La biografia
venerdì 18 Agosto, 2023
di Redazione
Se n’è andato «L’uomo del Torre». Ermanno Salvaterra, uno dei più grandi alpinisti del nostro tempo, ha perso la vita sulle sue Dolomiti di Brenta. Alpinista stimatissimo, è stato uno dei più grandi conoscitori della Patagonia.
Nato a Pinzolo, la sua famiglia ha gestito dal 1948 il Rifugio XII Apostoli nella conca di Pratofiorito sulle Dolomiti di Brenta. Ed è così che fin da giovanissimo ha frequentato l’ambiente montano. A soli 11 anni ha effettuato la sua prima scalata sulle Torri d’Agola. Nel 1975 diviene Maestro di sci e nel 1979 Guida Alpina.
Salvaterra ha avuto un ruolo di primo piano nell’evoluzione dell’alpinismo moderno presso le Dolomiti di Brenta, aprendo diverse vie moderne
Nel 1982 ha condotto la sua prima spedizione in Patagonia dove ha scalato la via del compressore sullo spigolo sud-est del Cerro Torre; successivamente tornerà numerose volte nella regione sudamericana per scalare diverse vette, fra cui il Fitz Roy, la Punta Poincenot di quest’ultimo e l’Aguillamet, ma sarà il Cerro Torre, da lui giudicata la montagna più bella del mondo, la meta principale di tali spedizioni, su cui compirà diverse ascensioni, aprirà cinque nuove vie e compirà la prima salita invernale.
È stato nel 1989, dopo Maurizio Giarolli ed Elio Orlandi che la ipotizzarono e la tentarono per primi nel 1987, che con loro e Andrea Sarchi tentò il concatenamento delle quattro sorelle patagoniche, ovvero del Cerro Standhart, della Punta Herron, della Torre Egger e del Cerro Torre; tenta diverse volte ma deve sempre rinunciare a causa meteo sfavorevole (impresa poi riuscita all’amico Rolando Garibotti con l’americano Colin Haley).
Ha compiuto diverse discese di sci estremo, fra cui la parete nord della Cima Presanella, il Canalone Neri della Cima Tosa e lo scivolo nord della Cima Brenta.
Nel 2011 Salvaterra ha aperto una via moderna in valle del Sarca sulla parete del Limarò che ha chiamato Moonbears per ricordare i maltrattamenti a cui sono sottoposti gli orsi della luna in alcuni paesi asiatici, rinchiusi in quelle che sono definite Fattoria della bile; tale via risulta una delle più apprezzate della zona.
Il Cerro Torre
Nel 2005, assieme a Rolando Garibotti e Alessandro Beltrami, dopo numerosi tentativi non andati a buon fine in precedenza, giunge in cima il 13 novembre scalando la parete nord. In tale occasione compie così la sua impresa più significativa per la storia dell’alpinismo in quanto apre la nuova El arca del los Vientos che ripercorre la via che Cesare Maestri affermò di aver salito nel 1959 assieme a Toni Egger: durante la scalata Salvaterra ed i compagni non trovano le tracce del passaggio di Maestri e riscontrano condizioni della montagna assai differenti da quelle descritte dal primo. Le dichiarazioni di Salvaterra, inizialmente sostenitore di Maestri, avallano così direttamente la tesi che dubita della veridicità dell’ascensione di Maestri ed alimentano le polemiche al riguardo. La scalata ha comunque fornito un contribuito fondamentale a dirimere quello che è forse il principale dibattito dell’alpinismo attuale. Il quotidiano Il Giornale gli ha assegnato la medaglia d’oro per l’impresa sportiva dell’anno