Verso il voto
venerdì 26 Aprile, 2024
di Maddalena Di Tolla Deflorian
Vanda Bonardo è stata da pochi giorni confermata presidente di Cipra Italia- (la Commissione internazionale per la protezione delle Alpi) per il suo terzo mandato. Domenica 5 maggio interverrà al Trento Film Festival al convegno «Tra Heidi e Sofia Goggia» (alle 11, sala conferenze Palazzo Benvenuti, in via Belenzani). Parlerà di «Neve diversa» e buone pratiche. Laureata in Scienze naturali, già insegnante di materie scientifiche nelle scuole pubbliche, Bonardo ha una lunga storia di impegno ambientalista su scala alpina, in Legambiente (di cui è responsabile del settore Alpi) e in Cipra.
Bonardo, perché ha deciso di candidarsi per la terza volta?
«Mi sono riproposta perché abbiamo del lavoro da portare a termine, anche perché i nostri mandati durano solo due anni e il mio primo mandato era stato con l’emergenza del Covid. Questo per me è il terzo mandato e ho piacere di restare alla guida per altri due anni, perché abbiamo avviato alcuni percorsi importanti, abbiamo iniziato progetti e campagne e un progetto di strutturazione e anche di comunicazione che è a metà. C’era bisogno di continuare. Siamo un’associazione che sempre di più deve coordinare le attività degli enti che ne fanno parte ma al tempo stesso che promuove nuove politiche per le Alpi. Oggi più che mai vediamo una necessità di vedere politiche di governance sovranazionali. In questi ultimi anni abbiamo acquisito quattro nuove adesioni. La Cipra inizia a essere riconosciuta per la sua qualità e rappresentanza. Oggi contiamo una ventina di associazioni e Parchi aderenti».
Come vedete le elezioni europee?
«Siamo molto preoccupati, ad esempio citiamo il caso della Restoration law, una legge fondamentale per costruire un nuovo punto di vista e attuarlo sui territori. Ebbene, purtroppo questa legge, che era arrivata quasi in porto e aveva superato l’approvazione del Parlamento europeo, è stata bloccata invece dal Consiglio europeo, da un gruppo di Paesi capitanati anche dall’Italia, che ha convinto anche l’Ungheria a mettersi di traverso. Il nostro timore è che non venga ripresa dal Consiglio prima delle elezioni di giugno. Se il nuovo parlamento sarà un parlamento che usa addirittura il terreno delle questioni ambientali come scontro ideologico (come fa una certa politica e un certo sovranismo), allora questa legge sarà affossata e con essa le tante speranze verso la possibilità di affrontare i cambiamenti climatici e il grande e meritevole lavoro svolto per costruirla. Adesso, purtroppo, riscontriamo amaramente che siamo noi gli avversari dei sovranisti e di una certa politica e che diamo fastidio».
Come valutate l’attenzione e la preparazione sui temi ecologici dei livelli amministrativi e politici nazionale e regionale?
«Io sono anche nel board della Convenzione sulla biodiversità e posso dire che la delegazione italiana sta lavorando moltissimo, come stanno lavorando tutte le altre delegazioni. C’è un livello elevato e di grande attenzione fra tecnici e quadri intermedi. Però poi rispetto ai riscontri nazionali col governo Meloni… dobbiamo dire che c’è una forte non volontà di ascoltare da parte dei ministeri, una scarsa attenzione, e in particolare nessuna attenzione da parte del ministero delle Infrastrutture di Matteo Salvini. Questo è molto negativo, anche perché la Convenzione delle Alpi è un trattato vincolante che fa riferimento al diritto internazionale. Sulla dimensione regionale diciamo – ma ahimè, non è una novità – che a livello di funzionari c’è una buona preparazione, mentre vediamo faciloneria e scarsa attenzione da parte degli eletti, ed è un peccato».
Quali obiettivi e progetti vi stanno più a cuore?
«Sicuramente portare avanti la Carovana dei ghiacciai e mantenere la sua dimensione internazionale. Poi abbiamo intenzione di sviluppare un lavoro con Federparchi sulle politiche di adattamento, che sarà correlato alle soluzioni basate sulla natura (nature-based solutions). Poi intendiamo rilanciare la Carta di Budoia, una carta di impegno sulle buone pratiche prodotta in collaborazione tra la delegazione italiana e l’Alleanza dei Comuni delle Alpi».
Cosa vedete in giro di interessante e che analisi fate del contesto istituzionale rispetto alle buone pratiche?
«Cittadini e associazioni e anche molte piccole imprese hanno preso coscienza e stanno cercando di fare qualcosa di concreto. Vediamo un aumento delle buone pratiche, il 25 maggio per esempio ci sarà l’ottava edizione del summit delle bandiere verdi come Legambiente: è un mondo considerevole, nonostante tutto e anche alcune amministrazioni locali agiscono buone pratiche. A livello di istituzioni registriamo la grande differenza tra quelle locali e quelle regionali. A livello locale vedo molti sindaci e molte Giunte che fanno il possibile, con gli strumenti che hanno, mentre di nuovo riscontriamo il vuoto totale a livello regionale e questo al di là dei partiti al governo o all’opposizione».
Piani di adattamento al cambiamento climatico: che valutazione ne dà?
«Qua e là ci sono piani regionali di adattamento buoni. La messa a terra varia molto a seconda delle situazioni, ma sono situazioni positive puntuali correlate alla sensibilità degli amministratori, non possiamo ancora parlare di dimensione regionale su questo punto».
Gestione dei grandi carnivori (orsi e lupi): cosa ne dite?
«I carnivori sono i benvenuti nelle Alpi. La situazione deve essere governata in modo intelligente e con cultura e – cosa che attualmente non si riscontra a partire dal Trentino, se non in casi rari – con la voglia di andare oltre stereotipi negativi e le false notizie, su cui fanno leva troppo politici e amministratori per ottenere voti. Siamo dispiaciuti di questa scarsa capacità di governance di una questione così importante».