali — che dice così: «Il consiglio comunale e il sindaco rinnovati per cause diverse dalla normale scadenza del mandato, restano in carica limitatamente al rimanente periodo del quinquennio previsto per la generalità dei consigli comunali della regione». Cosa significa? Che i sindaci eletti il prossimo maggio, quelli che subentrano agli ex sindaci eletti in Consiglio provinciale, quindi Rovereto, Ala, Campodenno, Mezzolombardo e Predazzo, rimarrebbero in carica solo due anni, fino alla primavera del 2026.
Tre ipotesi
Ricapitolando, le ipotesi sono tre. La prima prevede il voto a primavera 2025 come previsto, e in questo caso i sindaci che saranno eletti a maggio di quest’anno per le dimissioni dei predecessori eletti in Consiglio provinciale proseguiranno il loro mandato fino a primavera 2030, rimanendo così in carica per sei anni. Nella seconda ipotesi, quella del voto nell’autunno del 2025, gli stessi sindaci che vanno al voto tra qualche mese concluderanno il mandato nell’autunno del 2030, rimanendo così in carica sei anni e mezzo. Cambia tutto nella terza ipotesi, quella del voto alla primavera del 2026, perché in questo caso i nuovi sindaci di Rovereto, Ala, Predazzo, Campodenno e Mezzolombardo rimarrebbero in carica solo fino a quella data, e quindi decadranno dopo solo due anni di mandato. A questo punto il tema è delicato e sarebbe opportuna una norma di salvaguardia perché altrimenti potrebbero aprirsi dei contenziosi.
Sindaci consiglieri provinciali
Nel valutare le ipotesi sul prossimo turno elettorale generale delle amministrative vanno considerate anche le eventuali candidature dei sindaci alle elezioni provinciali. Per fare un esempio concreto, se il sindaco di Trento volesse concorrere alla carica di presidente della giunta provinciale nel corso del suo secondo mandato, la data del voto cambia tutto. Infatti se si votasse nella primavera del prossimo anno si dovrebbe dimettere un anno e mezzo prima della scadenza del mandato previsto nella primavera del 2030, considerato che le elezioni provinciali saranno nell’autunno del 2028. Se si votasse nell’autunno 2025, invece, per correre alle provinciali del 2028 si dovrebbe dimettere due anni prima, esatti. E due anni e mezzo, a metà consiliatura, se le elezioni del turno generale fossero nella primavera del 2026. In quest’ultimo caso, però, chi subentra alla sua carica avrebbe un mandato di soli due anni, perché il turno elettorale successivo sarebbe nella primavera del 2031. Una prospettiva non propriamente entusiasmante per i neo-eletti.