Tribunale
martedì 20 Febbraio, 2024
di Benedetta Centin
A ventisei anni si ritrova a processo, in tribunale a Trento, per rispondere dell’accusa di adescamento di minorenni. Ne aveva diciannove quando è incappato, su Instagram, in una bella studentessa trentina di tre anni più piccola di lui, quindi under 18. Dopo averci chattato un po’ ha insistito con l’adolescente per farsi inviare scatti e video osé. Il giovane, che abita fuori regione, alla fine, dopo una serie di pressioni, ci è riuscito ad ottenere quel materiale a cui tanto ambiva: foto e filmati della trentina senza veli. Materiale scottante che in seguito ha usato per ricattare la sua nuova conoscenza online: «Se non accetti di vedermi condivido le tue immagini compromettenti sui social e le mostro a chi ti conosce, le divulgo» sarebbe stato il tono delle minacce alla studentessa, che sapeva avere solo sedici anni.
Ma l’imputato sarebbe andato anche oltre con le parole, facendo intendere alla minorenne che era pronto a tutto pur di poterla incontrare, pur di essere assecondato. Ancora una volta. «Quelle foto osé le stampo e poi ci tappezzo il paese in cui abiti» ancora le intimidazioni dell’italiano di ventisei anni.
Lacrime, sfogo e denuncia
Minacce, queste, che hanno terrorizzato la ragazza trentina: l’idea che le sue foto più intime potessero finire sotto gli occhi di tutti l’ha spaventata e non poco. Disperata, si è allora rivolta ai genitori ai quali ha confessato in lacrime di quella conoscenza nata per caso sui social con quel ragazzo non trentino più grande di lei di qualche anno, delle richieste insistenti di questi, alle quali lei non era stata in grado di dire di «no», e delle successive pressioni subite per concretizzare un incontro. Mamma e papà non hanno perso tempo e si sono presentati alle forze dell’ordine, con la loro figlia, per formalizzare denuncia querela nei confronti dell’allora diciannovenne. Finito appunto sul registro degli indagati, per il reato di adescamento di minorenni. Accusa dalla quale è chiamato a difendersi ora in aula, assistito dall’avvocato Giovanni Stefenelli. Quest’ultimo potrebbe anche sollecitare per il suo assistito il rito abbreviato che concede lo sconto di un terzo di pena nel caso in cui il tribunale monocratico dovesse condannarlo.
C’è comunque da dire che l’imputato per un periodo di tempo si è reso irreperibile e questo ovviamente ha allungato i tempi del processo, ancora in corso appunto, davanti al giudice Claudia Miori. Processo in cui non è entrata la parte offesa, la ragazza trentina nel frattempo diventata maggiorenne. Non ha infatti voluto costituirsi parte civile, anche nella prospettiva di poter chiedere e ottenere un risarcimento.
Il fatto poi che l’imputato non si sia fatto trovare per un po’ gli ha anche negato la possibilità di poter eventualmente estinguere il reato svolgendo lavori utili per la comunità o per qualche realtà del suo territorio. Di poter quindi usufruire della messa alla prova con conseguente sospensione del processo.
Ieri in aula il ventiseienne non era presente e potrebbe non esserci nemmeno alla prossima udienza, già fissata. Da quanto trapela i messaggi che la trentina ha portato alle forze dell’ordine in sede di denuncia querela sarebbero eloquenti e lo metterebbero con le spalle al muro rispetto alle sue responsabilità e alla contestazione che gli è stata mossa.