in aula
giovedì 6 Marzo, 2025
Ergastolo a Nweke, la reazione dei famigliari di Iris: «Viviamo nel dolore ma giustizia è stata fatta»
di Denise Rocca
Lo zio Aldo: «Le dichiarazioni di Chukwuka? Mia sorella piange tutte le notti»

Con un abbraccio liberatorio i famigliari di Iris Setti in aula hanno accolto la sentenza di ergastolo nei confronti di Chukwuka Nweke, il carnefice della 61enne pensionata di Rovereto uccisa nell’agosto di un anno e mezzo fa in Santa Maria. «Una pena giusta, dobbiamo ancora credere nella giustizia – le prime parole di Aldo Santacatterina, zio di Iris a cui è toccato il gravoso compito del riconoscimento del corpo della nipote – Non riavremo indietro la nostra Iris, non sarà più con noi, ma almeno abbiamo fatto giustizia». E poi la prima telefonata, ancora in aula, alla sorella Carla, la madre di Iris che dall’amatissima unica figlia era accudita e dalla sua morte è ricoverata in casa di riposo e seguita giornalmente dai parenti che in questi mesi di inimmaginabile sofferenza non l’hanno lasciata sola nemmeno un giorno. «Mia sorella ha trascorso una notte terribile – spiegava a poche ore dalla sentenza Aldo Santacatterina, dopo aver sentito le dichiarazioni di Nweke Chukwuka in aula – lui dice di piangere ogni giorno in carcere, ma mia sorella piange ogni notte. Noi viviamo nel dolore e la vita della nostra famiglia è stata completamente stravolta. Avrei voluto dirglielo in faccia, ma mi sono trattenuto, non era il caso». Una reazione composta quella dei famigliari di Iris Setti che sono rimasti in aula durante tutto il processo. Gli zii e le zie, i cugini della donna uccisa un anno e mezzo fa, non sono mai mancati a tutte le fasi del procedimento penale: sempre uniti, con grande dignità e rispetto per la Corte e anche per l’imputato, sono stati una presenza solida alle spalle dei legali chiamati a rappresentarli, gli avvocati Andrea de Bertolini e Giovanni Rambaldi.
Lo zio Aldo e suo figlio sono rimasti in aula anche quando è stato mostrato, a porte chiuse, uno dei video agghiaccianti di quella notte, girati dalle persone alle finestre dei condomini che si affacciano sul parco Nikolajewka, dove la violenza brutale che ha spezzato la vita di Iris è stata mostrata nella sua crudezza. «Volevo vedere come era accaduto» aveva dichiarato Aldo Santacatterina quel giorno, lui che era stato gravato del peso del riconoscimento della nipote nella camera mortuaria del Santa Chiara. Ieri, un altro momento difficilissimo per lui e la sua famiglia: ascoltare le parole dell’omicida di Iris, nelle quali a risuonare è soprattutto una mancanza, quella del riconoscimento del male fatto, l’assenza di qualsiasi traccia di rimorso o di considerazione per la donna che ha privato del bene più prezioso, la vita. «Mi hanno lasciato indifferente le sue parole – ha commentato a margine dell’udienza Aldo Santacatterina, quando ancora era attesa la sentenza – noi tutti piangiamo una vittima innocente. Mia nipote non sarà più con noi o a fianco di sua madre, non torneremo mai più come prima. Dimenticare sarà impossibile, ma forse con una sentenza giusta riusciremo ad andare avanti». La notte del 5 agosto è 2023 è ancora vivissima nella mente di Santacatterina: «Rivedo mia nipote come l’ho vista quella notte – racconta – non riuscirò mai a togliermi dalla mente quello che ho visto. Ogni tanto mi chiedo quali siano state le ultime parole di mia nipote: forse aiuto. O pietà. Ma pietà non ce n’è stata per lei».