casa
martedì 1 Aprile, 2025
Emergenza abitativa, l’ordine degli assistenti sociali: «L’assenza di una casa porta a ingiustizia sociale. Si crei un osservatorio»
di Redazione
Provvedimenti di sfratto in aumento in Trentino Alto Adige: dal 2013 crescita del 24% (da 388 a 482)

L’Ordine degli Assistenti Sociali del Trentino Alto Adige ritiene importante portare a tutti i referenti politici il grave problema abitativo in Trentino e in Alto Adige e ciò che questo comporta per le persone e per le famiglie che vivono nella nostra regione. «I diritti sociali- riporta la presidente Elisa Rizzi- non sono automaticamente riconosciuti, ma dipendono dalle scelte politiche, dalle risorse finanziarie disponibili o meglio messe a disposizione e dal contesto culturale. Per questo, come Ordine, non ci limitiamo a gestire le emergenze, ma lavoriamo per promuovere un cambiamento sistemico, affinché il diritto alla casa diventi una priorità nelle agende politiche».
Alcuni Dati
Nel 2013 i provvedimenti di sfratto emessi nella Regione Trentino-Alto Adige sono stati 388, di cui 12 per necessità del locatore, 41 per finita locazione e i restanti 335 per morosità o altra causa. A distanza di 10 anni, nel 2023, le procedure di sfratto che hanno interessato la regione sono state in tutto 482, con un incremento di più del 24% rispetto al 2013. Nello specifico, le procedure di rilascio sono state: 32 per necessità del locatore, 135 per finita locazione, 323 per morosità o altre cause.
Nel 2022 nel comune di Trento sono state ammesse in graduatoria 1.105 domande di locazione per alloggi a canone sostenibile, di cui 639 rientrano sulla graduatoria comunitari (su 51.371 nuclei comunitari residenti a Trento) e 466 sulla graduatoria extracomunitari (su 3.644 nuclei extracomunitari residenti). In proporzione sono state presentate 1,24 domande ogni 100 nuclei familiari di cittadini comunitari residenti e 12,79 domande ogni 100 nuclei di cittadini extracomunitari residenti. Sulla base della graduatoria di locazione alloggio a canone sostenibile dell’anno 2022 sono stati assegnati un totale di 121 alloggi, dei quali 110 sono stati assegnati ai nuclei comunitari e 11 ai nuclei extracomunitari.
Il sistema istituzionale non appare in grado oggi di rispondere all’emergenza abitativa in corso e l’assistente sociale che opera sul campo si trova nell’impossibilità di offrire reali soluzioni risolutive pur continuando a garantire ascolto, sostegno e orientamento e a farsi portavoce dei diritti delle persone, in particolare coloro che sono esposti a situazioni di fragilità, vulnerabilità o a rischio di emarginazione.
Per questo, a maggio l’Ordine degli Assistenti Sociali del Trentino Alto Adige ha dato avvio al laboratorio, terminato il 25 novembre 2024, “Da che parte stiamo? Il diritto all’abitare”, un percorso di riflessione rivolto agli assistenti sociali per approfondire il tema del diritto alla casa. Il gruppo di lavoro è nato su impulso della stessa comunità professionale, dall’esigenza di attivarsi di fronte alla drammaticità della crisi abitativa vissuta da tante persone oggi. Una ventina di assistenti sociali hanno partecipato ai cinque incontri proposti nei quali si è sviscerato il significato di “casa”, individuando su quali bisogni si fonda il diritto all’abitare che ci chiama in causa come professionisti. Per affrontare il tema anche da prospettive diverse e aprire la strada al confronto dialogico tra i vari attori connessi, sono stati invitati ad intervenire anche un funzionario di U.N.E.P. (uffici notificazioni, esecuzioni e protesti) e un consigliere provinciale attivo nella promozione del diritto all’abitare.
Dalle riflessioni emerse è stato redatto questo documento con il duplice compito di orientare il lavoro quotidiano degli assistenti sociali e attivare i decisori politici.
La presidente Elisa Rizzi: “Il lavoro svolto in questi mesi rappresenta un primo passo, ma è solo l’inizio di un percorso che ci vede determinati a costruire, insieme, soluzioni concrete per restituire dignità e sicurezza a chi oggi vive nell’incertezza abitativa. Il prossimo obiettivo è far conoscere questo lavoro ai decisori politici e chiedere di partecipare ai tavoli di confronto sul tema, sia in Trentino che in Alto Adige.
Nella prima parte del documento si affronta il tema del “diritto all’abitare” e sul perché l’emergenza abitativa è un problema sociale.
“L’assenza di una casa porta a ingiustizia sociale, perché crea disparità nell’accesso a servizi fondamentali come sanità, istruzione, cura sociale, mobilità e sicurezza.- spiega la consigliera Anna Bortoli- Pur non essendo un diritto esplicitamente riconosciuto dalla nostra Costituzione Italiana, “avere una casa” consente alle persone di esercitare diritti fondamentali.”
Sempre più spesso l’assistente sociale riceve richieste di aiuto legate al bisogno abitativo anche da parte di persone che, se avessero una casa, non si sarebbero rivolte al servizio sociale professionale: persone e famiglie con un reddito sufficiente a far fronte alle spese di vita quotidiana, incluso il pagamento regolare di un canone di locazione nel libero mercato, con una stabilità lavorativa, integrate nel territorio, con buone competenze di gestione personale e familiare.
Siamo in un momento storico nel quale le persone non riescono autonomamente a uscire da una situazione di emergenza abitativa e il sistema istituzionale non offre soluzioni a supporto. L’assistente sociale si trova dunque nella complessa e frustrante circostanza di rilevare una oggettiva problematica sociale senza avere la possibilità di promuovere concrete opportunità a miglioramento della situazione.
L’emergenza abitativa diventa perciò un problema sociale anche per situazioni dove non sono presenti vulnerabilità.
Il documento si conclude con alcuni spunti e riflessioni riportando alle responsabilità professionali dell’assistente sociale:
- il livello “micro”, legato al lavoro quotidiano dell’assistente sociale con le persone;
- il livello “meso”, creazione di collaborazioni;
- il livello “macro”, che chiama la politica a farsi carico del problema dell’emergenza abitativa per ripensare strategie di intervento a più ampio spettro.
Per quanto riguarda questo sono due gli aspetti che la Comunità professionale vuole portare all’attenzione della politica:
- creazione di un osservatorio permanente sul disagio abitativo “non disponiamo, ad oggi, -riporta la consigliera Gaia Pedron- di dati provinciali o regionali sul bisogno abitativo dei cittadini e delle cittadine del Trentino-Alto Adige che fotografino in modo sistematico il fenomeno.” Lo stesso servizio sociale territoriale, pur constatando un notevole incremento della domanda abitativa portata dai cittadini, non effettua puntuali raccolte-dati capaci di descrivere accuratamente la problematica. Diviene necessario quindi pensare ad un Osservatorio permanente sul disagio abitativo a livello regionale, all’interno del quale vengano tenuti in considerazione anche i bisogni e le istanze delle persone più fragili.
- ridare e rinnovare la centralità dell’Ente Pubblico nelle Politiche per la Casa, anche a livello locale. Rispetto a ciò, il Consiglio Regionale vuole farsi portavoce del valore della circolarità e della interconnessione tra le Politiche Sociali, Sanitarie e del Lavoro e le Politiche Abitative nei confronti della politica locale.
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