L'INTERVISTA

giovedì 14 Novembre, 2024

Emergenza casa, una giovane: «Io, discriminata perché ragazza madre. Non riesco a trovare nulla»

di

La storia di una trentina di 24 anni: «Faccio la cameriera con un contratto part-time a tempo determinato. Costretta a vivere in un bilocale con mia madre»

Ragazza madre, 24 anni, un impiego part-time come cameriera con zero possibilità di trovare un appartamento per vivere con il figlio di due anni avuto da una precedente relazione della quale preferisce non parlare perché è in corso un procedimento penale a carico dell’ex per violenze. Questa è la realtà di una giovane italiana, costretta a vivere ancora con la madre non per pigrizia o per comodità, ma perché allo stato attuale il suo profilo di madre, single e precaria, deve fare i conti con i pregiudizi e i prezzi folli del mercato immobiliare trentino.
Da quanto cerca una casa?
«Da due anni, da quando è nato mio figlio».
Perché non ha ancora trovato una sistemazione?
«Sicuramente, il fatto di non avere ancora un contratto a tempo indeterminato non aiuta. Ma il problema più grande è che appena i proprietari scoprono che ho un bambino mi dicono chiaramente che non affittano a nuclei con minori».
Le danno una motivazione?
«Sì certo. Mi spiegano che, se un giorno decidono di non affittare più l’immobile, con un minore, in parole povere, non possono buttarmi in strada. Ci sono delle leggi che tutelano i minori e questo non permette loro di recedere dal contratto come e quando vogliono».
Questo i privati. Ma ha provato a cercare attraverso agenzie immobiliari?
«Sì ma il problema del contratto indeterminato si pone sempre. Una di queste agenzie mi ha anche fregata».
In che senso?
«Mi chiesero di pagare 150 euro per accedere al servizio. Ogni martedì mi inviavano una newsletter con proposte che, però, non rispecchiavano le esigenze che avevo. Mi proponevano affitti da oltre 700 euro per dei miniappartamenti e in zone molto lontane rispetto a quelle che avevo richiesto. In pratica, ho pagato per un servizio che non è mai esistito».
Quale è il suo budget?
«Al massimo 600 euro. Non posso permettermi altro in questo momento».
Che lavoro fa?
«Ora faccio la cameriera con un contratto a termine, part-time».
Fa il part-time per gestire il bimbo, immagino.
«Esclusivamente per quello. Se potessi, lavorerei full time ma non riuscirei a conciliare casa-lavoro».
Come gestisce ora la sua giornata?
«Accompagno mio figlio al nido, alle 11 attacco il turno fino alle 15.30 circa. A quell’ora mia madre va a prendere il bimbo (che frequenta una struttura d’infanzia part time ndr) e io li raggiungo a casa subito dopo».
Lei vive con sua madre?
«Sì. Al momento non ho altra scelta».
Perché vorrebbe un appartamento tutto suo?
«Perché vorrei avere la mia indipendenza come mamma e come donna. Vorrei creare un mio nucleo familiare. Diciamo anche che la convivenza con mia madre non è facile, soprattutto quando si tocca il tema della gestione e dell’educazione di mio figlio. Mi dà una grande mano ma gli scontri sono all’ordine del giorno».
Il padre di suo figlio non la supporta in alcun modo?
«Il bimbo porta il mio cognome. Non è mai stato riconosciuto dal padre. Non mi aiuta in alcun modo ma è meglio così. Non voglio avere rapporti con lui. Sono stata vittima di abusi e violenze, al momento è in corso un procedimento penale a suo carico. Preferisco stia lontano da me e da mio figlio».
Ha fatto richiesta per ottenere un alloggio Itea?
«Ho inserito la domanda l’anno scorso. Ma, il fatto che vivo con mia madre in un appartamento con due stanze da letto, per Itea non costituisce carattere di urgenza. Sono in attesa ma con poche chances».
Quale è la soluzione, quindi?
«Al momento non c’è soluzione. Mi tocca stare con mia madre almeno finché non trovo un impiego a tempo indeterminato. Alternativamente, dovrei trovare una casa in affitto, anche di molto superiore al mio budget, fare la fame per un periodo, non riuscire a pagare e poi fare richiesta a Itea. In questo modo si creerebbe una situazione di urgenza e potrei essere inserita in graduatoria».