Abitare in valle
martedì 14 Marzo, 2023
di Tommaso Di Giannantonio
I casi sono sostanzialmente tre. Proprietari che decidono di affittare solo a turisti: più sicuro e redditivo. Proprietari di seconde case che tengono a disposizione le abitazioni solo per i loro periodi di villeggiatura. Infine proprietari che preferiscono lasciare liberi gli alloggi: troppo impegnativa la locazione turistica e troppo rischiosa quella a lungo termine. Un mix di fattori che («da qualche anno ormai») ha creato un’emergenza abitativa: giovani coppie o lavoratori che non riescono a trovare appartamenti in affitto nelle aree più turistiche. E le case disponibili hanno dei prezzi fuori portata. In attesa di un piano della Provincia, per ora solo annunciato, i Comuni si stanno attivando per cercare quantomeno di mitigare la problematica. Come? Abbassando le tasse sulla casa — l’Imis in Trentino, ossia l’imposta immobiliare semplice — ai proprietari che affittano a residenti o lavoratori con contratto duraturo.
Al forum de il T — al termine di una settimana di consiglio provinciale dedicata quasi interamente alla questione abitativa — il governatore trentino ha classificato la «casa» come una delle priorità di fine legislatura (giornale di domenica). Tra le possibili soluzioni Fugatti ha citato la creazione di un fondo (stile housing sociale) compartecipato da privati per riconvertire ad uso abitativo gli immobili comunali: ex scuole, ex uffici, canoniche o ex case di riposo. Un’idea allo stato embrionale.
Per ora la Provincia ha avviato solo il censimento di questi edifici insieme al Consiglio delle autonomie locali (Cal). «Lo scopo è duplice — spiega il presidente del Cal Paride Gianmoena — dare una casa a chi ha un lavoro ma non riesce a trovare e a chi vorrebbe rimanere in zone che tendono allo spopolamento. Però l’emergenza casa — puntualizza — va avanti da tempo, non è scoppiata ora. Cosa possono fare i Comuni? A seguito della norma approvata lo scorso dicembre nella legge di bilancio, ai sindaci è stata data la possibilità di ridurre l’Imis per gli immobili dati in locazione con un contratto a lungo termine: un incentivo per disincentivare i contratti turistici ed incentivare quelli ai residenti. Molti Comuni si stanno muovendo in questa direzione».
I nove sindaci della Val di Fiemme, tra cui lo stesso Gianmoena, si sono già attivati. «A seconda delle possibilità, ci siamo impegnati tutti ad abbassare l’Imis — dice la sindaca di Predazzo, Maria Bosin — Nel bilancio di previsione del mio Comune proporremo di ridurre l’Imis dallo 0,89% allo 0,55% ai proprietari che affittano a residenti e lavoratori». Si tratta ovviamente di una spesa per i municipi perché significa rinunciare a risorse, ma «siamo convinti che tante piccole iniziative possano attenuare il disagio». Parallelamente, infatti, si lavora alla revisione o all’introduzione degli affitti a canone concordato, che prevedono un’agevolazione Imis allo 0,35% per i proprietari. Gli stessi sindaci della Val di Fiemme avevano inoltre pensato alla realizzazione di uno sportello di assistenza giuridica e contrattuale per i proprietari, ma il progetto non è stato finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). «L’idea, però, non è stata accantonata», conclude Bosin.
Il caso della Val di Fiemme è uno dei più emblematici, insieme all’Alto Garda, per quanto riguarda la questione abitativa. Territorio ad alta vocazione turistica con una prevalenza di alloggi a breve termine e prezzi di mercato elevati. «A Cavalese appartamenti a meno di 700-800 euro al mese non si trovano — dice il presidente della Comunità territoriale della Val di Fiemme Giovanni Zanon — Sul fronte dell’edilizia popolare, a fronte di una cinquantina di domande sono stati assegnati solo 2 appartamenti. E abbiamo 7-8 alloggi liberi da 3-4 anni che per vari motivi non possono essere occupati. Oggi, però, il problema è per la fascia grigia della popolazione». Per quelle famiglie che non sono così povere per un alloggio pubblico né così ricche per accedere al libero mercato. Il fondo ipotizzato dal governatore Fugatti è pensato proprio per la fascia «grigia», su modello del Fondo housing sociale nato ormai dieci anni fa e gestito da Finint Investments Sgr, che ha portato alla nascita di 516 alloggi sociali in 12 Comuni trentini densamente abitati. «In questo momento è allo studio un fondo di rigenerazione urbana sui comuni di Trento e Rovereto, di cui una quota parte riguarda l’housing sociale — spiega Lorenzo Bertoli, direttore generale di Cassa del Trentino, società controllata della Provincia — Ecco, l’housing sociale per le aree turistiche e di valle potrebbe/dovrebbe rientrare in questo percorso, dove la parte da leone la fa Cassa depositi e prestiti, che può intervenire fino ad un massimo del 50%».