Omelia

lunedì 6 Gennaio, 2025

Epifania, l’arcivescovo Lauro Tisi: «Magi, simbolo delle donne e degli uomini capaci di sognare. Erode, icona di chi ha come obiettivo della propria vita se stesso»

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«Tanti fratelli e sorelle migranti stanno animando e rivitalizzando le nostre comunità»

6 gennaio, la Chiesa celebra la solennità dell’Epifania, con il racconto evangelico dell’incontro tra Gesù bambino e i Magi giunti dall’Oriente, guidati da una stella. In cattedrale l’arcivescovo Lauro presiede (con inizio alle ore 10) la S. Messa animata dalla Cappella musicale del Duomo e trasmessa in diretta streaming e TV.

“I Magi – sottolinea don Lauro nell’omelia, citando anche il poeta Turoldo – sono l’immagine degli uomini e delle donne che non si stancano di sognare, desiderare, cercare. Per questo sono capaci di gioire. Inoltre, non si lasciano fermare dai propri errori, in loro c’è la disponibilità a riprendere il cammino, ad aprirsi alle novità, a modificare i propri schemi e le proprie visioni”. Una capacità essenziale, lascia intuire don Lauro commentando le parole del profeta Isaia, per contrastare un “mondo al buio”, dove “il male non ha fantasia, è ripetitivo” e dove, invece, “sempre nuovo è l’Amore di Dio”.

“All’opposto dei Magi – argomenta monsignor Tisi –, troviamo Erode, i sacerdoti e gli scribi del tempio. Il primo – nota in particolare l’Arcivescovo – è l’icona di tutti coloro che hanno come obiettivo della vita se stessi, le proprie performance, la cura della propria immagine. L’ossessione per sé non guarda in faccia a niente e a nessuno”. Quanto a scribi e sacerdoti, essi per il vescovo di Trento sono la “plastica immagine di tante nostre comunità: come gli scribi hanno in mano la Parola e i Sacramenti, ma come loro non attendono più niente e nessuno, chiusi nei loro riti e nel loro tempio, nel lamento e nella recriminazione”. “Domandiamo – è l’auspicio di monsignor Tisi – per tutta la nostra Chiesa, in quest’anno giubilare, di lasciarci smuovere dalle stelle che troviamo dentro l’umano del nostro tempo segnato da uomini e donne resilienti, abitati dalla tenerezza e dal farsi prossimo”.

Per don Lauro la strada alternativa è segnata: “Riconoscere che nulla ci manca, il Salvatore Gesù è in mezzo a noi”. Di qui l’invito a “passare dal lamentarci del mondo ad illuminarlo con la nostra testimonianza”. Non senza “lasciarsi sorprendere – conclude l’Arcivescovo –

anche dalla testimonianza di tanti fratelli e sorelle migranti che stanno animando e rivitalizzando le nostre comunità”.